Cave: una visione arcaica dell’ambiente e della sua tutela

Cave: una visione arcaica dell’ambiente e della sua tutela

Risposta del Comitato per Campiglia a Vito Bartalesi:

Il Sig. Vito Bartalesi responsabile PD del settore Ambiente per la Val di Cornia e Elba, torna a sostenere l’imperativo categorico di mantenere, promuovere e potenziare l’attività di cava in Val di Cornia. Questo convincimento si basa su quattro presupposti: la protezione dell’ambiente consiste nel garantire livelli accettabili di inquinamento acustico, dell’aria e delle acque; l’attività di cava fa parte della storia dei luoghi; i materiali estratti sono destinati ad altre attività vitali per l’economia (Lucchini, Solvay, Saint Gobain ecc.); i posti di lavoro devono essere tutelati ad ogni costo.

Queste affermazioni in realtà sono molto imprecise e parziali.

La protezione dell’ambiente, come è inteso nelle stesse regionali, passa attraverso la protezione di tutte le componenti di un territorio (la cultura in senso lato, tutte le attività economiche che hanno modellato il paesaggio fisico e culturale di una comunità, la tutela dei patrimoni non rinnovabili come le colline, ecc.) e l’Ambiente al quale si riferisce Bartalesi e il sottosegretario all’Ambiente Velo, si configura come una ristretta visione che risale alla metà del secolo scorso. L’ipotesi allora del Sig. Bartalesi di ricorrere a tecnologie raffinate e innovative nell’attività estrattive per garantire un ambiente migliore, non affronta il problema nella sua complessità.

I materiali estratti non vanno se non in minima parte ad attività vitali per l’economia, infatti per quanto riguarda la Val di Cornia, a parte la Cava di San Carlo che è destinata a rifornire la Solvay, le altre cave servono solo a fornire materiale inerte per l’edilizia, visto che purtroppo la Lucchini non produrrà acciai per altri due o tre anni (secondo il Presidente della Regione). Questo vuole dire che le cave di Monte Calvi e Monte Valerio al 2010 (dati provinciali) potevano scavare ancora mc. 11.000.000 rispetto ai mc. 7.000.000 già estratti e che tutti questi inerti andranno nell’edilizia o, in attesa che questa rinasca, a fare porti e autostrade che la Provincia auspica a gran voce dimenticando di avere detto, insieme a Regione e Legge Regionale, che in queste opere bisogna assolutamente privilegiare i materiali di recupero.

Tutelare i posti di lavoro è fondamentale e ancora più importante è l’aumentarli. Il Sig. Bartalesi sotto questo aspetto sembra poco informato, infatti  sembra non sapere che a livello europeo l’indirizzo prevalente è ormai da anni il potenziamento del riciclo dei materiali residuali da cave o demolizioni o scorie di altri impianti di lavorazione. Il Sig. Bartalesi dovrebbe anche dire quello che ormai tutti sanno e cioè che ogni mc. 100.000 cavati occupano 9 operai in cava e che invece diventano 12 negli impianti di riciclo.

Il Sig. Bartalesi dimentica di dire che l’Europa chiede ai paesi membri di arrivare nel 2020 a impiegare nell’attività edilizia il 70% di materiali riciclati, che Francia e Inghilterra sono già da alcuni anni al 60%, che l’Italia nel 2012 era al 10% e la Toscana al 17%, che una legge (pochissimo rispettata) obbliga in tutti i lavori pubblici l’utilizzo di almeno il 30% di materiali riciclati; infine il sig. Bartalesi dovrebbe spiegare come mai l’impianto TAP che è costato 9.000.000 euro di soldi pubblici e che permetterebbe di riutilizzare le scorie delle acciaierie e di impiegarli in molti casi in sostituzione degli inerti cavati dalle montagne, viene lasciato inutilizzato.

Al Comitato per Campiglia sembra allora che il Sig.Bartalesi oltre ad avere una visione arcaica dell’ambiente e della sua tutela, proponga di proteggere il lavoro con formule fuori del tempo che sembrano risolversi nella protezione di un sistema  che, prima dell’ambiente e dei lavoratori, privilegia i fortissimi interessi dei proprietari delle cave.

