Un tabù parlare di cave invadenti e pigliatutto

Un tabù parlare di cave invadenti e pigliatutto

di Stefano Gualerci* 

Nonostante il caldo eccessivo di questa estate, in Val di Cornia non stanno mancando spunti su cui soffermarci a riflettere.

Lo scorso 4 agosto si è tenuta l’inaugurazione della mostra dedicata a Riccardo Francovich all’interno del Parco archeo minerario di San Silvestro, mostra dedicata al “ padre fondatore” del Parco stesso nonché dell’archeologia medioevale in Italia. Uno spunto interessante è venuto dal ricordo di un suo caro amico, Salvatore Settis, archeologo e storico, che ha sollevato l’attenzione su come sia ancora incompiuta l’opera sognata dallo stesso Francovich, ovvero una vera tutela del patrimonio storico-artistico e naturale della Val di Cornia.

Il patrimonio di cui parliamo è sempre in scacco e sottomesso alle logiche industriali dei cavatori e questo sopratutto per il territorio di Campiglia, dove sembra quasi un tabù parlare di cave invadenti e pigliatutto.

Ognuno può constatare che in decenni di attività nelle varie cave del campigliese (compresa la vicina cava Solvay a San Vincenzo) non solo si sono progressivamente distrutte testimonianze storiche-archeologiche e minerarie di rara importanza, ma quello che è più grave è la mancanza di una serio progetto di ripristino ambientale.

Servirebbero amministrazioni che non tessano lodi a tali aziende solo per tornaconto politico elettorale, ma che si battano veramente per portare a termine un percorso (quello nato con la Parchi Val di Cornia) che deve essere concluso con una tutela maggiore.

Non sarebbe un’eresia parlare di un’area protetta molto più ampia di quella attuale, sopratutto in un momento difficile per le aree protette stesse, visto le modifiche apportate dalla Legge Regionale 30 del 2015. È difficile far convivere un parco assediato da lavori di cava, in mezzo a rumori, polvere e sentieri imbiancati dalla polvere di calcare che con le piogge si “cementifica”, rendendo in molti punti impermeabile il terreno.

Ci sono chilometri di sentieri da sfruttare sulle nostre colline e ulteriormente da valorizzare e questo ci porta ad un altro punto della calda estate! Proprio di fronte alla grande cava Solvay di San Carlo, sul Monte Coronato, nel Comune di Castagneto C.ci qualcuno ha visto bene di… allargare uno dei sentieri storici li presenti.

Non sappiamo bene per quale “sfruttamento”, ma i lavori di allargamento del sentiero sono stati chiesti dall’ Azienda agricola La Valle (proprietaria di quei boschi) ed autorizzati dalla Regione Toscana e dall’ Unione dei Comuni delle Colline Metallifere. Sono entrate in azione piccole ruspe e il sentiero in alcuni punti è più che raddoppiato! Alla faccia di preservare sentieri storici di carbonai e frequentati da uomini e muli!

La bellezza dei luoghi, in senso fisico e spirituale, è tanto maggiore tanto meno l’uomo vi influisce, tenendo lontano il suo desiderio di essere sempre al centro di tutto. Chi crede che in tempo di crisi si debba sempre e solo sottostare ai “ giganti” che promettono lavoro e benessere, prenda ad esempio la recente vicenda siderurgica piombinese.…ma già questa è un’altra storia!

*Vice Presidente WWF Livorno

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