Erba alta e rami secchi, proteste alla Sterpaia

Sbrilli (Parchi) prima si difende: «Siamo in un parco, mica in un giardino». Poi però ammette: «Quattro persone sono poche per la manutenzione»

Dopo la città, l’attenzione al degrado si è spostata fuori Piombino, esattamente lungo la Costa est, dove ogni giorno, con prevalenza nel fine settimana, piombinesi e turisti si riversano sulla spiaggia. Alcune segnalazioni arrivate in redazione puntano il dito contro rami secchi lasciati a terra, erba alta e vegetazione incolta.

Costa est

Partiamo da un dato di fatto indubbiamente positivo: nel nostro tour in Costa est non abbiamo trovato sporcizia, con sporadici episodi di abbandono rifiuti nei pressi degli ingressi alla pineta. Per il resto, la situazione è questa: all’altezza degli stabilimenti balneari l’area retrodunale è ordinata e sgombra di fogliame e quant’altro; il panorama cambia quando ci si sposta lungo la spiaggia libera.

Ad esempio, all’ingresso di Carlappiano, dopo gli stabilimenti Bagnoskiuma e Curacao, il sentiero si fa più selvaggio, condizionato da erba alta e rami secchi a terra. Stessa cosa all’entrata dell’Orizzonte, dove a destra del bagno la Capannina, con l’inizio della spiaggia libera, si trovano tavolini di legno in alcuni casi scheggiati, mentre il sentiero a un certo punto s’interrompe bruscamente per lasciare spazio alla vegetazione. Proprio in questo punto la presenza di fazzolettini, e non solo, dimostra la nascita spontanea di un gabinetto pubblico, vicino a pali di legno dai quali escono chiodi arrugginiti. Dalla parte opposta della Capannina invece il sentiero è battuto, largo e ordinato.

Parco, non giardino.
«A mancare nelle persone è la cultura del parco – afferma Fabrizio Lotti, proprietario del bagno La Capannina e presidente regionale della FiBa – rami secchi, pochi accessi ed erba sono le caratteristiche antropologiche di un parco, diverso dal giardino. È già molto che sia pulito, quando prima non lo era».

Sul profilo del parco entra più nello specifico Luca Sbrilli, presidente della Parchi Val di Cornia: «Il concetto che deve passare è chiaro. Siamo in un parco e non in un giardino; un’area protetta nella quale conservare la biodiversità trovando un punto di equilibrio. Ovviamente spetta a noi cercare di tenere il più pulito e ordinato possibile laddove ci sono tavoli e servizi. Faccio però un esempio: la fronda secca la spostiamo sempre quando è in condizioni di pericolo, altrimenti possiamo lasciarla dov’è, in ragione di un processo biologico naturalistico e didattico. Una volta ci chiesero perché non pensavamo di eliminare l’acqua stagnante. Ma come? È proprio la caratteristica del parco».

Poco personale.
«È innegabile poi che a fronte di un numero sempre maggiore di presenze turistiche le nostre forze al contrario diminuiscano. Sono 4 le persone che si occupano in totale della manutenzione. Un numero insufficiente che svolge manutenzione ordinaria, ma che ad esempio si deve fermare davanti al taglio di un albero secco con un certo diametro che necessita di un intervento straordinario con strumenti specifici. Inoltre, voglio dire che gli atti di vandalismo negli ultimi anni sono in aumento, e su questo possiamo farci poco».

Manutenzione: a chi tocca?
Al di là dell’idea di parco, resta la verità di un intervento anti-erosione del valore totale di circa un milione di euro, concluso un paio di anni fa promosso dalla Regione e dato in carico alla Provincia che ha eseguito i lavori. «I risultati sono positivi», afferma Sbrilli.

Tutto bene? Mica tanto, perché adesso siamo a un nodo cruciale: «Adesso la Regione deve decidere se mantenere sotto la propria gestione l’opera, oppure se affidarla al Comune di Piombino. Da qui dipende il soggetto che avrà la responsabilità di effettuare la manutenzione».

Francesca Lenzi – Il Tirreno 2.8.2015