Cave verso la fine, ma non in tempi brevi. L’analisi di Il Tirreno

Cave verso la fine, ma non in tempi brevi. L’analisi di Il Tirreno

Contro la maggioranza del Pd un’ala minoritaria (con interessi nel settore) resiste. Sulle date della chiusura ancora molte variabili.

E’ un periodo di grandi cambiamenti per la Val di Cornia, rappresentati principalmente da Aferpi, con l’addio all’altoforno e l’annunciato spostamento degli impianti, che porterà con sé – tutti si augurano – l’apertura ad altri modelli economici. Non c’è solo Aferpi, però, e il dibattito di questi giorni sul futuro delle cave, per decenni un altro dei dogmi del territorio, con l’eterna contraddizione tra le esigenze dell’ambiente e quelle del lavoro, oggi rappresenta un’altra faccia di questa fase di svolta.

Una svolta che gioca sugli aspetti economici ma anche su quelli politici, e che si consuma (naturalmente, visto il peso che continua ad avere) sotto l’ombrello del Pd. Da una parte dunque c’è la maggioranza del partito di Piombino, col segretario di federazione Valerio Fabiani, rafforzato dalla scelta di campo di questi giorni di Carla Maestrini, che pur essendo renziana della prim’ora non ha aderito a Cambiaverso, ma soprattutto col sindaco di Campiglia, Rossana Soffritti.

Il segretario ha annunciato nei giorni scorsi la volontà del partito di dire addio alle cave, nel segno del riuso e dello sviluppo dell’attività dell’ex Tap (ora diventata Rimateria), e della necessità di ambientalizzare un territorio troppo a lungo sfruttato.

Soffritti ha ribadito la volontà di cambiamento, puntando su un nuovo modello economico. Che per logica implica la necessità – seppur gradualmente – di abbandonare la logica del consumo del territorio, delle esplosioni nelle cave che insistono su terreni contigui al Parco di San Silvestro, delle decine di camion che transitano ogni giorno, nel nome di uno sviluppo centrato sul turismo, le terme, i servizi.

Dall’altra parte c’è la naturale resistenza di quel mondo, da anni in crisi ma ancora fonte di lavoro (intorno ai 150 posti tra diretti e indiretti), rappresentato oltre che dalla Sales a da Solvay, da due personaggi molto importanti nella zona come l’ex sindaco e ora presidente di Cave di Campiglia, Lorenzo Banti, e Maurizio Berrighi, costruttore e socio delle Cave, da tempo non più immancabili e decisivi nelle scelte del partito in Val di Cornia.

Il loro riferimento politico (comprendendo almeno una parte di Cambiaverso con la coordinatrice Martina Pietrelli) è Matteo Tortolini, ex consigliere regionale, estromesso dal Pd nella scelta del candidato alle regionali in favore di Gianni Anselmi, poi eletto con una sorta di plebiscito.

Se si completa il quadro dicendo che il sottosegretario all’Ambiente Silvia Velo da tempo si è allontanata politicamente da quell’area, così come il sindaco Rossana Soffritti, si capisce che è difficile parlare di una guerra in atto visti gli attuali, sbilanciati rapporti di forza, sottolineati dal boom di Anselmi alle Regionali, anche nel Campigliese, e dal contemporaneo striminzito risultato di Francesco Gazzetti, il candidato livornese a cui si rivolgeva l’attenzione dei sostenitori di Tortolini.

Ma, nonostante tutto e al di là dei toni ultimativi del Pd, la partita sulle cave si giocherà ai tavoli della politica, anche in ambito regionale, in tempi non brevissimi. Le concessioni infatti andranno in scadenza tra il 2018 e il 2020, la realtà delle estrazioni parla però di quantitativi molto inferiori rispetto ai piani di coltivazione approvati, così che è facile immaginare che si vada oltre le date previste, considerando pure le fondamentali esigenze del ripristino dei luoghi, anche questo molto indietro.

Proprio il ritardo nel raggiungimento dei piani di coltivazione parla di un settore che non da oggi vive una situazione di difficoltà, amplificata dalla fine dell’altoforno, che rende difficilmente comprensibile la richiesta di prolungamento delle concessioni per altri 25 anni, da parte dei proprietari delle cave.

Per ragionare fuori dal quadro delle polemiche e degli interessi in campo sulla conclusione di questa storica attività – su cui la politica e gli amministratori locali intendono programmare la conclusione ritenendola per tutte queste ragioni comunque con un orizzonte ormai ridotto – serviranno i numeri sui reali fabbisogni delle varie industrie interessate, su cui sta studiando Valerio Caramassi, presidente di Rimateria. E sui quali sarà chiamata a intervenire, prima o poi, anche la Regione.

Cristiano Lozito – Il Tirreno 25.9.2015

 

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