Caso Bayahibe, Ipotesi di abuso edilizio

Caso Bayahibe, Ipotesi di abuso edilizio

Abuso edilizio e violazione del Codice della navigazione per l’abusiva occupazione del demanio marittimo. Queste le ipotesi di reato su cui indaga la Procura di Livorno in merito alla vicenda dello stabilimento balneare Bayahibe, in costruzione da anni a San Vincenzo. E il contraccolpo, all’indomani della bufera giudiziaria che ha scosso il paese e le stanze comunali, è forte.

Tre gli avvisi di garanzia, nei confronti del dirigente comunale Andrea Filippi, del progettista dello stabilimento e direttore dei lavori Gherardo Zanette e della società titolare dello stabilimento, la Acquachiara Snc (con Greta Gerli socio amministratore edi soci Juri Ciaponi e Juan Manuel Cecchini).

L’indagine si fonda sulla presunta violazione dell’articolo 44 del Dpr 380 del 2001, relativa alle opere realizzate in difformità rispetto al progetto autorizzato o realizzate in assenza dei relativi provvedimenti autorizzativi. In breve, riducendo il tutto al gergo comune, si tratterebbe di abuso edilizio. In più, vi è una presunta violazione del Codice della navigazione per l’abusiva occupazione del demanio marittimo. Queste, al momento, le ipotesi di reato avanzate nell’indagine (ancora in corso) in mano al Pubblico ministero Gianfranco Petralia, della procura di Livorno.

Gli avvisi di garanzia sono giunti a seguito dei sigilli apposti dai carabinieri della locale stazione, su mandato della Procura stessa, decretanti il sequestro preventivo di buona parte del manufatto di 300 metri quadri di superficie parzialmente costruito sulla spiaggia adiacente il fosso delle Prigioni. Una doccia fredda per il Comune, con il pericolo di ritrovarsi per altri anni ancora con un manufatto incompleto in un punto molto frequentato del litorale.

La proprietà dello stabilimento balneare, da noi contattata telefonicamente, conferma la ricezione dell’avviso di garanzia ma preferisce non rilasciare dichiarazioni. Ci siamo rivolti al sindaco Alessandro Bandini per sapere da lui quali saranno le azioni che vorrà intraprendere la sua amministrazione circa la vicenda e per avere un suo punto di vista sul caso. Per quanto riguarda il dirigente dell’area servizi per il territorio del Comune, il geometra Andrea Filippi, l’ipotesi è di “concorso in reato” (articolo 110 del Codice penale). E Filippi ha già fatto richiesta di patrocinio legale all’ente locale.

Bandini, tra l’altro assessore all’urbanistica nella precedente legislatura e mediatore nel tentativo fallito di accordo fra i ricorrenti del condominio Belmare e la proprietà, pare sereno e non si scompone. «Abbiamo fiducia nell’operato della giustizia – spiega il primo cittadino – È chiaro che in questa vicenda, fino ad ora, hanno perso tutti. Speriamo che il caso possa risolversi a breve. Non sarebbe certamente positivo per nessuno che la vicenda si protraesse ancora per molto».

Paolo Federighi – Il Tirreno 25.6.2014

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