Attività estrattive, tutti d’accordo: stop a nuovi volumi da cavare

La linea unanime del consiglio comunale di Campiglia da tradurre in osservazioni sia tecniche che politiche.

Il consiglio comunale ha dato mandato agli uffici affinché producano «le necessarie osservazioni, sia tecniche che politiche, al Piano regionale cave». Le osservazioni devono mirare a proteggere «il paesaggio e a valorizzare gli ambienti naturali del Comune di Campiglia Marittima».

Il consiglio ha inoltre chiesto che il sindaco e la giunta si impegnino a salvaguardare, «con ogni strumento a disposizione, l’occupazione del settore estrattivo, a considerare terminate le attività di cavazione all’esaurimento del quantitativo autorizzato (quindi senza rilasciare nuove concessioni ndr) e a focalizzare lo sviluppo economico del Comune sulla valorizzazione delle attività turistiche, puntando sulla tutela del patrimonio culturale, paesaggistico, agroalimentare ed enogastronomico, anziché su un’economia basata sullo sfruttamento intensivo del territorio».

Inizialmente all’attenzione dell’assemblea erano stati posti due ordini del giorno sul Piano regionale cave, uno presentato dal Gruppo 2019 e l’altro redatto da Campiglia Comune. Dopo il dibattito, però, appurando che c’era una convergenza d’intenti tra le due forze politiche e considerando che i due documenti avevano un contenuto simile, il Gruppo 2019 ha deciso di ritirare il proprio e di confluire sull’atto del gruppo di maggioranza. Alla fine l’ordine del giorno di Campiglia Comune, dal quale sono tratte le citazioni presenti all’inizio dell’articolo, è stato approvato all’unanimità.

L’ok è arrivato anche dai due consiglieri della lista Marconi sindaco, sebbene Federico Fulcheris abbia dichiarato che «le cave per i cittadini non sono un problema. Si potrebbe discutere sulla loro incidenza estetica, ma ci sono sempre state. Non danno fastidio ai turisti e sono fonte di reddito per diverse famiglie».

Sulla necessità di andare ad esaurimento dei quantitativi autorizzati, sulla tutela dei posti di lavoro e sulla volontà di progettare un futuro basato sulle ricchezze paesaggistiche e culturali, dunque, maggioranza e opposizione si sono trovate d’accordo, mostrandosi unite nel provare ad evitare che, nei prossimi vent’anni, dalla cava di monte Calvi e da quella di San Carlo sia possibile estrarre 21 milioni di metri cubi di calcare. Questo, infatti, è l’obiettivo di produzione che il Piano cave riserva al comprensorio “Calcari di Campiglia”.

Per il Comune, adesso, il prossimo passo è l’invio delle osservazioni «sia tecniche che politiche» in Regione. C’è tempo fino al 20 ottobre, prima che il documento torni in consiglio regionale per l’approvazione definitiva.

«Sono contento che su questo tema l’amministrazione abbia dimostrato una sensibilità che altri non hanno avuto – ha sottolineato Nicola Bertini, capogruppo in consiglio comunale del Gruppo 2019 – San Vincenzo, per esempio, non solo non ha ancora espresso la propria posizione sui contenuti del Piano cave, ma in fase di redazione del documento ha chiesto nuove superfici da destinare alle escavazioni ad est della cava Solvay. Suvereto, Campiglia e Castagneto hanno posizioni ben diverse e il Comune di San Vincenzo rischia di “distinguersi”, rimanendo isolato e indebolendo qualsiasi strategia di riconversione economica. Sarebbe una responsabilità pesantissima per un’amministrazione comunale e spero che giungano a breve segnali positivi».

La sindaca Alberta Ticciati, da parte sua, ha richiamato l’attenzione sull’importanza della compattezza che hanno mostrato, in assemblea, le diverse forze politiche. «Tutto il consiglio, al di là delle appartenenze, ha accolto questa sfida, con l’obiettivo di costruire una strategia di sviluppo per il nostro territorio – ha detto la prima cittadina Ticciati -. È da qui che si deve ripartire, definendo un percorso di dialogo volto ad immaginare un prospettiva per la forza lavoro, una diversa destinazione per le aree sito di giacimento e una nuova strada di diversificazione per le aziende che oggi vivono dell’attività estrattiva. Se vogliamo che questo territorio faccia un salto in avanti dobbiamo alzare la qualità del ragionamento e del confronto, andando al di là dei particolarismi e delle visioni personalistiche. Dobbiamo quindi avere il coraggio di costruire una prospettiva nuova che riguardi il nostro Comune e tutta la Val di Cornia».

Claudia Guarino – Il Tirreno 11.10.2019

 

Agorà: «C’è il tempo per elaborare strategie alternative»

«Lo sfruttamento delle risorse minerarie e dei materiali di cava è stato per molto tempo una componente fondamentale dell’economia locale. Ma l’utilizzo di una risorsa non rinnovabile conduce inevitabilmente al suo esaurimento. Un’alternativa a tutto ciò esiste e abbiamo il tempo per elaborare strategie in grado di valorizzare in maniera diversa i siti di coltivazione. C’è bisogno di creare, non di distruggere. Di preservare, non di sfruttare».

Si esprime così, tramite una nota, il comitato Agorà, il quale ritiene che sia possibile e necessario pianificare, per la Val di Cornia, un futuro non fondato solo sulle attività estrattive come siamo sempre stati abituati a considerarle, ma che si basi anche sulla promozione di tutte le sue ricchezze territoriali.

«Una seria valorizzazione del nostro variegato paesaggio – sottolinea Agorà – insieme alla passione dei suoi abitanti, all’interesse degli imprenditori e alla sensibilità di un’amministrazione vicina alle persone, ci porterà a trasformare una criticità in una risorsa moderna e a creare nuove, più sostenibili, possibilità economiche».

Secondo Agorà, inoltre, è necessario tener presente che «la strada da percorrere è lunga, ma questo nuovo contratto sostenibile per il futuro di Campiglia dipende anche dalla volontà di ciascun cittadino. Molte persone ritengono che l’evoluzione verso un futuro più rispettoso delle risorse ambientali sia un’opportunità da cogliere, così da avviarsi verso quel cambiamento che è stato promesso ai cittadini».