Il nostro sostegno alla Regione Toscana su Rimigliano
Quello di Rimigliano è un piano che non garantisce nessuno sviluppo, che non risponde agli interessi collettivi del territorio e che compromette un bene sul quale si può basare la ricchezza delle generazioni future, senza spostare montagne di denaro né devastare il patrimonio edilizio.
Ha fatto bene dunque la Regione Toscana a indire la Conferenza Paritetica Interistituzionale sulla Variante al Regolamento Urbanistico del Comune di San Vincenzo. Sarà così l’effettivo confronto istituzionale tra Regione, province e comuni a stabilire le anomalie e le incongruenze di un progetto sul quale il Forum del Centrosinistra di San Vincenzo, il Comitato per Campiglia, associazioni, liste civiche e partiti di sinistra della Val di Cornia si sono battuti al fine di riportarlo nei confini dell’interesse pubblico e della legalità.
Un piano sul quale l’amministrazione comunale ha speso centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici per garantire alla proprietà un considerevole ritorno economico.
Aldi là delle anomalie tecniche (calcolo delle volumetrie, pollai trasformati in case, VAS, ecc.) quel piano contrasta apertamente con il mantenimento del paesaggio agrario e la salvaguardia delle unità poderali, che costituiscono invece chiari indirizzi del PIT regionale.
I mali di Rimigliano discendono dalle scelte sbagliate degli anni ’90 e nella variazione di destinazione d’uso dei terreni, da agricoli a urbani. Questo disconosceva il valore naturalistico, paesaggistico, produttivo e culturale che già nei primi anni ‘70 un’amministrazione lungimirante aveva riconosciuto, con una previsione purtroppo mai attuata: la trasformazione in area protetta della Tenuta.
Il meccanismo secondo il quale il valore fondiario aumenta proporzionalmente alle previsioni urbanistiche, ha generato un prezzo talmente alto per gli acquirenti del post fallimento Parmalat, da dover assicurarsi, per rientrare dall’investimento, una certa quantità di superfici insediabili.
L’amministrazione Comunale avrebbe potuto approfittare del vuoto di proprietà per cambiare tali previsioni, e riportare l’azione di governo verso la tutela di quei caratteri originali e unici che possono ancora oggi costituire la vera ricchezza per il futuro del turismo e dell’agricoltura in quell’area.
Invece si scelse di garantire ai nuovi acquirenti il mantenimento dei potenziali profitti, e di lavorare ad un piano che, pur limitando i danni rispetto al disastroso consumo di suolo previsto in precedenza, conservava alla base una filosofia speculativa.
Un piano sul quale nessun amministratore ha cercato il dialogo e la divulgazione ai cittadini.
Un piano tenuto sempre in precario equilibrio tra le volontà del privato e la legalità, tra l’esigenza speculativa e le legittime grida di allarme di liste politiche, cittadini ed associazioni.
Un piano di basso livello e costretto a barcamenarsi davanti ai cittadini con grandiosi proclami di difesa del paesaggio agrario e che invece si fonda proprio sulla disastrosa dissociazione tra i terreni e le proprietà immobiliari previste. E sull’ingannevole sdoppiamento tra Regolamento Urbanistico e Piano agricolo aziendale, che cerca di celare la drammatica realtà di un’agricoltura relegata a giardinaggio per condomini di lusso.
Per quanto oggi si affannino Amministrazione Comunale, proprietà, Assessori Provinciali, CNA a difendere il piano e gli investimenti che dovrebbero salvare l’economia del territorio, a noi è sempre stato chiaro che il futuro di Rimigliano si deve giocare su un livello completamente diverso, al di fuori dei vincoli imposti dal gioco del profitto da garantire all’acquirente.
Una parte del PD si dispera per le intenzioni della società proprietaria di abbandonare il progetto, dichiarando che abbiamo perso tempo. Il sindaco di san Vincenzo minaccia improbabili azioni legali contro la Regione, ostinandosi a difendere in tutti i modi le mire dei proprietari anziché pensare a una nuova visione del territorio e dell’economia locale. Così si rischia di aprire in modo irresponsabile dannosi conflitti istituzionali.
Noi crediamo che questo tempo sia stato guadagnato, e che se oggi si insedia una commissione di persone tenute a riflettere sull’incompatibilità del piano con le norme ed i principi del PIT, se la direzione regionale del ministero per i beni e le attività culturali dichiara che qualsiasi opera sarà ritenuta illegittima, questo tempo “perso”, che ci consegna una realtà ancora intatta, sia un’enorme e definitiva occasione per tutti per guardare alla tenuta di Rimigliano come a un bene comune da ripensare fuori dalla stolta logica del ritorno immediato di pochi.
Proponiamo per Rimigliano molti meno investimenti, molti meno soldi, un progetto del terzo millennio, basato sulla paziente intelligenza dell’agricoltura e su un turismo sostenibile, invece che sulla furia del costruttore e sull’illusione di uno sviluppo che non ci sarà.
Ripartiamo dalla produzione agricola di qualità e di prossimità, dalla vendita diretta e ristorazione con prodotti dell’azienda, dall’allevamento, dalla fruizione pubblica, dall’escursionismo, l’equitazione e la tradizionale caccia in riserva.
