Rimigliano, e il podere diventa hotel (Corriere Fiorentino)

Per i 560 ettari del parco che si estende da Baratti a San Vincenzo si prospetta una rivoluzione fatta di 180 appartamenti, un albergo da 150 posti letto, piscine e parcheggi, per un totale di 23mila metri quadri edificati

SAN VINCENZO – Di questi tempi in Val di Cornia i progetti urbanistici sono al centro del dibattito pubblico e San Vincenzo non è da meno. Sotto l’occhio del ciclone c’è la variante al Regolamento Urbanistico della Tenuta di Rimigliano, adottata dal Consiglio Comunale nell’ottobre scorso. Per i 560 ettari del parco che si estende da Baratti a San Vincenzo si prospetta infatti una rivoluzione fatta di 180 appartamenti, un albergo da 150 posti letto e piscine e parcheggi connessi, per un totale di 23mila metri quadri edificati. I quali in parte (circa 17 mila mq) saranno ricavati dalle strutture esistenti: 7 poderi dell’epoca Leopoldina (fine ‘800) attualmente dismessi. È la solita moneta, dove su una faccia si legge recupero e sull’altra deturpamento del territorio.

«Recupero» è quello che il sindaco Michele Biagi (Pd, alla seconda legislatura) va ripetendo come un mantra da quando, nel 2005, fu adottata la variante al Piano Strutturale, che stabiliva la possibilità di costruire fino a 17.500 metri quadri all’interno del Parco. O che per meglio dire la convalidava, visto che già prima di allora una società che faceva capo alla Parmalat dei Tanzi si era fatta approvare il progetto di un albergo esteso su 15mila metri quadri. Il fallimento della Parmalat, sostiene l’opposizione consiliare, poteva essere una palla da prendere al balzo. E invece si prosegue per quella strada. «Non dimentichiamoci che l’area della tenuta è proprietà privata – spiega Biagi – Da parte nostra ci siamo impegnati a sostenerne uno sviluppo che non contrasti con la parte a mare del parco. E infatti verrà ripristinato il nucleo poderale ottocentesco, escludendone il frazionamento dei poderi e la realizzazione nell’area di ulteriori vie di accesso».

Ma il recupero di cui parla Biagi, secondo il Forum per San Vincenzo (all’opposizione in Consiglio Comunale), altro non sarebbe che lo stravolgimento architettonico di un patrimonio pubblico. L’interpretazione è supportata dal fatto che nell’area dei poderi si prevede una demolizione con successiva ricostruzione di tre quarti delle volumetrie, da destinare al turismo. Con tanti saluti alla vocazione agricola del territorio. Tanto la parte a monte del Parco di Rimigliano non ha alcun vincolo di protezione, visto che nessuno ha mai pensato di istituirlo come area protetta. Vedremo come il Comune recepirà le osservazioni alla Variante, presentate da alcuni comitati di cittadini poche settimane fa. L’intenzione è quella di scongiurare la trasformazione radicale di un’area di pregio che finora è scampata – in modo spesso rocambolesco – alla politica di urbanizzazione forsennata portata avanti negli anni dal Comune di San Vincenzo. Si rischia che in nome della destagionalizzazione turistica con conseguente aumento dei posti di lavoro, invocata dal sindaco Biagi, si privatizzi uno delle ultimi lunghi tratti di spiaggia libera della Toscana.

Qualcuno teme infatti che gli ingressi realizzati di recente nella pineta che conduce al mare, in futuro possano servire a collegare i sette poderi a ipotetici stabilimenti balneari. Prospettiva che il sindaco smentisce seccamente: «Neanche l’albergo avrà alcuna concessione sulla spiaggia», aggiunge. Sarebbero dunque insensati i timori di quanti vedono nei movimenti urbanistici della la Val di Cornia un progetto unificante che mira a ridurre la spiaggia pubblica: il primo ingresso all’arenile di Rimigliano è situato ad appena 2 km dal golfo di Baratti, che secondo le previsioni del Piano Particolareggiato del Comune di Piombino a partire dall’estate prossima concederà una parte di spiaggia al neonato albergo di Poggio all’Agnello (900 posti letto). Mentre proseguendo verso sud, a ridosso del Parco della Sterpaia un agricampeggio in fase di costruzione potrebbe fare proseliti. È l’intera fascia costiera tra San Vincenzo e Follonica, dunque – uno degli ultimi baluardi di una costa sempre più cementificata – a rischiare il deturpamento. O recupero, che dir si voglia.

Alessandra Bartali
14 febbraio 2011

Tratto da Corriere Fiorentino.it

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