Nicola Bertini: “I lecci incompatibili col PIT”

Siamo a ferragosto e l’Amministrazione traccheggia. Mentre su Rimigliano ha già detto che se n’è parlato anche troppo, sui Lecci e sulla valanga di incongruenze che quell’intervento porta con sé, non si è fatto ancora nulla. Era stata annunciata l’ordinanza di demolizione. L’avete vista? No, non ancora. Dopo la sciocca rivendicazione di correità fatta dall’Amministrazione in Consiglio comunale quando Corzani ha ribadito la validità dell’intervento, stiamo ancora aspettando che qualcuno attui le disposizioni di legge.

Nell’attesa vengono fuori ulteriori profili di illegittimità che aggravano la già precaria situazione dell’Amministrazione comunale. Sappiamo che l’ecomostro non si poteva ampliare, che era condonato per 46 mq, che la concessione del comune è stata di 106 mq e che la realizzazione della proprietà s’è aggirata sui 150 a quanto rilevato dalla Forestale. Sappiamo che nell’intero ambito dei Lecci non si potevano superare i 700 mq di ampliamento, con un aumento di 30 posti letto. Viceversa si è passati da 5.100 a 7.300 mq con un ampliamento di 2.200 mq e 56 posti letto.

Il problema è che l’Amministrazione ha richiesto, a corredo della Delibera celeberrima 213/07 un parere legale in cui si chiedeva questo: dobbiamo fare per forza un “Piano attuativo” passando dal Consiglio Comunale o posso fare un Progetto unitario d’interveno?

Diciamo subito una cosa, nella Legge Regionale 1/2005 questo “progetto unitario d’intervento” non esiste. Perché dunque procedere con questo strumento? Lo dice la richiesta dello stesso parere legale “Anche se la pratica è stata presentata con la procedura del Piano Attuativo, che oggi non potrebbe essere adottato, nonostante la completezza degli elaborati e dei pareri, in quanto sono entrate in vigore le norme di salvaguardia di cui all’art. 36 del P.I.T. adottato …”.

Cosa, cosa? All’epoca era in vigore la salvaguardia del PIT che imponeva la sospensione dei Piani attuativi non ancora convenzionati. Ecco il colpo di genio, nonostante si sappia bene che quello è un “piano attuativo” come riporta la richiesta sopra citata del dirigente, si pensa di chiamarlo “progetto unitario d’intervento” così da poterlo realizzare turlupinando Regione e PIT.

Praticamente se domani la Regione dovesse vietare le frittate, l’Amministrazione potrebbe sbattere tante uova insieme e chiamarla “mescola” o “sbattola”, e tutto sarebbe – secondo i nostri eroi – perfettamente regolare. L’importante è che la “mescola” non passi dal Consiglio, meglio discuterne in Giunta, nella discrezione delle riunioni segrete. È un posticino dove si mangia molto meglio.

Per il Forum del Centrosinistra
Nicola Bertini

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