All’amministrazione di Campiglia non interessa la laicità della scuola pubblica 

All’amministrazione di Campiglia non interessa la laicità della scuola pubblica 

 L’Art. 33. 
della Costituzione Italiana recita:

“L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. 
La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi. 
Enti e privati hanno il diritto di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato.”

Da questo chiaro enunciato della Costituzione siamo passati al criterio che le scuole private potevano ricevere contributi da parte dello Stato quando esse ovviavano a carenza di scuole pubbliche.

Successivamente a partire dal 1997 con il Ministro Luigi Berlinguer prima e nel 2000 con il governo D’Alema si avvia una stagione di successivi e costanti azioni legislative tese a demolire il principio dell’articolo costituzionale. Di legge in legge, di stanziamento in stanziamento, grazie a tutti i governi, le scuole private vengono sostentate prima con miliardi e miliardi di lire e poi con centinaia e centinaia di milioni di euro.

Questo processo di demolizione dell’articolo 33 della Costituzione si rileva, in particolare dal 2000, non solo per la scuola dell’obbligo, ma anche per le scuole dell’infanzia per le quali il criterio di “sussidio di gestione” previsto per le scuole private viene ribadito e potenziato grazie alla legge 62/2000 e 247/2000 a condizione di rispettare alcune norme molto leggere (accoglienza gratuita per almeno due bambini, divieto di richiedere alle loro famiglie alcun tipo di contributo sostitutivo delle rette, divieto di accoglienza in regime semigratuito).

Se a questo si aggiunge che le scuole private non pagano tasse comunali e statali, risulta che la scuola privata vive con grossi oneri per lo Stato.

Premesso quanto sopra appare “normalmente” abnorme il comportamento dell’Amministrazione di Campiglia sul problema della scuola d’infanzia.

Il Comune ci dice che per portare avanti la nuova scuola sperimentale a Venturina occorre avere più bambini e che quindi quelli della materna di Campiglia devono andare a Venturina se lì residenti. Conseguentemente la Scuola Materna di Campiglia perderà una sezione che nel tempo scomparirà anch’essa perché il calo delle nascite in atto fa prevedere che in un prossimo futuro, non ci sarà il numero sufficiente di bambini a Campiglia che giustifichi la presenza della materna senza l’apporto di bambini residenti a Venturina.

Chiaramente i bambini di Campiglia a questo punto dovranno essere obbligatoriamente dirottati a Venturina, contravvenendo anche alla normativa sulle massime distanze ammissibili della scuola materna e comunque occorrerà istituire un servizio di scuolabus sulla eliminazione del quale l’Amministrazione ha ribadito l’opportunità per ridurre le spese.

Viste il coro generale di proteste e visto il nodo di contraddizioni in cui l’Amministrazione si è cacciata, l’Amministrazione stessa non ha il coraggio di dire che le sue scelte porteranno in tempi brevi alla scomparsa della scuola materna pubblica in Campiglia, e si rifugia nell’inneggiare alla materna privata che, a quanto pare, resterà l’unica scuola del centro storico, dimostrando così che all’Amministrazione di Campiglia non interessa minimamente la laicità della scuola pubblica prevista e sancita dalla Costituzione, ma si mette in condizione di proseguire nell’opera di demolizione dell’art.33 della Costituzione Italiana e di impedire pesantemente la rivitalizzazione del centro di Campiglia continuando a favorire la scomparsa  dei servizi di base ai quali ha diritto una comunità per sopravvivere.

Comitato per Campiglia
Alberto Primi

image_pdfSalva Pdfimage_printStampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *