E’ stato riaperto il cantiere dell’ecomostro Bayahibe

E’ stato riaperto il cantiere dell’ecomostro Bayahibe

Dopo la consegna all’assessore all’urbanistica Alessandro Bandini delle 845 firme raccolte dal “Comitato dei cittadini di via Etruria e via del Tirreno” per la demolizione dello stabilimento balneare Bayahibe – consegna avvenuta alcune settimane fa – e dopo gli spiragli che parevano intravedersi per una trattativa tra le parti in causa (Comune, Società Acquachiara e il Comitato), all’improvviso, in questi giorni, sono ripresi i lavori presso lo stabilimento balneare. Ma non per abbatterne una parte, bensì per terminarlo.

La concessione era scaduta, ma l’amministrazione ha emesso una nuova concessione per il completamento della costruzione – la variante era stata bocciata dal Tar – mentre si è in attesa della sentenza del Consiglio di Stato. Un atteggiamento, questo, che secondo il Comitato racchiude grossi rischi per l’amministrazione comunale, che avrebbe dovuto agire in autotutela non emettendo altre autorizzazioni fino alla sentenza. Un atteggiamento che il Comitato non esita a definire «un clamoroso autogol».

Quello che i più considerano un “ecomostro”, e che lo stesso Bandini non nasconde di non apprezzare affatto, sarà quindi realizzato interamente, con acciaio e cemento. Salvo che i ricorrenti cittadini non riescano, attraverso i legali, a bloccarne di nuovo la costruzione. Lo stabilimento, la cui costruzione era ferma da alcuni anni a seguito delle direttive del Tar, era ormai ridotto ad uno scheletro di cemento ed acciaio criticato fortemente da sanvincenzini e turisti. Ultimamente, alcuni rappresentanti il “Comitato degli abitanti di via Etruria e via del Tirreno”, l’assessore Bandini e il dirigente dell’area servizi per il territorio Andrea Filippi, si erano riuniti per discutere circa una possibile trattativa per una consistente riduzione volumetrica dello stabilimento e per l’uso di legno anziché di cemento. Bandini si era proposto come mediatore tra Comitato e proprietà, e chiese al Comitato, insieme a Filippi, di redigere un progetto alternativo da proporre alla proprietà.

Il progetto è stato ultimato e consegnato dopo pochi giorni, ma, immediatamente dopo, e a seguito del no alla trattativa da parte della proprietà, i lavori sono ripresi. Nel frattempo, i cittadini ricorrenti del Condominio Belmare – che avevano impugnato i precedenti atti – si sono già mossi per opporsi legalmente anche a quest’ultima concessione. La soluzione dell’uso del legno e un ridimensionamento volumetrico della struttura avrebbero permesso la cessazione delle vertenze legali, facendo sì che il manufatto si conformasse al paesaggio e all’ambiente, dando una sensazione estetica più gradevole e, ai proprietari, la possibilità di riprendere a lavorare a pieno regime. Ma, per abbattere e ricostruire, i soldi li avrebbe dovuti tirar fuori la proprietà e non il Comune.

La vicenda, in tal modo, non si allontanerà dalle aule dei tribunali. Da parte sua, Bandini parla di «diritti acquisiti» della proprietà da tutelare. «L’amministratore – dice l’assessore – deve fare come il buon padre di famiglia: tutelare i diritti di ogni componente la comunità. A fronte delle firme e della proposta di valutare soluzioni alternative, ho dato la mia disponibilità affinché la strada del confronto fosse percorsa. Ma la proprietà ha dei diritti acquisiti – conclude – e vuole farli rispettare rifiutando questa possibilità». Verrebbe da dire che, se pochi possono essere contenti di tali attenzioni paterne, molti altri figli sono rimasti delusi dalle cure riservate loro dal proprio padre. Con il rischio che la famiglia (il paese) risenta a lungo di tali scelte.

Paolo Federighi – Il Tirreno 28.12.2012

«Bayahibe, un’altra azione sconsiderata del Comune» (Bertini, Forum)
Dopo la ripresa dei lavori per il completamento del Bayahibe – lo stabilimento balneare di via del Tirreno fermo da anni e ritenuto da molti un ecomostro – giungono le critiche all’operato dell’amministrazione da parte di Nicola Bertini del Forum. Bertini precisa di rivolgere le critiche non al privato, ma all’amministrazione: «Ce l’abbiamo con l’amministrazione – spiega – Dopo aver permesso che una previsione dannosa prendesse forma, si è infilata una lunga serie d’errori. La concessione è scaduta e, ovviamente, non si può autorizzare una variante ad una concessione scaduta. Perché il Comune l’ha fatto? Il privato ha ripreso a costruire sulla base di questo nulla osta rilasciato dallo stesso Comune, il cui assessore all’urbanistica Alessandro Bandini prometteva di promuovere una trattativa per la demolizione parziale di una struttura che non ha più titoli autorizzativi. Adesso, al Comitato che chiedeva la demolizione, rimangono due strade. «La prima – prosegue il capogruppo del Forum – è quella di accettare passivamente d’esser stato preso in giro; la seconda è quella di un nuovo ricorso sull’atto che vedrebbe il Comune, con ogni probabilità, condannato a pagare somme davvero considerevoli».

(p.f.) Il Tirreno 30.12.2012

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