Il mistero dell’omino di Via Cavour

Il mistero dell’omino di Via Cavour

CHI L’HA VISTO? CHI LO CONOSCE?

Nel deserto e nel silenzio di un pomeriggio domenicale a Campiglia, Renato è a naso in su fisso sul muro della casa  di fronte. Passa Simona e si mette a guardare : all’altezza del primo piano una lapide di marmo con una scritta, un omino e un capitello sull’angolo della casa (via Cavour, civico 4) . Mai notati prima dai cittadini, eccetto Renato, nemmeno da un inquilino dell’ultimo piano.

omino 2

Nella silenziosa e deserta domenica successiva, Chiara fa le foto, da cui si evince l’interessante data  1322.

lapide omino 2

I pezzi si troveranno ancora nella loro collocazione originaria o si tratta di materiale di riporto?
Da un sommario e non qualificato esame dei volumi su Campiglia a cura di Giovanna Bianchi non  abbiamo trovato notizia.

Confidiamo nei lumi dell’Assessore Benedettini!

Comitato per Campiglia

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6 pensieri su “Il mistero dell’omino di Via Cavour

  1. Si tratta in realtà di un contesto noto. Vedi C. Tedeschi, Le epigrafi dell’edilizia civile (secoli XIII-XIV) in Campiglia. Un castello e il suo territorio, a cura di G. Bianchi, Firenze, 2004, pp. 742-7749, p. 748. L’epigrafe è una di quelle iscrizioni commemorative che ricordano l’edificazione di una casa: + HEC. DOMUS. INCEPTA. FVIT. DE MENSIS. APRELIS. A. D. M. CCCXXII ossia + Hec domus incepta fuit de mensis Aprelis a(non) D(omino) MCCCXXII.

    L’iscrizione è stata reimpiegata nell’edificio dove attualmente si trova, non è stato chiarito quale fosse il contesto originario. Per quanto riguarda la figura umana, la postura (figura eretta, braccio destro sollevato, braccio sinistro sul fianco) è analoga a quella presente nel rilievo con iscrizione visibile in via Buozzi, che ricorda anche in questo caso la costruzione di un edificio, sebbene oltre un secolo dopo, nel 1459 (R. Belcari, in Campiglia. Un castello e il suo territorio, p. 611, fig. 17).

  2. Errata corrige dei refusi presenti nella trascrizione:

    + HEC. DOMUS. INCEPTA. FVIT. DE MENSIS. APRELIS. A. D. M. CCCXXII ossia + Hec domus incepta fuit de mensis Aprelis a(nno) D(omini) MCCCXXII.

  3. Oltre a ringraziare per le informazioni, propongo agli studiosi che hanno risposto, e anche ad altri, di adoperarsi perché il Comune completi le schede degli edifici, parte integrante del Piano Strutturale e del Regolamento urbanistico, con informazioni e descrizioni precise degli elementi decorativi, in pietra o marmo, inseriti nelle facciate per scelta o come materiale di riuso. In questo modo si eviterebbe il rischio della scomparsa di testimonianze del passato perché non compaiono nei documenti che sono alla base dei progetti.

  4. ecco, grazie mille Riccardo, ho anche il librone a casa, ma sulle cose di cui non sono competente sono pigrissima …..anche perché fra questi mostriciattoli e il Bronzino c’è una certa differenza…
    una faccia simile si trova anche su una cisterna di un antico bucataio questa…. in un luogo segreto!
    Gianluca non fare tanto lo spiritoso….comunque se è vero che le lapidi non sono il nostro forte , a volte le salviamo anche ( vedi pozzo )

  5. Molto resta da fare, qualcosa è stato fatto, altro è in corso d’opera. Dal 2012 la rivista “Maritima”, giunta al terzo numero e dedicata alla storia e al territorio maremmano, ospita una sezione Patrimonio destinata a contributi e segnalazioni inerenti l’argomento, nell’accezione più ampia. Anche Campiglia è stata e sarà presa in considerazione.
    Ritengo che l’edizione, come monografie scientifiche, pubblicazioni divulgative e contributi in riviste periodiche, sia ancora un buon modo di rendere pubblico ciò che dovrebbe essere conosciuto, compreso e conservato. Ovviamente non è sufficiente, ma costituisce una base.

    Un saluto a tutti

    PS Trattandosi di edilizia storica, risulta infinitamente più utile un’iscrizione che fornisca informazioni su un contesto e sugli aspetti connessi alla storia delle mentalità di coloro che commissionarono ed eseguirono tali lavori. Sia essa o meno in rapporto a uno dei “mostriciattoli” di cui sopra, ovviamente espressione di una cultura “altra” che non può essere posta a confronto con contesti totalmente diversi.

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