Comitato per Campiglia vs istituzioni: i tre confronti più importanti

Comitato per Campiglia vs istituzioni: i tre confronti più importanti

Il 3 febbraio 2013 si è svolta a Firenze l’assemblea della Rete dei Comitati (*vedi foto in fondo e leggi l’articolo de La Repubblica), destinata a discutere e a rendere pubblica la “Piattaforma toscana dei Comitati” che raccoglie l’esito delle attività dei Comitati che in Toscana, a partire per lo meno dal 2007, partendo da ben motivate opposizioni a determinati progetti devastanti, hanno anche espresso proposte critiche per una nuova politica per il territorio.
Questa la comunicazione di Alberto Primi, presidente del Comitato per Campiglia:

Il Comitato per Campiglia più recentemente sta portando avanti in Val di Cornia un confronto con le istituzioni su :

Cava Monte Valerio XL1)    Sistema estrattivo delle cave di calcari e miniere di feldspati in Val di Cornia e la sua ricaduta sulle altre attività produttive.

Il territorio della Val di Cornia è interessato da tre cave  (SOLVAY a San Vincenzo, SALES e Cave di Campiglia a Campiglia Marittima) ed una miniera di feldspato (Montorsi-Botro ai Marmi a Campiglia Marittima). Nel solo territorio di Campiglia nel 2009 sono stati estratti mc. 770.000 di  inerti pari alla metà di tutto il materiale analogo estratto in Toscana. La concessione di varianti e sanatorie ai piani di coltivazione ha fatto sì che la rinaturalizzazione è quasi completamente disattesa e le ferite delle cave anteriori al 1995 e di quelle attuali sono così drammatiche da costituire un danno allo sviluppo di altre economie, in grado invece di garantire la formazione di nuovi posti lavoro e la tutela dell’ambiente e del paesaggio (turismo culturale e agricoltura specializzata).

Il processo di riutilizzo dei materiali derivati dalla acciaierie di Piombino e da altre attività in zona pare si sia concluso solo oggi con dieci anni di ritardo. Questo ha impedito di attingere ad una quantità di circa 5.000.000 di metri cubi il cui trattamento e riutilizzazione avrebbe permesso di evitare l’estrazione di milioni di metri cubi di inerti da destinare ad opere stradali ed edilizia.

E’ indispensabile allora una revisione completa della legge regionale 78/98 basata sul superamento di una lettura settoriale del territorio che è bene comune non rinnovabile e non un insieme di risorse da sfruttare indiscriminatamente.

Da qui la necessità di creare condizioni che non costringa (o giustifichi)  Comuni, Provincie e Regione al rinnovo di concessioni di coltivazioni di cave e miniere per evitare ricatti occupazionali passando sopra ai fenomeni di inquinamento  del paesaggio e dell’ambiente e di depressione per altre attività produttive.

In sede di approvazione della finanziaria regionale del 2013, il Comitato per Campiglia e le liste  Comune dei Cittadini di Campiglia e Forum della Sinistra di San Vincenzo  avevano chiesto a tutti i consiglieri regionali di introdurre nuovi elementi qualitativi e quantitativi nella determinazione dei contributi previsti dalla L.R. 78/98. La richiesta, da nessuno presa in considerazione, avrebbe potuto garantire a tutti i territori interessati da attività estrattive di ricavare, fino a scadenza delle concessioni, non l’attuale elemosina quantificata sui costi della burocrazia del controllo e della manutenzione delle infrastrutture (€/mc.0,48), ma importi tali da permettere un supporto alle attività danneggiate dalle cave e miniere e in grado di mantenere correttamente paesaggio e ambiente, di processi di riqualificazione del personale addetto alle cave e di nuovi ambiti di lavoro per la loro ricollocazione.

rimigliano-rimilioni2)    Alienazione e trasformazione con operazioni edilizie di tipo turistico balneare delle grandi fattorie di latifondo e progressivo abbandono della agricoltura e attacco alle coste.

La Val di Cornia è stata di fatto modellata negli ultimi secoli dalla presenza di tre grandi fattorie quasi di latifondo: Vignale sulla Costa Est, Rimigliano sulla costa Ovest e Poggio all’Agnello alle spalle di Baratti.

