I comitati sono una ricchezza – Scrive Massimo Zucconi

Il rispetto delle opinioni altrui è l’essenza della democrazia. La possibilità di esprimerle ovunque, e senza timore alcuno, ne è il presupposto.

Per queste semplici ragioni mi amareggiano i toni che sono stati usati, sulla stampa e non solo, contro il Comitato per Campiglia. La mia opinione è che la sua nascita sia stata una ricchezza per la nostra comunità. Patrimonio culturale e paesaggio sono beni che appartengono a tutti e hanno bisogno di soggetti collettivi che li rappresentino.

Lo possono fare le istituzioni, le organizzazioni politiche, le associazioni. E’ accaduto anche qui, ma non sempre. Quando non accade, o almeno pare ad alcuni che non accada, nascono comitati spontanei per la loro tutela.

E’ successo un po’ ovunque in Italia. In Toscana si contano oltre 160 comitati. Nella sola Val di Cornia ne sono sorti almeno quattro. Sono un fenomeno nuovo, speculare alla sordità e alla distanza di certa politica, sempre più incline a dialogare con i poteri forti (quelli economici) e sempre meno attenta agli interessi deboli e collettivi, tra cui l’ambiente, il paesaggio e il patrimonio culturale.

A Campiglia l’attenzione del Comitato si è concentrata su precise situazioni:

– un villaggio di Rta a ridosso del centro storico destinato a produrre uno scempio paesaggistico senza apportare benefici all’economia turistica;

– una cava, raddoppiata nei volumi nel 2002, che deturpa Monte Calvi e mette a repentaglio l’integrità e la conservazione del parco minerario di San Silvestro;

– un impianto di betonaggio ed una zona per la lavorazione degli inerti sorta nel bel mezzo della campagna delle Lavoriere, anziché nella zona industriale di Campo alla Croce come sarebbe stato naturale e rispettoso delle leggi;

– la possibilità che venisse costruita una centrale a biomasse nelle campagne dell’Amatello, con seri danni per il paesaggio e l’economia rurale di quella zona.

Sono tutti episodi che, personalmente, ritengo meritevoli della massima attenzione nell’ottica del buon governo del territorio, dell’interesse generale e della trasparenza della vita pubblica. Che a farlo siano cittadini residenti o altri cittadini che hanno scelto di vivere qui parte della loro vita, compresi quelli stranieri, non fa differenza alcuna. Contano le idee che esprimono anche perché, a differenza di quanto si vuol far credere, non sono portatori della cultura del “no”, bensì di una diversa cultura dello sviluppo e della qualità della vita. Per questo li considero una ricchezza.

Trovo invece preoccupanti le posizioni d’intolleranza verso i cosiddetti “non campigliesi”, colpevoli di occuparsi delle “cose nostre”, e il silenzio dell’amministrazione e dei partiti locali su questo argomento.

Così come trovo preoccupante che vi siano cittadini che, pur condividendo le posizioni espresse dal Comitato, non si sentono liberi di sostenerle pubblicamente, temendo ricatti.

Sono fenomeni inquietanti sui quali dobbiamo interrogarci, senza indugi, perché rappresentano patologie della democrazia. Serve dare fiducia alle persone, farle sentire sempre a casa propria, promuovere il rispetto e il confronto delle idee. La ricchezza delle opinioni, e la libertà di esprimerle, è il presupposto per far crescere la cultura e la capacità di agire di una comunità, tanto più nell’era in cui la conoscenza è fattore primario dello sviluppo. Questo, in democrazia, devono garantire le istituzioni!

Massimo Zucconi (Campiglia)

06.12.2008

Il Tirreno (La parola ai lettori)

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