«Cave, è vitale una proroga» I sindacati lanciano l’allarme occupazione

Proroghe all’estrazione della cave e apertura di una vera e propria «vertenza». La richiesta arriva dalle segreterie della Fillea-Cgil, Filca-Cisl, Feneal-Uil che hanno tenuto un incontro con Sales per approfondire le questioni inerenti al consolidamento della presenza delle maestranze impiegate nel progetto unitario proposto e presentato dalle due imprese Sales e Minerali Industriali (ex Maffei) per la coltivazione congiunta delle miniere Montorsi e Botro ai marmi, nel Comune di Campiglia Marittima.

Il progetto  è finalizzato ad una pianificazione di ripristino e alla continuazione di estrazioni di minerali pregiati ancora esistenti nelle cave di Monte Spinosa-Montorsi. Al momento, è al vaglio delle varie amministrazioni competenti per il rilascio delle autorizzazioni e dei pareri prescritti dalla legge. «Abbiamo ricordato – hanno spiegato Stefano Neri (Filca), Nicola Triolo (Fillea) e Fabio Verdiani (Feneal) – che il minerale come quello estratto nei due siti è una risorsa che valica i confini toscani e che ha un impatto predominante per la vita del comparto del porcellanato e della mattonella. Basta pensare che qualora sciaguratamente terminassero le estrazioni nel comune di Campiglia, l’Italia dovrebbe aumentare l’importazione da paesi extra CE come la Turchia. Abbiamo apprezzato il progetto che le due aziende hanno presentato.

Ci preoccupano, invece, alcuni giudizi tecnici e non, che in modo affrettato rischiano di far cestinare il progetto. Così come siamo preoccupati che le vicine scadenze di autorizzazioni estrattive per una miniera il 31 dicembre 2011 e per l’altra il 31 dicembre 2012 provochino perdite di posti di lavoro a cui noi ci opporremo con tutte le nostre forza.

Riteniamo indispensabile che immediatamente siano concesse proroghe per intavolare una discussione con tutte le aziende del territorio titolari delle attività estrattive in essere, affinchè si imbastisca una vera e propria “Vertenza Cave”, nel comune di Campiglia che riguarda 4 aziende e 400 lavoratori che consegniamo al territori. Ci proponiamo di intavolare una discussione sia con tutte le amministrazioni della Val di Cornia, sia con la Provincia e la Regione, che con tutte le forze politiche. Pensiamo all’apertura di tavoli pubblici. E sottolineiamo come queste cave siano linfa vitale sia per l’industria siderurgica piombinese, che per il parco industriale di Rosignano Solvay, oltre a tutta una serie di risposte per le infrastrutture in essere e future riguardante la Regione, e l’intera nazione».
La Nazione 11.10.2011

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