La decisione del Comune di San Vincenzo, accogliendo le richieste dei privati, getta le basi per ampliare la cava di Monte Calvi e la cava di San Carlo in modo da ottenere un unico enorme fronte cava ininterrotto.
Immaginiamo che tale scelta, le cui ricadute sono evidentemente di portata sovracomunale, sia stata assunta dal Comune di San Vincenzo in splendida autonomia e solitudine, come se il tema della compromissione definitiva e permanente delle colline tra San Carlo, Suvereto e Campiglia, fosse questione esclusiva del Comune litoraneo.
Non siamo tuttavia stupiti, non solo perché al di là dei proclami, di politiche sovracomunali non se ne vedono più da moltissimi anni, ma anche perché il quadro dello sviluppo nel prossimo futuro della Val di Cornia si delinea con sempre maggior coerenza.
A Piombino si dovranno accumulare montagne di rifiuti speciali e speciali pericolosi provenienti da mezz’Italia, a Campiglia e a San Vincenzo si dovranno distruggere le colline e lungo tutta la costa si dovranno prevedere grandi lottizzazioni, quelle che nessuno realizza più sia perché l’invenduto è già a livelli enormi, sia perché le aree litoranee non antropizzate rappresentano un’attrattiva e una ricchezza ormai rare.
Permettere alle due cave che assediano Monte Calvi di saldarsi consumando decine e decine di ettari di territorio boschivo rientra perfettamente in questa strategia e nella visione strategica delle amministrazioni locali a guida Partito democratico (PD): le colline sono importanti perché possiamo distruggerle.
Se i pomposi annunci del PD sul ritrovato coordinamento delle politiche territoriali non erano delle barzellette preelettorali da quattro soldi, si avvii il confronto sulle risorse territoriali straordinarie delle nostre colline e si richieda al Comune di San Vincenzo l’annullamento immediato delle due delibere di Giunta di avvio del procedimento per gli ampliamenti delle cave.
Assemblea Sanvincenzina
Comune dei Cittadini
Assemblea Popolare Suvereto
Un’altra Piombino