POGGIO ALL’AGNELLO è già stata oggetto di una trasformazione radicale a fini turistici, per Rimigliano è in corso una lottizzazione di tipo estensivo per realizzare migliaia di metri quadri di residenze turistiche e un albergo. La Fattoria di Vignale, unica rimasta con le funzioni agricole originarie, è stata recentemente messa in vendita e seguirà molto probabilmente la sorte delle altre due. Questi processi puramente speculativi, che hanno portato e porteranno alla eliminazione grossolana di testimonianze storiche, sono stati portati avanti con grande pervicacia delle amministrazioni di Piombino e San Vincenzo ed hanno fatto vedere il peggio della pianificazione urbanistica nonché il disinteresse totale per l’attività agricola che, se condotta correttamente, è l’unica che può garantire la tutela del paesaggio e dell’ambiente.

L’operazione di Poggio all’Agnello ha portato anche al tentativo di privatizzare parte della costa di Baratti per farne il bagno privato del complesso. Solo la protesta di migliaia di persone riunite nel Comitato “Giù le mani da Baratti” e nel Comitato per Campiglia ha impedito una tale bestialità. La protesta, con il contributo di docenti universitari, intellettuali e esperti del settore, ha portato anzi alla realizzazione di un processo di partecipazione finanziato dalla Regione che è sfociato in un Piano di attuazione più ponderato rispetto all’ipotesi iniziale: Purtroppo questo piano è solo parzialmente accettabile vista la conferma della privatizzazione del Casone elemento simbolo di Baratti nell’immaginario collettivo e vista la interruzione netta e irrevocabile del processo partecipativo nelle fasi successive e di attuazione delle previsioni.

Rimigliano patrimonio edilizio1L’operazione di RIMIGLIANO poi potrebbe essere portata ad esempio di scempio progettuale, di scempio normativo, di scempio dell’applicazione dello spirito delle leggi e di strumentalizzazione delle tensioni sociali. Ci troviamo di fronte ad una fattoria di 500 ha con una grande quantità di superfici edificate. La proprietà fa un piano aziendale dove si dichiara che sono presenti mq.17.000 di SUL di fabbricati dei quali gran parte sono tettoie, porcilaie, annessi precari, fagianaie in plastica e ferro che in nessun altro comune sarebbe equiparate a volumi. La Provincia ha dato parere favorevole al piano aziendale presentato dalla proprietà che prevede una grandissima varietà di attività collegate all’agricoltura e per contro una contrazione incredibile degli edifici destinati alle attività agricole riducendoli a mq. 650 senza nessuna dotazione credibile di servizi, case per contadini, strutture funzionali alle attività di supporto all’agricoltura. Non è stato presentato e richiesto alcun piano economico che sia in grado di giustificare scelte così anomale rispetto ai criteri normalmente utilizzati. La Provincia si è limitata a formulare raccomandazioni generiche e  senza richiedere alcun elaborato aggiornato e vincolativo.

Il Comune poi ha approvato tout-court senza neppure porsi il problema di chiedere dimostrazione della legittimità degli edifici dichiarati arrivando ad approvare una diversa formulazione dell’art.5 del R.E. in base al quale qualunque edificio costruito in territorio aperto ante 1967 ( e per dimostrare la data, in mancanza di foto aeree o simili è sufficiente una testimonianza) è legittimo e conforme purchè risulti accatastato in qualunque data. 

Il Comune ha approvato la Variante al Regolamento Urbanistico redatto a spese del Comune e limitato alla sola Tenuta di Rimigliano e ricalcante il progetto del Piano Aziendale della proprietà.

Progetto podere Chiusacce RimiglianoAd oggi è stato presentato un primo progetto in uno dei nuclei poderali che prevede l’utilizzo di volumi la cui legittimità è tutta da dimostrare, che prevede la realizzazione di nuovi volumi conseguenti alla demolizione di volumi, di tettoie che sono considerate alla stregua di volumi, ed il trasferimento di volumi o presunti tali presenti in altre pari della Tenuta senza che siano né individuati né demoliti preventivamente, senza che esista un progetto architettonico e ambientale complessivo, senza che si chiariscano come e dove si darà risposta alle timide condizioni richieste dalla provincia.

