Il Movimento 5 Stelle critico sulla vicenda Poggio all’Agnello

Il Movimento 5 Stelle critico sulla vicenda Poggio all’Agnello

«Lo sviluppo del turismo nell’area di Poggio all’Agnello è andato a farsi benedire». Il Movimento 5 Stelle è critico con la decisione presa dal Comune di trasformare il 40% della Rta in appartamenti e sopratutto critica la tempistica. Alla fine tutti i nodi vengono al pettine.

«Il Comune di Piombino è uscito vincitore dal ricorso al Tar in cui era stato coinvolto dall’Immobiliare Milanese 2006 S.r.L. In questa vicenda a colpire sono le tempistiche con le quali si sono succedute le varie fasi. Sono passati appena sei giorni dal Consiglio Comunale nel quale è stato approvato, con i soli voti del Pd, l’iter che porterà alla trasformazione del 40% della struttura di Poggio all’Agnello da Rta a residenziale.

Durante la discussione abbiamo provato a far comprendere, come risulta evidente dalla lettura dei bilanci (forniti solamente fino al 2014), che questa evoluzione dei fatti era ampiamente prevedibile. L’Immobiliare Milanese, nonostante la presenza di soggetti «finanziariamente solidi» nella compagine societaria, ha realizzato l’opera di recupero della struttura quasi interamente attraverso finanziamento bancario.

Nel 2011 l’azienda iscriveva a bilancio 35.273.237 euro di debiti verso le banche che, negli anni successivi, hanno generato mediamente 1 milione di euro di oneri finanziari all’anno e, nonostante l’ottimo fatturato (2.092.154 euro in aumento), hanno inevitabilmente mantenuto la società in perdita strutturale. Il tutto per una società con 100.000 euro di capitale sociale interamente versato ed un patrimonio netto di 822.288, che tradotto significa bassissimo rischio per i soci. Tutto questo lascia legittimamente pensare che, da parte della proprietà, non ci fosse tutta questa voglia di avventurarsi nel mercato della ricettività.

La sentenza del Tar in fatti, riprende nelle motivazioni la linea inizialmente espressa dall’amministrazione, certificando di fatto la mancanza di corrispondenza fra la mancata concessione e le perdite di bilancio aziendali. Tutto è andato come previsto. L’unica cosa che è chiara è che lo sviluppo del turismo in quell’area, previsto dal Piano Strutturale e dal Regolamento Urbanistico, è andato a farsi benedire».

La Nazione 15.6.2016

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