I parchi: come distruggere un bene prezioso per l’economia

I parchi: come distruggere un bene prezioso per l’economia

La lista civica “Uniti per Suvereto” sulla condizione di stallo del parco di Montioni.
«Il Parco di Montioni – inizia la lista civica –  uno dei più estesi della Toscana istituito tra il 1996 e il 1998, è abbandonato a sé stesso, vittima della politica dei vari enti: il bosco è degradato, i beni culturali trascurati, i sentieri scarsamente segnalati. Anche le uniche opere fatte oltre 10 anni fa dalle passate amministrazioni (restauro ex scuola, recupero stalloni a fini ricettivi, parcheggio, percorso dell’allume) sono pressoché abbandonate. Lo stesso piano del parco, pagato e approvato dalla Provincia, giace inattuato nei cassetti.

Il piano fu approvato dalla Provincia di Livorno nel 2008 e l’allora assessore alle aree protette Anna Marrocco annunciava trionfalmente sui giornali che questo “piano innovativo avrebbe fatto vivere il parco, promuovendo l’uso delle risorse forestali e naturali integrato con le attività della comunità”. Si parlava di agricoltura biologica e di turismo, ma a distanza di anni non si è fatto niente.

L’unica cosa che i nostri amministratori sono riusciti a fare è un altro Ente che non funziona: il “Consorzio per la Gestione del Parco Interprovinciale di Montioni”, istituito tre anni fa e totalmente inattivo. Poltrone che finora non sono servite a niente. A fine 2009 furono gli stessi sindaci di Follonica e Suvereto a lamentare il mancato funzionamento, ma niente. Che bisogno c’era di fare un altro ente quando c’era già la Società dei Parchi, che costa cara ai comuni e che poteva gestire anche la maggior parte delle attività di Montioni? Del Consorzio di Montioni fanno parte rappresentanti delle province di Livorno e Grosseto e dei comuni di Suvereto, Massa, Follonica, Piombino e Campiglia. Per Suvereto il posto nell’Ente è occupato dall’assessore e vice-sindaco Alessandro Teglia, che mai si è preoccupato di riferire al Consiglio comunale sul Parco di Montioni e su cosa ha fatto l’Ente parco in questi anni e sul bilancio dello stesso.

Intanto sono usciti studi e ricerche che dimostrano l’importanza ambientale, economica e culturale degli oltre 5000 ettari di Montioni, grandi potenzialità che potrebbero essere molto utili in tempi di crisi, per il turismo, per le attività forestali e per l’occupazione. Ma che nessuno si preoccupa di curare e di valorizzare. Nell’ultimo consiglio comunale Uniti per Suvereto ha provato a sollevare il problema, ma il sindaco Pioli ha risposto bruscamente che il Parco di Montioni non riguarda la Società Parchi, che pure il Comune di Suvereto finanzia.

È necessario – conclude Uniti per Suvereto –  che nel Parco di Montioni vengano fatte delle azioni concrete e che questo parco sia riconnesso al sistema dei parchi della Val di Cornia e al sistema provinciale delle aree protette. Dovrebbe essere un vanto per il Comune di Suvereto e per la Val di Cornia, invece sembra un vecchio dimenticato. Uniti per Suvereto propone che i sindaci prendano l’iniziativa e di presentare subito un programma delle cose da fare per Montioni, partendo dalla cura del bosco e dai beni culturali presenti nel parco, inserendo queste iniziative nello schema piu’ generale di marketing territoriale che dovrebbero partorire a breve le amministrazioni».
Uniti per Suvereto –
tratto da Corriereetrusco.it 07.04.2012

L’ex assessore Anna Marrocco denuncia i ritardi del progetto. «Montioni, il Parco resta al palo». «Agriturismi già attivi, ma l’area protetta stenta a decollare»
«Brutto clima intorno al Parco di Montioni. Ancora nessuno degli obiettivi del Piano è stato raggiunto». A sostenerlo sono Anna Marrocco (l’ex assessore provinciale alle aree protette che nel 2008 approvò il piano interprovinciale) e Gianluca Casini di Sel, rispettivamente di Livorno e Grosseto.

«Il Parco Interprovinciale di Montioni è stato istituito nel 1999. Da allora sono stati spesi molti anni di concertazione tra i Comuni interessati e le Province di Livorno e Grosseto per arrivare finalmente all’approvazione del Piano del Parco (il famoso e innovativo Piano Processo del professor Giorgio Pizziolo) e alla redazione del Piano di Sviluppo Socio Economico in accordo con le comunità locali.

Nello stesso tempo è stata creata una forte relazione tra questi Piani e i Piani forestali delle due province, primo esempio in Toscana di come si possano integrare le pianificazioni sul territorio ai vari livelli — evidenziano i due esponenti di Sel — tra mille difficoltà le prime attività di gestione sono proseguite anche quando, con la riduzione dei fondi europei, si è reso necessario individuare altre risorse per la realizzazione delle opere necessarie.

Nel 2009 è stato avviato il Consorzio di Gestione del Parco tra le due Province e i rispettivi comuni, prevedendo anche, e finalmente, la figura di un direttore che dovrebbe svolgere il ruolo di guida competente anche in tema di gestione naturalistica del territorio. Con dispiacere e delusione però, dobbiamo registrare che sul parco è calato il silenzio e Montioni sembra essere diventato una presenza imbarazzante. Ancora nessuno degli obiettivi del Piano del Parco è stato raggiunto.
Si doveva mettere in atto il Piano di Sviluppo Socio Economico, avviare il concorso nelle scuole per il simbolo del parco, strutturare l’immagine e l’offerta turistica, migliorare i percorsi, la segnaletica, le ippovie, pensare allo studio di fattibilità per il restauro delle Terme e degli altri edifici censiti nel Piano, si doveva sentir parlare di Montioni sia sul versante livornese che grossetano, invece tutto tace.

Oggi che le più autorevoli organizzazioni in materia di conservazione della natura hanno lanciato un appello accorato per fermare la perdita della biodiversità, sappiamo che le aree protette offrono anche una soluzione conveniente agli impatti negativi del cambiamento climatico, permettendoci di abbassare la presenza della CO2 sul nostro territorio.

Oggi sappiamo che occorrono finanziamenti efficaci per salvare il mondo naturale e per mettere in atto un’evoluzione verso un’economia ecologica. Intorno al Parco gira già una economia basata sugli agriturismi, sulle escursioni, sulle visite scolastiche, sulle ricerche specialistiche, sull’agricoltura di qualità. Sarebbe l’ora di mettere in pratica le previsioni del Piano del Parco e del Piano di Sviluppo Socio Economico, in termini di sostegno alle attività economiche, di mobilità sostenibile, di aiuto alle aziende agricole. Sarebbe l’ora di riconoscere che attivare il Piano del Parco significa dare un contributo all’economia dei territori della Val di Cornia e Follonica».
La Nazione 11.04.2012

 

 

 

 

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