Baratti e Populonia puntano a diventare patrimonio mondiale

Baratti e Populonia puntano a diventare patrimonio mondiale

Le città etrusche fanno rete per il riconoscimento Unesco. La giunta ha dato l’ok, la firma a Chiusi il 19 marzo:

Un protocollo d’intesa tra città etrusche per diventare tutte insieme patrimonio mondiale dell’umanità. L’adesione al documento è stato approvata dalla giunta e dovrebbe accorciare di non poco la corsa del sito di Baratti e Populonia verso il riconoscimento dell’Unesco. Una corsa cominciata diversi anni fa, quando il sindaco Gianni Anselmi fu il primo a parlare della possibilità di questa candidatura per un’area – per le sue bellezze naturali e archeologiche – già famosa e apprezzata in tutto il mondo.

Le procedure, molto complesse, furono avviate nel 2008. Qualche tempo dopo il Comune ottenne dalla Regione un finanziamento di 50mila euro per un progetto di salvaguardia e di valorizzazione del promontorio di Piombino e Populonia. Lo studio, affidato al laboratorio di ricerca cultura e territorio del dipartimento di urbanistica dell’università di Firenze (facoltà di architettura), prese avvio nel 2009. Poi la lunga attesa e, in tempi più recenti, il suggerimento del ministero dei Beni culturali di «fare rete» con altri enti dalle caratteristiche affini. Una «candidatura seriale», insomma, all’interno della quale far confluire quella su Baratti e Populonia, allo scopo di conquistare maggiori chance nell’elevatissimo numero di candidature provenienti sia dall’Italia che dall’estero.

Una città etrusca la propria «serialità» la trova dentro la sua stessa storia, in quel complesso chiamato «Dodecapoli» che appunto riuniva le dodici principali città dell’Etruria sulla base di legami politici, sociali, economici e storico-culturali. Tra gli studiosi non c’è un accordo unanime su quali fossero effettivamente queste dodici città: si dà per certo che comunque Populonia rientrasse in questo novero, così come Perugia, che fu fondata dagli Etruschi ed etrusca rimase fintanto che nel 295 a.C. i Romani non la sottomisero.

Il protocollo d’intesa tra le antiche «lucumonie» è nato per l’appunto nel capoluogo umbro, capofila di un progetto teso a formalizzare una candidatura unitaria che superi il concetto di singolo sito e che valorizzi invece l’intero sistema delle città stato. La firma è prevista a Chiusi il 19 marzo, con la partecipazione dell’assessore Ovidio Dell’Omodarme.

«Non ci interessa il titolo Unesco in esclusiva – commenta il sindaco Anselmi – Se ci sono altre soluzione rispetto a quelle battute in passato a noi va bene lo stesso, e dunque va bene anche associarci ad altri siti. L’importante è arrivare all’obiettivo. Raggiungerlo da soli a quanto pare è difficilissimo. Avevamo provato a unirci con Tarquinia e Cerveteri, con vari incontri con i loro amministratori e anche al Ministero. Poi è arrivata Perugia».

Per attivare il percorso della candidatura è stato costituito un comitato scientifico composto da studiosi e rappresentanti delle sovrintendenze dei beni archeologici della Toscana e dell’Umbria: comitato che elaborerà a titolo gratuito un documento preliminare e che solo in caso di iscrizione alla seconda fase della selezione, procederà alla stesura di un dossier scientifico e di un piano di gestione. Costo previsto, 80 mila euro, da dividersi tra i vari Comuni aderenti.(m.m.a.)

Il Tirreno 12.3.2014

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