Erosione, non si può più rimandare

Erosione, non si può più rimandare

Fin qui si è pensato alle dune ma ora le spiagge hanno bisogno di un ripascimento, dalla Costa est a Baratti.

Sacconi provvisori, sempre più permanenti, flagellati dalle mareggiate. Spiaggia mangiata dal mare, in alcuni punti così tanto da lasciare appena una lingua di sabbia bagnata dall’acqua. La storia dell’erosione sulla costa piombinese parte da lontano, si interrompe nel tempo, ingoiata da ingorghi burocratici e misteriosi oblii.

Costa est

Il lungo litorale piombinese che arriva sino a Follonica ha visto negli anni un’erosione costante, ora più decisa, ora quasi impercettibile, ma comunque evidente, con tratti rimpiccioliti all’estremo o addirittura scomparsi. La situazione peggiore si registra da dopo il Nano Verde verso Torre Mozza, dove la spiaggia in alcuni momenti resta un antico ricordo.

Il progetto di ripristino del sistema dunale e retrodunale della Costa est, sbloccato dalla Provincia di Livorno nell’ottobre del 2012, ma avviato una decina di anni prima e poi interrotto, per un investimento complessivo di 950mila euro, si sta concludendo proprio in questo periodo. Gli interventi effettuati hanno riguardato il rifacimento delle dune, l’estirpazione delle specie aliene, il riassetto dei varchi e la messa in opera ai piedi della duna.

Nessun intervento invece nell’ambito del ripascimento della spiaggia. «All’epoca l’erosione non era l’elemento di primaria importanza – afferma Fabrizio Lotti, presidente del Consorzio balneari Costa est – Finora la volontà politica di intervento è andata nella salvaguardia della duna. Ecco, adesso ribaltiamo il discorso; la gente viene per stare al mare, occupiamoci di proteggere la quantità e la qualità delle nostre spiagge».

Il sostegno del porto

In questo senso vanno le dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi da Luciano Guerrieri, commissario dell’Autorità portuale, secondo l’interesse nel sostenere un progetto di difesa della costa: «Abbiamo fatto uno studio sul fenomeno, ravvisando la necessità di preparare un progetto che risolva la situazione – dice Guerrieri – Il 21 luglio lo presenteremo alla Regione, alla quale chiederemo mandato per realizzarlo, impegnandoci a cofinanziarlo in concorso con le istituzioni.
In che modo? Intanto pensiamo al progetto, poi al costo, quindi alle varie competenze; sicuramente vogliamo far presto e bene, dando un contributo che, pur non avendone la responsabilità, diamo volentieri».

Progetti preliminari

Intanto però sembra che la Regione, insieme al Comune di Piombino, stiano per dare un deciso impulso ai lavori sulla costa.
Come? «Nel progetto di ripristino dunale e retrodunale non era compresa la spiaggia in quanto i processi erosivi non erano tali da giustificare un intervento – spiega l’assessore all’ambiente del comune di Piombino, Marco Chiarei – Nel 2010 tuttavia come amministrazione abbiamo chiesto alla Regione, forti anche di una collaborazione con i balneari che ogni giorno vivono il mare, di rivedere tale necessità.
Il risultato? La Regione ha monitorato per tre anni la costa, presentando l’esito dello studio lo scorso dicembre, individuando le problematiche e le linee di intervento». Ovvero, alcune chiusure di varchi nella scogliera sommersa naturale e la risagomatura di alcuni approdi. «Questi sono ormai progetti preliminari che potrebbero vedere la luce nel corso del 2015 – afferma Chiarei – In più, fondi permettendo, realizzeremo anche il dragaggio della foce del Cornia».

Baratti

Cambiando lato della costa, su Baratti c’è da maggio 2010 l’approvazione della giunta regionale di un progetto da 2,5 milioni di euro, presentato dalla Provincia e finanziato dalla Regione, per un doppio intervento: la chiusura parziale dei due canaloni sottomarini presenti agli estremi del golfo e il ripascimento nell’area centrale con 10mila metri cubi di materiale sabbioso.

L’urgenza di salvare la chiesa di San Cerbone e gli scavi portò tuttavia al piano sperimentale e provvisorio dei sacconi riempiti di sabbia a ridosso della fascia costiera installati a fine 2011 (63 sacchi per un costo di circa 500mila euro anticipazione del progetto). A oggi però i sacconi sono ancora lì, mentre del maxi-progetto non si sa più nulla. «Nei prossimi giorni incontreremo la Regione per capire come intende intervenire, magari sostituendo la Provincia sospesa in una specie di limbo – spiega Chiarei – Inoltre porteremo per la prima volta anche il caso della zona di Baratti nord dove la falesia è in erosione».

Francesca Lenzi – Il Tirreno 16.7.2014

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