I NUOVI BARBARI – Demolite le testimonianze storiche della Miniera di Monte Valerio

Le Laverie in 2001

A Campiglia la cultura della conservazione delle testimonianze materiali della storia del lavoro conta meno che zero.
La prova: la demolizione delle LAVERIE della miniera di Monte Valerio, avvenuta in queste settimane.

Nella conferenza di venerdì 20 Febbraio “Il sacco di Monte Valerio” indetta dal Comitato per Campiglia, Gianfranco Benedettini e Massimo Zucconi avevano illustrato la storia di quella che oggi è la Cava di Monte Valerio ma che fino dall’antichità fu luogo di estrazione dello stagno. In quell’occasione, era stata descritta anche la configurazione degli edifici della più importante miniera di stagno d’Italia realizzati in epoca di autarchia e inaugurati  nel 1937.

Le Laverie oggi

I fabbricati, in particolare quello destinato al lavaggio del minerale, presentavano caratteristiche di rilevanza storica. La descrizione e le foto presentate da Benedettini hanno fatto ben capire il grande valore testimoniale della storia del lavoro di una miniera che, con i suoi 750 dipendenti, ha fatto vivere per quasi cinquanta anni tutta Campiglia.
Se ormai da decenni agli edifici industriali viene riconosciuto un grande valore documentario,  storico ed architettonico, purtroppo bisogna prendere atto che a Campiglia non è così.

Infatti il giorno dopo la conferenza abbiamo constatato che gli edifici principali e più interessanti della miniera erano stati demoliti nel giro di pochi giorni. Dopo i danni al paesaggio, non c’è rispetto neanche per i segni del lavoro.
Siamo veramente indignati e vogliamo sapere se la SALES ha demolito i fabbricati abusivamente o se il Comune ha dato l’autorizzazione necessaria. In ogni caso si tratta di un atto di barbarie inaccettabile, di un grave danno al patrimonio archeologico-industriale,  che deve obbligare il Comune a dare risposte chiare su cosa è accaduto e ad adottare i necessari provvedimenti.

Comitato per Campiglia
24 febbraio 2009

LA LAVERIE  (tratto dal libro “Fascismo e Resistenza – Avvenne negli anni difficili 1920/1945” di Coraldo CAVICCHI)

“(…) Attraverso apposite canale di ferro la sabbia rossa e polverosa contenente il minerale discende nel sottostante stabilimento della “laveria”, dove sono gli assistenti e una quindicina di donne che in tre turni assistono e lavorano alla separazione del minerale di stagno.
L’impianto automatico delle laverie, con la forza dell’acqua corrente che, immessa assieme alla sabbia rosa, scorre nelle “tavole a scossa”, separa lo spurgo sterile (composto da sabbia, ferro e pitite) il quale va via assieme all’acqua, mentre il rivolino di stagno cade in apposite cassettine di legno; le donne lo raccolgono e, dopo la pesatura giornaliera, lo mettono in apposite botticelle di legno.
Da qui il minerale stannifero passa alla vicina fonderia, dove un gruppo di specialisti fonde la sabbia di stagno in speciali crogioli che, usciti dal forno, colano il metallo liquido, detto “concentrato”, negli stampi, dai quali dopo il raffreddamento escono i piccoli lingotti grigi e lucenti. (…)”

Tutte le foto in bianco e nero sono tratte dal libro “LE MINIERE A CAMPIGLIA, dagli Etruschi ai giorni nostri” di Gianfranco BENEDETTINI

image_pdfSalva Pdfimage_printStampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *