E se l’alluvione di Livorno fosse successa in Val di Cornia?

In tanti dopo i drammatici eventi di Livorno ci stiamo chiedendo e se avesse piovuto così anche nel nostro Comune? Ecco, credo che sia una giusta domanda da porsi, non fosse altro per un primordiale spirito di sopravvivenza!

Diamo un’occhiata ai nostri fossi: arrivano dalle colline, con un corso abbastanza largo o, comunque circondato da campi, dove una possibile esondazione provocherebbe pochi danni, qualche allagamento.

Man mano che si avvicinano ai centri abitati questi corsi iniziano a restringersi, a essere avvicinati da costruzioni, case o capannoni, a essere imbrigliati in letti di cemento e scavalcati da ponti e ponticelli. Alcuni poi entrano e attraversano i centri abitati come abbiamo imparato in questi giorni: intubati, cioè costretti dentro spazi limitati, magari ampi ma limitati. E intorno niente altro che case, strade, ferrovia, parcheggi, cemento e muri.

A San Vincenzo aree di esondazione vere e proprie, cioè realizzate ad hoc prima dell’abitato per consentire lo sviluppo edilizio a norma di legge, sono state realizzate a sud, a servizio della lottizzazione Santa Costanza. E in questo caso sarebbe interessante conoscere gli anni di ricaduta in base ai quali questa area è stata realizzata.

A Livorno, purtroppo, i 200 anni per le vasche del Rio Maggiore non hanno evitato la strage di via Rodocanacchi. In che condizioni sono gli altri fossi? Quale portata di piogge sono in grado di contenere, senza provocare danni, argini, ponti e intubazioni dei nostri fossi? Con i cambiamenti climatici e con le modalità impetuose con cui si manifestano gli eventi meteo, le attuali canalizzazioni, soprattutto all’interno e sotto il centro abitato, sono adeguate? O non è il caso di elaborare progetti di modifiche preventive, prima di dover riparare i danni?

Iniziare a porsi queste domande, attivare la pubblica amministrazione per dare risposte, significherebbe saper cogliere, dall’ennesima tragedia, l’insegnamento secondo cui la natura e le sue manifestazioni non si imbrigliano, perché il conto che prima o poi ci presenterà sarà salato. Serve un’importante e fondamentale opera di manutenzione del territorio, magari con forme partecipate e di coinvolgimento della popolazione che in questo territorio ci vive e lavora.

Enzo Chioini (San Vincenzo)

Il Tirreno 23.9.2017 (L’intervento)