La storia di Rimigliano è stata oggetto di lotte durissime da parte del Forum, del Comitato per Campiglia, del Comune dei Cittadini, di Legambiente e di GRIG ed hanno portato in luce la superficialità e la scorrettezza dei dati presentati, costringendo a rivedere tutti i numeri, e a far dichiarare alla proprietà la presenza di manufatti mai messi in luce precedentemente e localizzati in aree agricole e non deruralizzate. Ne è alla fine scaturita anche la necessità di convocare la Commissione paritetica addirittura fisicamente contestata dai sindacati in sede di sopralluogo e che però, vista la qualità di approfondimento, non ha dato gran prova di sé tanto da suggerire oggi un cambiamento radicale delle caratteristiche dei membri che la formano.

Ad oggi la proprietà potrà costruire un albergo di mq. 5.000,00, ville e appartamenti per mq. 13.500 circa, chiedere la deruralizzazione di altri mq. 3.000 circa che diventeranno case e lasciare mq. 650 per l’azienda agricola sui destini reali nulla è dato sapere.

Parchi Val di Cornia3)    Processi di indebolimento del sistema dei Parchi della Val di Cornia

Piombino, Campiglia, San Vincenzo e Suvereto hanno fatto parte fino a pochi anni fa del Circondario della Val di Cornia che, oltre ad attuare una pianificazione coordinata che fino al 1995 ha rappresentato un’interessante caso di programmazione intercomunale, ha permesso la realizzazione della società Parchi della Val di Cornia esempio molto importante di gestione in territorio aperto di grandi spazi extra urbani di proprietà pubblica dei Comuni del Circondario.

La cancellazione dei Circondari per legge dello Stato, ha portato alla scomparsa di quello della Val di Cornia senza che venisse sostituita, come promesso da tutte le amministrazioni, alcuna associazione di Comuni ugualmente cooperante. Se a questo si aggiunge l’ipotesi di portare Piombino in Provincia di Grosseto disinteressandosi della Val di Cornia in generale, si capisce come stia prendendo piede una spinta a municipalizzazioni più isolate che alla fine risulteranno ancora più deboli in un modello di gestione nuovo del territorio.

Questa tendenza alla disgregazione si riscontra anche a livello della Società Parchi Val di Cornia alla quale il Comune di Piombino ha tolto motu proprio proventi derivanti dalla gestione di parcheggi nei Parchi di Baratti e Sterpaia, fondamentali per la gestione e sviluppo grazie ad interpretazioni pretestuose delle normative vigenti.

Per il parco di Rimigliano la preoccupazione è sempre più forte sui rischi di privatizzazione di alcune parti del litorale a favore delle strutture turistiche (albergo e ville) in costruzione.

Il fatto poi che gli interventi sulle aree pubbliche di Rimigliano da parte della Provincia, della Società Parchi e del Comune siano fatti senza alcun progetto di coordinamento noto e senza alcuna intenzione di informare seriamente la cittadinanza, rende ancora più incerto il futuro di questo bene comune.

In queste vicende, a livello di metodo di lavoro, l’elemento fondamentale e qualificante dell’esperienza è stata la collaborazione tra Comitati  Comitato per Campiglia e Comitato “Giù le mani da Baratti”) e liste civiche (Comune dei Cittadini di Campiglia Marittima e il Forum della Sinistra di San Vincenzo) e l’apporto dato da Legambiente Val di Cornia  GRIG.

Per contro elemento squalificante dell’esperienze fatte e in corso, è l’atteggiamento tenuto da tutte le istituzioni nei confronti dei movimenti, comitati e liste civiche. I Sindaci dei Comuni della Val di Cornia rispondono alle lettere del Comitato molto raramente o, come fa il Sindaco di San Vincenzo, mai. La Provincia di Livorno non  ha mai risposto ad alcuna richiesta e lettera del Comitato, salvo una volta in cui la lettera era inviata anche alla Magistratura. Anche la Regione sembra lontana e ultimamente poco attenta alle voci dei cittadini che non siano rappresentati da partiti istituzionali.

L’esperienza di percorso partecipativo di Baratti è stato un caso interessante ma isolato e purtroppo senza alcun seguito nella fase successiva della approvazione del Piano.

