Cemento, case e albergo nell’oasi verde: Rimigliano ora è un caso

Due striscioni lunghi 20 metri con su scritto “Salviamo Rimigliano”, lungo via della Principessa. È la nuova protesta che hanno messo in atto comitati, associazioni e gruppi politici della zona. Il Comune, intanto, ha affidato alla società Parchi Val di Cornia l’incarico di chiedere alla Regione l’iscrizione in regime di Anpil (Area naturale protetta di interesse locale) della zona litoranea a sud di San Vincenzo.

«È un momento caldo – dice il sindaco Michele Biagi – perché siamo prossimi all’approvazione del piano per la tenuta. Saranno tutelate sia la tenuta stessa che la fascia a mare, cioé il parco pubblico di Rimigliano».

Sulla tenuta di Rimigliano, 560 ettari di splendore paesaggistico, storico, agricolo e ambientale – appartenuta dal 1996 al 2003 a Callisto Tanzi, e acquistata poi all’asta nel 2003, per 23 milioni di euro, dagli imprenditori Berrighi, Falck, Antinori e Pecci, riuniti nella società Poggettino – le proteste e le polemiche non accennano a placarsi.

Il piano Tanzi, approvato dall’allora amministrazione comunale sanvincenzina, prevedeva 30.000 metri quadri di edificazioni a fini turistico-ricettivi, e un albergo di 15.000. Il progetto, ereditato dagli attuali proprietari, è stato modificato e prevede 180 appartamenti (17.000 mq) sparsi per i 560 ettari dell’area, anche con demolizioni e spostamenti di volumetrie, da realizzare prevalentemente nelle attuali case coloniche sparse per la tenuta. Il nuovo piano prevede anche l’edificazione di un albergo da 150 posti letto.

Comitati e liste civiche, contrarie al progetto, propongono il modello dell’agriturismo diffuso, con recupero dell’esistente, agricoltura con produzione propria, no all’albergo e spazio aperto a tutti i cittadini, con piste ciclabili su tracciati esistenti.

Il procedimento di variante al regolamento urbanistico per la tenuta è iniziato nel 2005, e il piano è stato adottato lo scorso 22 ottobre dal consiglio comunale. Fin dall’inizio del procedimento, gli oppositori (in prevalenza la lista civica del Forum, vicina a Rifondazione, e i comitati anti-cemento della zona) considerano l’operazione un progetto esclusivamente edilizio volto a fini speculativi. La maggioranza di centrosinistra che guida San Vincenzo sostiene invece che il piano per la tenuta avrà un ruolo centrale nello sviluppo di San Vincenzo e delle zone vicine.

A gennaio scorso per il Comune è arrivato un duro colpo: la Regione, in 18 pagine di osservazioni, ha giudicato il piano un insieme di «scatole vuote» e di «evidenti incoerenze». Ma per il centrosinistra locale il progetto rappresenta «una perfetta fusione fra interessi pubblici e privati». L’assessore regionale Marson, nel recente incontro con la delegazione del Comune di San Vincenzo, ha chiesto un quadro più chiaro degli interventi. Non si capisce, secondo la Regione, quanti metri quadrati di edifici esistano attualmente nella tenuta, cosa sarà demolito, se i volumi “atterreranno” o no in altre zone dell’area con nuovi consumi di suolo e quale spazio sarà dato all’agricoltura.

Sul caso è tornato anche Salvatore Settis, ex direttore della Scuola Normale di Pisa, residente a San Vincenzo. Settis ha denunciato in questi giorni la cementificazione selvaggia del luogo ed ha esternato la sua perplessità circa il piano della tenuta. Prendendo spunto dall’intervento di Settis, sconcertato dallo statuto del Comune sanvincenzino, che non prevede la possibilità di referendum in materia di urbanistica, le liste civiche della zona chiedono ora che lo statuto sia rivisto per puntare poi a un referendum.

Nonostante le proteste, il sindaco Biagi non indietreggia, mostrandosi contrario ad un eventuale percorso partecipativo aperto ai cittadini – previsto dalla legge regionale – e affermando che «del piano si discute da 7 anni, i cittadini sono stati informati». Anna Marson ha lanciato un appello a Biagi affinché i cittadini possano decidere sul futuro della tenuta.
Paolo Federighi – Il Tirreno 1.8.2011

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Un pensiero su “Cemento, case e albergo nell’oasi verde: Rimigliano ora è un caso

  1. E’ incredibile come l’egoismo umano voglia rovinare quel po’ di bello che ancora esiste sulle nostre coste toscane.

    Non mollate!!

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