Il ministro Catania propone una legge contro il consumo di suolo

La proposta normativa contro il consumo di suolo presentata recentemente dal Ministro Mario Catania raccoglie il favore di associazioni e movimenti per l’ambiente e la tutela del paesaggio

Una legge che tuteli i terreni agricoli, il paesaggio e l’ambiente per contenere il consumo di suolo.

La speranza si è materializzata lo scorso 24 luglio a Palazzo San Macuto a Roma, in occasione del convegno “Costruire il futuro: difendere l’agricoltura dalla cementificazione”, sotto forma di bozza normativa presentata da Mario Catania, Ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali.

“È determinata l’estensione massima di superficie agricola edificabile sul territorio nazionale,” si legge al comma 1 dell’articolo 2 del disegno di legge, “tenendo conto dell’estensione e della localizzazione dei terreni agricoli rispetto alle aree urbane, dell’estensione del suolo che risulta già edificato, dell’esistenza di edifici inutilizzati, dell’esigenza di realizzare infrastrutture e opere pubbliche e della possibilità di ampliare quelle esistenti, invece che costruirne di nuove“. Si vuole quindi porre un freno ben chiaro al consumo di suolo, quantificando l’estensione massima, a livello nazionale, delle superfici agricole sulle quali poter costruire, e contestualmente puntare sul riuso degli edifici già esistenti, ristrutturando e ammodernando, piuttosto che aggredire ulteriormente il territorio con nuovi progetti, spesso di dubbia utilità.

“I terreni agricoli in favore dei quali sono stati erogati aiuti di Stato o aiuti comunitari” prosegue poi il testo all’articolo 3, commi 1 e 2, “non possono avere una destinazione diversa da quella agricola per almeno dieci anni dall’ultima erogazione. Negli atti di compravendita dei suddetti terreni deve essere espressamente richiamato il vincolo indicato nel comma 1, pena la nullità dell’atto“. Significa il congelamento del cambio di destinazione d’uso per i terreni agricoli che hanno ricevuto soldi dallo Stato o dall’Europa: per 10 anni non puoi rendere edificabili quei terreni. Un altro freno a eventuali mire speculative su suoli liberi. Anche perché in caso contrario scattano le sanzioni.

“Nel caso di trasgressione al divieto di cui al comma 1” si spiega al comma 3 dello stesso articolo, “si applica, al proprietario, la sanzione amministrativa non inferiore a euro 5.000,00 e non superiore a euro 50.000,00 e la sanzione accessoria della demolizione delle opere eventualmente costruite e del ripristino dello stato dei luoghi“. Non è tanto la multa, quindi, quanto l’obbligo di demolire i manufatti costruiti e riportare l’area allo status precedente i cantieri.

E poi l’ultimo aspetto, forse il più importante, all’articolo 6 del disegno di legge: “E’ abrogato l’art. 2, comma 8, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, pubblicata nella Gazzetta ufficiale n. 300 del 28 dicembre 2007, n. 285, come modificata dalla legge 26 febbraio 2011, n. 10, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 26 febbraio 2011, n. 27“. Dietro al linguaggio criptico dei numeri e delle sigle si nasconde una rivoluzione: l’abrogazione della norma che oggi permette ai Comuni di utilizzare gli oneri di urbanizzazione, ciò che i privati pagano come tassa per poter costruire, per finanziare la spesa corrente, ovvero i servizi erogati ai cittadini.

In soldoni, I comuni spesso in rosso oggi possono autorizzare migliaia di metri cubi di edificazione per incamerare i conseguenti oneri di urbanizzazione con i quali coprire il costo dei servizi ordinari. Fermare tutto questo costituirebbe un cambiamento epocale. Impedirebbe la svendita alla speculazione di intere aree delle nostre città, sacrificate sull’altare dei debiti e della mala politica.

In un Paese devastato dal cemento come l’Italia, l’esigenza di vedere finalmente tutelate le bellezze paesaggistiche e le preziose coltivazioni si è fatta molto forte. Fino ad oggi, tuttavia, le Istituzioni avevano fatto mancare il proprio appoggio ad associazioni e movimenti da tempo impegnate nella lotta all’avanzata del cemento. L’iniziativa del Mipaaf, Ministero politiche agricole, alimentari e forestali quindi, è quantomai benvenuta. Ora, però, la proposta deve diventare legge dello Stato. La speranza tradursi in realtà. Per questo il nostro Forum nazionale sta attentamente valutando la prima bozza del DDL e si prepara a segnalare integrazioni, modifiche, migliorie …

Marco Bombagi

Tratto da Salviamo il Paesaggio

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