Cava di Monte Calvi – A che punto siamo? (2009)

Negli ultimi tempi si è notata una certa accelerazione nella rinaturalizzazione della parte alta della cava. Resta una forte differenza tra quanto previsto dal piano di coltivazione approvato e la realtà, ma il solo averne parlato pubblicamente nelle iniziative promosse del Comitato sembra aver prodotto qualche effetto.  Vorremmo tuttavia che fosse il Comune a chiedere il rispetto del piano e ci auguriamo che d’ora in avanti lo faccia con maggiore attenzione.

Nulla,invece, sembra sia stato fatto di quanto previsto dall’ordine del giorno votato all’unanimità in Consiglio Comunale a Piombino, agli inizi del 2008, con la presenza del Sindaco di Campiglia. Ricordiamo cosa prevedeva:

  1. -di escludere tassativamente aumenti delle escavazioni e prolungamenti delle concessioni rilasciate, con il termine ultimativo del 2018, così come deliberato dall’amministrazione comunale di Campiglia, e di aprire una discussione con tutte le istituzioni sul futuro della siderurgia;
  2. -di vigilare con la massima attenzione sugli interventi di ripristino da realizzare;
  3. -di valutare la possibilità di ridurre le coltivazioni della cava di Monte Calvi per salvaguardare l’attività del parco.

Al contrario, il Segretario provinciale del PD Tortolini e l’Assessore all’Urbanistica di Campiglia Soffritti hanno recentemente prefigurano la possibilità di una prosecuzione della cava dopo il 2018 per andare incontro alle necessità della Lucchini.

Questa ipotesi è completamente in contrasto con l’ordine del giorno richiamato e con gli indirizzi del Piano Strutturale approvato dal Comune di Campiglia nel 2007. Il Piano strutturale, infatti,  prevede che le cave devono essere chiuse nei tempi concordati in quanto elementi incongrui con il territorio in cui insistono e nel quale devono essere previlegiati la tutela del paesaggio collinare e il patrimonio culturale.

Non si capisce poi perché , se il materiale era così necessario alla Lucchini come sostiene il segreatario del PD , la stessa Lucchini abbia deciso di venderla ad altri nel 2004. Ne si capisce perché il Comune di Campiglia abbia deciso di permettere la libera e totale commercializzazione del calcare e, successivamente, anche il raddoppio dei volumi di materiale estraibile (da mc. 4.000.000 a mc. 8.000.000), prescindendo dunque dall’industria piombinese.

Infine, ulteriori analisi dei documenti e delle visure camerali hanno messo in luce che la gestione della Cava era passata fin dal 2001 alla Società Cave di Campiglia partecipata al 100% da ASA (la società che gestisce il servizio idrico dei Comuni, compreso il Comune di Campiglia).  Dunque, quando il Comune, nel 2002, ha autorizzato il raddoppio dei volumi estraibili, la Società ASA era già presente nella gestione della cava . Il sindaco ha sempre affermato che non vi era nessuna relazione tra l’autorizzazione al raddoppio del 2002 e la nuova società che ha acquistato la cava dalla Lucchini nel 2004.  I dati dicono cose diverse poichè ASA risulta presente prima  (come titolare della società che aveva in gestione la cava) e dopo quando con altre imprese locali, ha deciso di acquistarla.

Sarebbe opportuno che l’Amministrazione facesse piena luce su quanto realmente accaduto .

Comitato per Campiglia

20.02.2009

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