Chiuso il Museo del Lavoro «Rischia di essere cancellato»

Venturina, allarme di Benedettini: «Patrimonio da difendere»

È CHIUSO il Museo del lavoro. Per la prima volta da quando è nato non è aperto nel periodo della Fiera. «Chiuderlo è stato un errore» ci dice Gianfranco Benedettini, tra i fondatori del Museo, che si augura di trovare presto una soluzione, magari l’attuazione del «progetto Crudeli».

Perché quest’anno il Museo è chiuso?
«Nella vita c’è sempre una prima volta. Il Museo è aperto dal 1992 ed è sempre stato meta di visitatori durante il periodo fieristico. Alcune centinaia di loro sono entrati in questo locale, hanno guardato, spesso ammirato, uscendo sani e salvi».

In che senso sani e salvi?
«Lo sottolineo perché il motivo addotto dal Comune per la sua chiusura è stata la non sicurezza degli impianti. In tutti questi anni gli impianti sono sempre stati i soliti e posti lì dove si trovano oggi. Dunque, se ieri non c’era pericolo anche oggi non doveva esserci e, invece…».

E’ stato il Comune o la Sefi a volerlo chiudere?
«La comunicazione è pervenuta al Comitato Cittadino dagli uffici della Sefi che, a sua volta, aveva ricevuto un fax dal Comune. Ci siamo rimasti male perché abbiamo gestito il Museo per conto del Comune e questo doveva comunicarci la sua decisione in modo diretto. Non ci è stato dato neppure il tempo per un’alternativa. Ne avevamo pronte due. La prima: potevamo adempiere a quanto richiestoci per mettere a norma l’ambiente. La seconda: potevamo far entrare i visitatori dai portali esterni. Niente da fare. Hanno voluto chiudere il Museo, questa è la verità».

E ora?
«Speriamo che i cittadini comprendano la situazione e non diano a noi la responsabilità dell’accaduto».

Per il futuro?
«E, chi lo sa. Dal 1992 ad oggi sono state spese molte parole intorno ad una sede nuova mai effettivamente cercata. Qualche proposta noi l’avevamo avanzata così come volevamo entrare nel circuito delle visite della società dei Parchi. Nemmeno a parlarne. Di recente la Provincia ha indetto la giornata dei musei e il nostro non è stato inserito. Avevamo proposto la soppalcatura e tutti a promettere, ma non è stata fatta. La mia percezione è che al Comune non sappiano cosa fare e siano preoccupati della quantità di questo materiale. Basterebbe che prendessero in esame il progetto dell’architetto Crudeli, che è all’interno del Museo, e tutto andrebbe a posto. Temono la quantità degli oggetti senza rendersi conto che l’interesse del Museo sta proprio nella loro quantità. Il Museo del Lavoro è parte integrante della Fiera, chiuderlo è stato un errore; cancellarlo sarebbe un’azione che va contro la cultura e la storia di questo territorio».

Cancellarlo, addirittura?
«Sì, da una parte la Fiera è affamata di spazi e quel capannone le tornerebbe utile. La Cevalco prima e la Sefi oggi, ragionano in termini economici, a loro importa poco della tradizione. Dall’altra, il Comune pensa di contattare la famiglia Lazzerini per modificare il contratto di cessione secondo il quale tutti i pezzi donati debbono stare insieme e nello stesso posto. Insomma, vogliono eliminare i “doppioni” per fare un Museo più piccolo. Da diecimila pezzi passare a qualche centinaio, meglio a qualche decina. Sarebbe un errore imperdonabile. Ripeto: attuare il progetto Crudeli per sistemare il Museo ed essere coerenti con quanto detto nel recente passato».

Maila Papi
La Nazione 1.6.2010

Guarda la galleria fotografica sul sito del Comitato Cittadino di Venturina

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