Le esperienze fatte e in corso portano allora a richiedere alla ReTe i seguenti impegni:

1)    La Rete deve partecipare direttamente alla elaborazione della legge sulla partecipazione 68/2007 in modo che questa non sia a discrezione ma diventi un metodo di lavoro obbligatorio per tutte le amministrazioni pubbliche in Toscana e in forme standardizzate per garantire la qualità dei processi partecipativi.

2)    La Rete deve partecipare direttamente alla elaborazione della variante della legge 78/98 sulle  cave e miniere.

3)    La Rete deve promuovere il formarsi di nuovi Comitati e deve spingerli a trasformarsi in osservatori permanenti sul territorio.

 

Campiglia Marittima 03-02-2013

Comitato per Campiglia

assemblea asor rosa- rossi
Alla tribuna: Enrico Rossi, presidente della Regione Toscana

Sulla stampa:

Il j’accuse di Primi «Cave distruttive e fattorie svendute»
Il presidente del Comitato per Campiglia è stato portavoce dei disagi della Val di Cornia davanti al governatore Rossi

Il Comitato per Campiglia ha partecipato a Firenze all’assemblea della rete dei comitati, alla presenza del governatore Enrico Rossi. Tre sono stati i punti relativi alla Val di Cornia che il presidente del Comitato, l’architetto Alberto Primi, ha posto all’attenzione dell’assemblea.

La situazione delle tre cave (Solvay a San Vincenzo, Sales e Cave di Campiglia a Campiglia), che viene giudicata critica per più ragioni. Solo a Campiglia la quantità estratta (mc. 770.000) sarebbe pari alla metà di tutto il materiale analogo estratto in Toscana, ma la concessione di varianti e sanatorie ai piani di coltivazione porterebbe notevoli ritardi alla rinaturalizzazione, con la conseguenza di deturpare il paesaggio a danno dell’ambiente, del turismo culturale e dell’agricoltura specializzata. Da qui la proposta di una riforma della legge regionale 78/98 segnata dal divieto di rinnovo di concessioni. Parallela proposta avanzata in sede di approvazione della legge finanziaria regionale mirava a introdurre elementi qualitativi e quantitativi nel calcolo dei contributi a carico delle cave. Il maggiore importo avrebbe dovuto essere investito sia a sostegno delle attività danneggiate dalle cave, sia per la riqualificazione del personale.

La distruzione delle grandi fattorie di latifondo, l’abbandono dell’agricoltura ed i danni alle coste è stato il secondo punto che Primi ha trattato. I casi portati a dimostrazione sono stati quelli di Vignale, di Rimigliano e di Poggio all’Agnello. Sulla fattoria di Vignale, da poco messa in vendita, si ipotizza che segua la sorte delle altre due, coinvolte in «processi speculativi, che porteranno all’eliminazione grossolana di testimonianze storiche, portati avanti dalle amministrazioni di Piombino e San Vincenzo». Questi interventi sarebbero accomunati dal «disinteresse totale per l’attività agricola che, se condotta correttamente, è l’unica che può garantire la tutela dell’ambiente», nelle parole di Primi, che ha parlato di Rimigliano come di un «esempio di scempio progettuale, di scempio normativo e strumentalizzazione della tensione sociali». Infine, sul sistema Parchi.

Per il presidente del Comitato il venir meno di quella che era stata fino al 1996 un’interessante caso di programmazione intercomunale sarebbe conseguenza dell’eliminazione dei Circondari. Prova della disintegrazione sarebbe il comportamento del Comune di Piombino, che ha fatto propri i «proventi derivanti dalla gestione dei parcheggi nei parchi di Baratti e Sterpaia, grazie ad interpretazioni pretestuose delle norme». Il pericolo paventato, oltre alle ricadute organizzative sarebbe quello del rischio di «privatizzazione di alcune parti del litorale a favore di strutture turistiche in costruzione». La soluzione? Collaborazione tra comitati, liste civiche e Legambiente, anche a causa della freddezza dimostrata dalle istituzioni per «le voci dei cittadini che non siano rappresentati da partiti istituzionali».

Francesco Rossi – Il Tirreno 9.2.2013

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