Gli archeologi tornano a scavare a Populonia

Gli studiosi cercano di sciogliere i tanti interrogativi sul piccolo villaggio di Poggio del Molino
Le università toscane tornano a scavare nel nostro territorio. L’ateneo di Firenze è impegnato in queste settimane a Poggio del Molino, uno dei siti più affascinanti di Populonia: un’antica villa romana, frequentata già all’età del Bronzo, immersa in una pineta a strapiombo sul mare. Gli archeologi ancora non hanno sciolto tutti gli interrogativi su questa struttura che, al suo interno, ha ospitato un giardino, alcune cisterne, un ambiente termale, diverse stanze con dipinti e mosaici e un’area artigianale. Un piccolo villaggio che, nel tempo, ha subito varie trasformazioni.

La ricchezza di Poggio del Molino, oltre ad affascinare l’università di Firenze, ha richiamato anche l’attenzione di Earthwatch, un’associazione internazionale, e dell’Istituto archeologico d’America. Particolare interesse è manifestato dalla Soprintendenza archeologica della Toscana: il direttore di scavo è Andrea Camilli, che è anche ispettore dell’area di Baratti e Populonia. Coordinatrice è Carolina Megale, archeologa dell’università di Firenze.

A caratterizzare lo scavo di Poggio del Molino è la presenza di giovani studenti italiani (in rappresentanza delle varie università) e stranieri, soprattutto americani. Il loro soggiorno è in appartamenti a Populonia Stazione, a circa 5 chilometri dal sito. Obiettivo dello scavo (autofinanziato) è ricostruire la storia di questo sito dal periodo romano al medioevo, attraverso il “progetto Archeodig” che nasce nel 2008 per volontà di un gruppo di giovani archeologi professionisti, antropologi e restauratori. Finora i risultati sono stati incoraggianti e i ragazzi coinvolti sono rimasti entusiasti di questa esperienza. A Poggio del Molino è stato possibile scavare tombe tardo antiche scavate all’interno del perimetro della villa dopo il suo abbandono, effettuare analisi strutturali di dipinti e mosaici, ripulire ceramiche, metalli e monete (ne è stata trovata una d’argento, con l’immagine d’un cavaliere, risalente al I secolo avanti Cristo), rinvenire semi, ciottoli e ossa, sia di uomini che di animali. Addirittura è stato rinvenuto un dado, che indica come gli antichi trascorrevano il loro tempo libero.

Dal punto di vista storico, il sito della villa lega la sua vita alla produzione del ferro, tanto da divenire una sorta di base economica per tutta Populonia, nel fiorente periodo etrusco. Nella fase augustea, fu costruita una villa: di quest’epoca gli archeologi sanno che, nella parte nord-orientale, c’era un’area termale e una produttiva, a cui erano collocate delle vasche per salare il pesce, attività documentata anche nel sito archeologico sulla spiaggia, davanti alla necropoli di San Cerbone. Verso la seconda metà del II secolo dopo Cristo, la villa fu restaurata: nella parte sud-occidentale compaiono mosaici e affreschi alle pareti (ora quasi crollate del tutto), mentre nella parte nord-orientale furono costruiti nuovi ambienti, destinati all’attività termale. L’ultimo cambiamento è testimoniato nel IV secolo dopo Cristo, quando la villa ripristinò la sua vocazione manifatturiera (per lavorare il ferro), ancora in essere fino al V secolo dopo Cristo. Tra le altre università che hanno confermato il loro ritorno a Piombino, c’è quella di Siena che indagherà, in autunno, il sito di Vignale Riotorto. Qui si scaverà ancora alla “mansio” d’epoca romana e al villaggio tardoantico.
KATIA GHILLI – Il Tirreno 21.6.2011

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