Campiglia sempre più deserta – Grido d’allarme del Comitato per Campiglia – Reazione del sindaco

Centro storico abitato molto parzialmente. Per i dati dell’anagrafe, gli abitanti della parte “più risalente” sarebbero all’incirca milleduecento e percorrendo le vie, i vicoli, le piazze del vecchio borgo, col suo innegabile fascino, quel numero appare quasi arrotondato per eccesso.La ragione? Molti appartamenti sono vuoti e se alcune possono sembrare seconde case (ben tenute ed col nome dei proprietari su campanello o cassetta postale), altre sono del tutto disabitate.

Qualche esempio.

Via Parenti (foto a sinistra) i numeri civici arrivano fino al 33: mancano quasi ovunque i nomi degli abitanti, al n. 25 lo si trova, ma il campanello non funziona, sono in corso ristrutturazioni ai n. 9 e 13 e le persiane delle case della via sono tutte chiuse.

 

Poi via Fedi (foto a destra), via di pochi numeri, abitata al n. 2, ma non al n. 6 dove sono in corso i lavori.

Gran parte disabitata è via Corta, che si arrampica sulla destra scendendo da via Gori (tra le più abitate, ma sempre con case vuote); stessa musica per via del Vecchio Pretorio (nessuno presente ai nn.1-3-5) e per la via Breve. Equa distribuzione tra case abitate e non le vie Gori e Barzacchini.

Salendo per via Montanara (foto a sinistra), si trovano due vicoli collegati sulla destra, in cui le case vuote prevalgono su quelle occupate. Poi l’imponente palazzo del n. 12, tre piani e tutte le persiane chiuse, come il portone al cui fianco non compaiono né campanelli, né cassette postali.

Proseguendo in località Bellavista (foto a destra), da una porta a vetri aperti escono i suoni di una tv accesa, ma per il resto il ritornello è lo stesso, si arriva alla ripida discesa a scalini ed al n. 2 c’è la posta che esce dalla cassetta, come ai numeri 6 ed 8 che però appaiono appartamenti ben ristrutturati, mentre il n.4 è in vendita. Tornando indietro, per entrare alla rocca bisogna passare per i n. 16, 17 e 19, case tutte accomunate dalle finestre chiuse, le cassette postali arrugginite e naturalmente dal fatto di essere disabitate.

Il massimo lo si raggiunge con via Mameli, dove i numeri civici arrivano fino a 12: neppure un residente, l’unico nome lo si trova al n. 8, ma non c’è alcun campanello e il portone è preceduto da un’inferiata che ha l’aria di non essere stata aperta da un bel po’.

Secondo il Comitato per Campiglia «se gli amministratori ci vivessero o frequentassero di più il borgo si accorgerebbero che a Campiglia non c’è più niente che possa attrarre. Nelle vacanze di Natale, la situazione non è migliorata: ci sono state presenze dal 30 di dicembre al 2 di gennaio, proprietari di seconde case e ospiti nelle strutture che in paese affittano camere. Era bello, ma è durato poco».

Per il Comitato per Campiglia, questo «è un problema troppo grande per essere risolto dall’Ente Valorizzazione. Deve essere l’amministrazione ad impegnarsi».

Rossana Soffritti, sindaco, risponde che «è positivo l’interesse dimostrato verso lo spopolamento del centro storico, ma ci vogliono strategie concrete. L’abbandono del borgo è un fenomeno cominciato da molti anni. Spesso ci si sposta perché altrove ci sono più comodità, come è il caso nel nostro comune per la zona 167 o Venturina. Ma l’amministrazione ha ben presente il fenomeno e si sta adoperando per arginarlo».

Uno dei modi più efficaci al proposito «è quello di mantenere i servizi, vedi gli uffici comunali ed il consiglio, e di garantire la qualità, come è il caso della elementare dove, rispetto a Venturina vengono studiate due lingue straniere con insegnanti di madrelingua.

Non dimentichiamo il contributo previsto per le giovani coppie per l’acquisto di un appartamento o il contributo agli affitti».

C’è il progetto dell’albergo diffuso, mentre sembra aver perso quota quello della Residenza turistica in località Fonte di sotto. Spiega il sindaco: «Forse a causa delle polemiche il privato interessato non ha richiesto il permesso di costruire; la situazione è ferma. Un peccato, perché proprio un progetto come la residenza avrebbe garantito un presenza stabile e consistente nel centro storico».

FRANCESCO ROSSI
Il Tirreno 21.2.2011

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