Centrale a biomasse – «Sì alle energie rinnovabili, ma a pianificare il territorio deve essere il Comune» (Comune dei Cittadini)

«Rispondendo ad una nostra interrogazione, il Comune ci ha informato che dopo 10 mesi d’istruttoria della Provincia e 8 della Regione (alla quale era stato rinviato il giudizio definitivo) la decisione sulla centrale a biomasse dell’Amatello è stata nuovamente rinviata alla Provincia. Motivo — spiega la lista — l’entrata in vigore di una nuova legge (la n. 99 del 23 luglio 2009) che toglie alle Regioni la decisione finale in caso di contrasti tra Comune e Provincia. Così come ci ha informato che lo stesso Comune, dopo aver adottato una variante al piano regolatore che vieta impianti di quel tipo, a distanza di 17 mesi non l’ha ancora approvata in attesa del nuovo Regolamento Urbanistico. Ora tutto giace nuovamente negli uffici della Provincia. Dunque, ancora incertezze. La Regione, nel rinviare la decisione alla Provincia, esprime valutazioni critiche per i danni al paesaggio rurale e per le ricadute economiche negative, ma soprattutto per la mancanza di uno specifico interesse pubblico alla realizzazione dell’opera.

Del resto le centrali a biomasse a «filiera lunga» hanno ben poco a che vedere con la definizione di energia rinnovabile: sono inquinanti. In ogni caso su tutte le energie rinnovabili abbiamo chiesto al Comune di aprire un confronto pubblico. Stiamo aspettando per evitare che imprese e privati intraprendano iniziative in contrasto con la programmazione pubblica».

13 novembre 2009

La Nazione

 

Giochi ancora sospesi nella disputa sulla realizzazione della centrale a biomasse in località Amatello, tra Cafaggio e Casalappi. Per conoscere le sorti della grande centrale elettrica a filiera lunga da alimentarsi con oli vegetali provenienti dall’esterno si dovrà attendere ancora un bel po’, secondo quanto sostiene la lista Comune dei cittadini. «Il Comune ci ha informato – recita un documento – che dopo 10 mesi d’istruttoria della Provincia e 8 della Regione (alla quale era stato rinviato il giudizio definitivo) la decisione sulla centrale a biomasse dell’Amatello è stata nuovamente rinviata alla Provincia. Motivo: l’entrata in vigore di una nuova legge (la numero 99 del 23 luglio 2009) che toglie alle Regioni la decisione finale in caso di contrasti tra Comune e Provincia. Così come ci ha informato che lo stesso Comune, dopo aver adottato una variante al piano regolatore che vieta impianti di quel tipo, a distanza di 17 mesi non l’ha ancora approvata, in attesa del nuovo Regolamento urbanistico».

La situazione sembra quindi destinata a rimanere ancora nell’incertezza. Quello che è certo per Comune dei cittadini è che «la Regione, nel rinviare la decisione alla Provincia, esprime valutazioni critiche per i danni al paesaggio rurale e per le ricadute economiche negative, ma soprattutto per la mancanza di uno specifico interesse pubblico alla realizzazione dell’opera. Del resto le centrali a biomasse a filiera lunga hanno ben poco a che vedere con la definizione di energia rinnovabile: sono inquinanti, spesso hanno bilanci energetici in passivo ed è pertanto molto discutibile considerarle alla stregua dell’eolico e del solare».

Sul punto il gruppo d’opposizione ha già chiesto e ribadisce la necessità di aprire un confronto pubblico, perché «gli impianti vanno realizzati nella misura, nei luoghi e con le tipologie decise dalle pubbliche amministrazioni, in modo trasparente e partecipato, e non – ad avviso della lista di minoranza – sulla base di accordi tra privati ratificati dai Comuni». La ragione della contrarietà alla centrale a biomasse è dovuta anche e soprattutto alle caratteristiche della Val di Cornia, «già densamente costruita», e alle sue campagne che «costituiscono una risorsa essenziale per le produzioni agricole, il paesaggio e il sostegno al turismo. Riempirle con ettari di pannelli solari, grandi generatori eolici o, peggio ancora, impianti industriali come le centrali a biomasse costituirebbe un imperdonabile danno economico, contrario all’interesse pubblico. Attendiamo che il Comune apra il confronto, evitando che imprese e privati intraprendano iniziative in contrasto con la programmazione pubblica. Perdere tempo e generare conflitti – conclude il Comune dei cittadini – non serve a nessuno».

FRANCESCO ROSSI

13 novembre 2009

Il Tirreno

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