Baratti: la fognatura come “cavallo di Troia” per l’assalto al golfo? (Corriere Etrusco)

Abbiamo contattato un residente da sempre del golfo di Baratti , il geometra Dario Alfonso Ricci e, a pochi giorni dall’approvazione del piano particolareggiato di Baratti, gli abbiamo chiesto se vede le innovazioni in divenire come un opportunità, oppure come una bomba che  si scaglierà su quello che da più soggetti viene candidato come patrimonio dell’Unesco. Sentiamo quali sono state le sue risposte.

“La bomba su Baratti è così fatta – inizia Dario Ricci –  non credo che esistono bombe improvvise in questi tipi di speculazioni, ma esistono pianificazioni fatte e studiate al tavolino per aggirare i vari vincoli impositori di tutela ambientale e paesaggistica che lo Stato cerca di imporre ai vari comuni al fine di limitare quanto più possibile i danni derivanti dai piccoli interessi di partito.

Ma purtroppo avviene sempre che, alla fine, le Amministrazioni locali scodellano a cose fatte la “frittata”, a scapito come al solito dei cittadini ignari e fiduciosi che l’Amministrazione tuteli sempre la terra dove i propri cittadini vivono o frequentano, e sempre a favore del popolo (come avviene nei sogni o nelle favole), e non delle solite lobbie del potere economico e/o immobiliare.

Purtroppo temo che il nostro Baratti è condannato a diventare terra di lobbie e speculatori, e su questo non c’è più niente da fare, il meccanismo è ormai partito e ben oliato e, salvo miracoli, non lo si arresterà più. Difatti il modo per aggirare i vincoli e gli obblighi è stato inventato e pianificato al tavolino dai nostri amministratori già molti mesi fa.

Ricordate la polemica sul Casone? Sul fatto di farci un albergo, una struttura ricettiva o altre diavolerie varie?
Ebbene, qualunque cosa i costruttori avessero deciso, fino ad oggi non ci hanno mai e poi mai potuto fare niente… e perchè? Perchè a Baratti non esistono le fognature, e questa questione che sembra una banalità, tanto banalità non è.

Senza fognature non si può fare un bel niente che sia di fruizione al pubblico! Almeno ex nuovo, cioè, quello che oramai c’è, rimane, ma attività nuove assolutamente no. Quindi niente alberghi, niente ristoranti, niente resot, niente cambi d’uso. Difatti il Casone così è rimasto. Troppo oneroso accollarsi le ingenti spese (circa un milione di euro ad opere finite) per la realizzazione di un collettore fognario che da Baratti- Populonia Alta arrivi al depuratore di Populonia Stazione. E quindi che fare?

Semplice. Basta che il Comune realizzi a spese dei contribuenti un nuovo e fiammante collettore di scarico e il problema è risolto. Tanto al povero contribuente lo prenderanno in giro ben bene facendogli credere che una fogna è un’opera necessaria, di civiltà, indispensabile per la sicurezza dei cittadini ecc… Giusto! Ma questo in città, non a Baratti dove ci sono tre case, due attività e qualche gatto.

Una domanda mi viene spontanea; perché in 60 anni non hanno mai costruito fognature e oggi improvvisamente costruiscono quest’opera faraonica? Forse vogliono accontentare una manciata di residenti e due ristoranti? Sarebbe veramente lodevole… un comune che ha a cuore i suoi cittadini anche quelli più decentrati.

Ma non è così, difatti i primi di luglio la Società Porto Baratti s.r.l. che fa capo alla famiglia Gasparri ha inoltrato le lettere di sfratto a tutti i residenti di Baratti (zona porto). Tutti, nessuno escluso, salvo due famiglie che hanno un contenzioso in atto e sono le uniche che vanno ringraziate se ancora oggi non è partito niente, il 31 dicembre gli altri dovranno lasciare le case per ovviamente non farci mai più ritorno. Motivo? Urgenti lavori di trasformazione degli immobili in piccoli appartamenti e attività commerciali.

Ovviamente questo non poteva avvenire se il tutto non fosse ben programmato con l’intervento delle fognature. E quindi, mentre le ruspe stanno già scavando la trincea per deporre i tubi fognari in zona villini per arrivare fino al porto, il Casone è già pronto per essere cantierizzato, le altre case che dalla chiesina arrivano fino allo scivolo delle barche sono in attesa di essere svuotate dall’ingombrante carico umano per essere rapidamente trasformate… e allacciate regolarmente alla pubblica fognatura.

Così i Piombinesi pagano con le proprie tasse e le bollette dell’ASA gli oneri di urbanizzazione ai “nuovi padroni” di Baratti i quali una volta finito il giochino si arricchiranno moltissimo a scapito dei cittadini, dei sognatori, dei residenti e della cultura di Baratti. Ma non c’erano gli Etruschi a vigilare da secoli si Baratti?

Ma la Soprintendenza archeologica dove è?

Addio Baratti e addio alla sua gente, in cambio del nuovo!»

Dario Alfonso Ricci

Tratto da Corriere Etrusco 21.9.2012