Comitato per Campiglia
Alberto Primi

Leggi anche: «Cave e lavoro sono una cosa sola» Vito Bartalesi (Pd) 26.4.2014

Sulla stampa:

– La Nazione 29.4.2014:

CAMPIGLIA IL COMITATO CITTADINO REPLICA ALLE PROPOSTE DI VITO BARTALESI (PD»

«Il riciclo dà più lavoro delle cave»
«Non si può più pensare di distruggere le colline per gli inerti»

“Le affirmazioni del Pd sulle cave sono imprecise e parziali». Il Comitato per Campiglia controbatte punto punto alle dichiarazioni di Vito Bartalesi responsabile Pd del settore ambiente per la Val di Cornia e Elba, che è tornato a sostenere l’imperativo categorico di mantenere, promuovere e potenziare l’attività di cava in Val di Cornia.

«Questo convincimento – ricorda il Comitato – si basa su quattro presupposti: la protezione dell’ambiente consiste nel garantire livelli accettabili di inquinamento acustico, dell’aria e delle acque; l’attività di cava fa parte della storia dei luoghi; i materiali estratti sono destinati ad altre attività vitali per l’economia (Lucchini, Solvay, Saint Gobain ecc.); i posti di lavoro devono essere tutelati ad ogni costo. Queste affermazioni in realtà sono molto imprecise e parziali. La protezione dell’ambiente, come è inteso nelle stesse regionali, passa attraverso la protezione di tutte le componenti di un territorio (la cultura in senso lato, tutte le attività economiche che hanno modellato il paesaggio fisico e culturale di una comunità, la tutela dei patrimoni non rinnovabili come le colline, ecc.) e l’ambiente al quale si riferisce Bartalesi e il sottosegretario all’ambiente Velo, si configura come una ristretta visione che risale alla metà del secolo scorso. L’ipotesi allora di Bartalesi di ricorrere a tecnologie raffinate e innovative nell’attività estrattive per garantire un ambiente migliore, non affronta il problema nella sua complessità.

I materiali estratti – incalza il Comitato per Campiglia – non vanno se non in minima parte ad attività vitali per l’economia, infatti per quanto riguarda la Val di Cornia, a parte la Cava di San Carlo che è destinata a rifornire la Solvay, le altre cave servono solo a fornire materiale inerte per l’edilizia, visto che purtroppo la Lucchini non produrrà acciai per altri due o tre anni (secondo il presidente della Regione). Questo vuole dire che le cave di Monte Calvi e Monte Valerio al 2010 (dati provinciali) potevano scavare ancora mc. 11.000.000 rispetto ai mc. 7.000.000 già estratti e che tutti questi inerti andranno nell’edilizia o, in attesa che questa rinasca, a fare porti e autostrade che la Provincia auspica a gran voce dimenticando di avere detto, insieme a Regione e Legge Regionale, che in queste opere bisogna assolutamente privilegiare i materiali di recupero.

Tutelare i posti di lavoro è fondamentale e ancora più importante è l’aumentarli. Bartalesi sotto questo aspetto sembra poco informato, infatti sembra non sapere che a livello europeo l’indirizzo prevalente è ormai da anni il potenziamento del riciclo dei materiali residuali da cave o demolizioni o scorie di altri impianti di lavorazione. Bartalesi dovrebbe anche dire quello che ormai tutti sanno e cioè che ogni 100.000 mc cavati occupano 9 operai in cava e che invece diventano 12 negli impianti di riciclo».

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Un pensiero su “Cave: una visione arcaica dell’ambiente e della sua tutela

  1. La “coltivazione delle cave” sembra essere un qualcosa di sconosciuto agli amministratori del territorio campigliese. Eppure,avessero rispettato le leggi in proposito, non saremmo arrivati allo scempio di Monte Calvi, a quella specie di “dente cariato” visibile da tutta la Val di Cornia ed oltre. Quando si fanno abbattimenti di calcare, bisognerebbe non addossarsi alla parete ma lasciare uno scalino su cui un camion possa manovrare e scaricare argilla o terra sul gradino sottostante per creare uno scivolo su cui seminare nuove piante o arbusti, rinverdendo quell’obrobrio perpetrato dagli incompetenti………un po’come è stato fatto nella vecchia cava di fronte dove si estraeva il caolino. Non devono chiudere le cave, devono solo applicare le leggi in materia e non cercare di trarre più profitto a danno dell’ambiente.

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