Il Concordi non merita tale incuria – Perle ai porci – parte II (*)

Il Concordi non merita tale incuria – Perle ai porci – parte II (*)

“Non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe”
(Matteo, VII, 6)

IL TEATRO DEI CONCORDI

Lo spettacolo di sabato 27 gennaio al teatro dei Concordi di Campiglia Marittima è stato piacevole, godibilissimo.

La Compagnia del teatro stabile di Torino con Il Mulino di Amleto ha portato in scena “L’albergo del libero scambio” di Feydeau, dandone una rivisitazione intelligente e davvero frizzante.

Gli attori- tutti giovani – hanno tenuto la scena con bravura e comunicativa, reinventando e proponendo una differente lettura dei luoghi comuni del testo teatrale, ovvero gli equivoci ai quali fa da sfondo l’ipocrisia umana.

La stagione teatrale dei Concordi ha quest’anno un cartellone non ricco, dal momento che si tratta di sette spettacoli, ma di livello promettente.

La scelta dei testi – così si legge – è affidata alla Direzione artistica di Alfea Cinematografica, con la collaborazione della Fondazione Toscana Spettacolo onlus, storica e significativa presenza ormai in Campiglia.

Bene.

Peccato che il teatro – inteso come luogo –  quella sera abbia destato e desti molte perplessità per via di alcuni aspetti organizzativi e non che lo sviliscono in misura significativa.

A cominciare dalla pulizia.

Ci sono ancora, sul pavimento tracce di carte luccicanti (coriandoli o stelle filanti), risalenti presumibilmente alla festa di Capodanno, ed anche il colore delle poltroncine appare opaco ed opacizzato, e non solo dal tempo. Mancano poi ad alcune sedute le targhette dei numeri, per cui occorre contare – ma non è un grave problema –per non occupare un posto sbagliato, ovvero non corrispondente al numero indicato sul biglietto: quest’ultimo risulta scritto a lapis, sul retro del biglietto stesso,

La stessa trasandatezza trova conferma anche nel foyer e nel caffè del teatro.

Il calore dell’atmosfera suscitato dalla brava compagnia non è riuscito poi a supplire   al riscaldamento purtroppo insufficiente.

C’è da domandarsi, a fronte di tali amare evidenze, cosa penserebbero o farebbero i Concordi.

I CONCORDI

Già, i Concordi, ovvero quel gruppo di notabili di Campiglia che nel 1867 fecero realizzare il teatro su progetto dell’ingegner Francesco Fedi.

È significativo che negli stessi anni, in luoghi non lontani da Campiglia – a Roccastrada e ad Acquaviva di Montepulciano – i Concordi di quei paesi, anzi di quelle comunità, vollero concretizzare il loro progetto culturale allo stesso modo, ovvero facendo costruire un teatro, anzi, IL teatro.

  

La retorica certo non aiuta, ma occorre riflettere sull’impegno di chi allora volle che fosse costruito un teatro destinato ad un pubblico non certo acculturato ma evidentemente pronto a recepire il nuovo, ad accogliere nuovi stimoli. Proprio perché il teatro è di per sé contenitore di musica, di poesia, di prosa, di protesta.

Nei paesi talvolta piccoli in cui si trova un teatro c’è o c’è stato un fermento, un’apertura verso una crescita fatta non solo di mattoni o, peggio, di cemento. Campiglia ha avuto ed ha più luoghi di aggregazione sociale e culturale: il Mannelli, l’anfiteatro della Rocca.

La passata prosperità del paese non va intesa soltanto come presenza di fiorenti attività economiche, perché se ne darebbe una lettura riduttiva.

I Concordi non appartenevano a famiglie soltanto benestanti, bensì erano portatori di un progetto di crescita sociale.

Si legge sul sito del Comune di Campiglia che in passato fu “sventata” una speculazione edilizia che aveva in animo di distruggere i Concordi per realizzare dell’altro, ancora negli anni in cui questo era ancora di proprietà privata e veniva utilizzato come cinema.

Bene così. Scelta meritoria.

Adesso, in coerenza e sviluppo di quella stessa scelta occorre garantire al teatro delle condizioni materiali ed organizzative che confermino quella scelta, anzi che la valorizzino.

L’incuria quale primo motore del degrado non va sottovalutata. L’impegno economico e politico necessario adesso per riportare il teatro ad un livello di sufficiente decoro è destinato a crescere esponenzialmente qualora non venga assunto in tempi brevi.

Altrimenti, qualora ciò non avvenga, a qualcuno in seguito potrebbe di nuovo venire in mente di cambiarne la destinazione, di trasformare i palchi – semmai accorpandone due o tre – in graziosi miniappartamenti o tutto l’edificio in un attraente outlet.

I Concordi non lo meritano.

Laura Riccio
Comitato per Campiglia

(*) Perle ai porci (parte I) 11.4.2017:
“No, le cave non costituiscono un male necessario”

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