«Chiuso il sentiero di via Cavalleggeri» Il Comitato Giù le mani da Baratti chiede spiegazioni

Lo storico sentiero di via dei Cavalleggeri è stato chiuso. Il Comitato Giù le mani da Baratti ricordando l’importanza di quel sentiero dal punto di vista storico e paesaggistico, chiede spiegazioni.
«E’ un sentiero che anche quando non sono iniziati i lavori di manutenzione era percorribile da chiunque ne conoscesse l’esistenza; un sentiero importante, trascurato – alcune parti erano franate e la vegetazione piano piano lo stava divorando – ma un sentiero da sempre di libero accesso.

L’amministrazione comunale di Piombino ha fatto un buon lavoro inserendolo nel progetto della sentieristica: il lavoro di ripristino è stato fatto ed è stato veramente importante – evidenzia il Comitato – ma ora sul promontorio si cominciano a vedere recinzioni, si recintano le proprietà, e questo modo di fare non è tipico di Baratti, perché un punto di forza attrattivo di questo luogo è sempre stata la possibilità di percorrere il promontorio e i suoi sentieri in libertà: questo, crediamo, sia uno dei punti su cui costruire una nuova economia, una nuova identità economica che il nostro territorio può offrire. Crediamo infatti che rendere percorribile, sponsorizzare e non modificare il promontorio stesso con i suoi sentieri, le sue rovine nascoste, la sua fauna, la sua appunto “unicità”, sia l’unico modo per sviluppare una nuova economia.

Un chiaro esempio che tutto questo è possibile lo abbiamo avuto ora a settembre: l’associazione ciclistica piombinese ha portato nei sentieri del promontorio 160 ciclisti provenienti da varie località della Toscana. Crediamo che questo voglia dire fare economia, fare la promozione di un territorio, crediamo che questa sia la strada da percorrere. La chiusura al libero accesso di via dei Cavalleggeri va in una direzione opposta. Dobbiamo credere in questa prospettiva e invitiamo chi è chiamato a gestire il territorio a farlo, magari dando spazio a chi ha vere passioni: le associazioni in primis, appunto».
m. p. – La Nazione 6.10.2011

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