Rimigliano può essere un brano di territorio che dia respiro alla furiosa aggressione alla costa della Val di Cornia, uno spazio di condivisione e di incontro con la cultura locale per turisti e cittadini, un’area di scoperta dell’identità e dei valori propri e unici al mondo della nostra terra, che sono i soli che ci permetteranno di competere a livello globale nell’era dell’omologazione dei paesaggi.
Comitato per Campiglia
Leggi anche su Corriere Etrusco.it
Comunicato del Forum San Vincenzo
Constatiamo con amarezza che una parte del Pd della Val di Cornia s’è adeguata alle posizioni di Biagi ed evoca denunce alla Regione per l’attivazione, ai sensi dell’Art 25 della LRT 1/05, della Conferenza paritetica interistituzionale.
Mentre il Presidente della Regione Enrico Rossi, fa valere il sistema di controlli che esiste ancora sulla coerenza tra i vari livelli di pianificazione, una parte del Pd della Val di Cornia lo delegittima esaltando un modello di “sviluppo” che ha fallito ormai ovunque e al quale nessuno crede più.
Puntare non sulle seconde case ma sull’agricoltura di qualità e sull’agriturismo diffuso è una scelta politica innovativa per un territorio rimasto ingessato in logiche stantie. Ci vuole senso delle istituzioni e un po’ di coraggio. Evidentemente è chiedere troppo. Ecco pertanto un documento strano sia per il sostegno a dichiarazioni obiettivamente particolari del Primo Cittadino di San Vincenzo, sia per l’enorme massa di inesattezze a proposito dei dettagli del progetto che si riscontrano nel testo.
Sarebbero stati “rimessi in discussione diritti edificatori acquisiti da parte della proprietà”, peccato che non siano mai stati acquisiti diritti edificatori da parte della proprietà. Come ha spiegato benissimo Massimo Bandini, PD, in Consiglio Comunale illustrando il caso del Paradisino, è il permesso a costruire che determina il diritto edificatorio, in sua assenza al più, qualora sia presente una convenzione firmata dalle parti, si può parlare di “aspettativa qualificata”.
Il fatto è che non solo non c’è mai stato permesso a costruire ma neppure una convenzione firmata dalle parti pertanto non c’è neppure “l’aspettativa qualificata”. Consigliamo a quella parte del PD che ha inviato il documento di mettersi d’accordo con Bandini. È opportuno anche perché, in questo caso, l’Assessore all’Urbanistica di San Vincenzo che avrà certamente partecipato alla stesura del documento, aveva ragione, salvo magari essersene dimenticato.
Il conto delle volumetrie del documento del PD non torna. Nessun coraggioso e draconiano taglio alle volumetrie, una semplice contrattazione che ha portato a trasformare 9.000 mq di rta in 4.000 mq in più di seconde case. Detto per inciso i 6.000 mq di albergone rimasti e le migliaia di mq di conversioni di baracche e pollai in case occuperanno suolo nuovo, non saranno loft in mongolfiera.
Manca invece una pur minima riflessione sul fatto che una progettazione pubblica pagata con i soldi dei cittadini e durata otto anni, si sia dimostrata così incoerente, fragile e inconciliabile con gli strumenti urbanistici provinciali e regionali.
La rivolta della Val di Cornia è dunque priva di argomenti e si contraddice con le dichiarazioni ufficiali dei suoi stessi esponenti. Leggendo il documento si ha la percezione di un grave ritardo di alcuni politici di zona nell’analisi della crisi economica e dell’incapacità di elaborare nuove idee di futuro per assicurare lavoro e dignità a questo territorio.
Alla fine del film, persino il solito scomposto attacco ai comitati “portatori d’interessi particolari”, suona come la solita, stanca, storiella già sentita troppe volte buona al più per strappare solo un tenue sorriso di compassione.
Nicola Bertini, Maurizio Villani – Forum del Centrosinistra per San Vincenzo.
Dal Blogger Fantasma leggi «Compagni che sbagliano all’unanimità – spieghiamogli perché»
Sulla stampa:
«Rimigliano stop, esulta il «Comitato Campiglia». Bacchettate al sindaco e al Pd in rivolta contro Rossi.
Se il PD della Val di Cornia ha votato all’unanimità un documento per sostenere il progetto Rimigliano e criticare la Regione che ha fermato l’iter del piano, il «Comitato per Campiglia» invece è d’accordo con la decisione del presidente Enrico Rossi. «Quello di Rimigliano — afferma il Comitato presieduto da Alberto Primi — è un piano che non garantisce nessuno sviluppo, che non risponde agli interessi collettivi del territorio e che compromette un bene sul quale si può basare la ricchezza delle generazioni future, senza spostare montagne di denaro né devastare il patrimonio edilizio. Ha fatto bene dunque la Regione Toscana — continua — a indire la Conferenza Paritetica Interistituzionale sulla Variante al Regolamento Urbanistico di San Vincenzo.
Sarà così l’effettivo confronto istituzionale tra Regione, province e comuni a stabilire le anomalie e le incongruenze di un progetto sul quale il Forum del Centrosinistra di San Vincenzo, il nostro Comitato per Campiglia, associazioni, liste civiche e partiti di sinistra della Val di Cornia si sono battuti al fine di riportarlo nei confini dell’interesse pubblico».
«Un piano — si prosegue — sul quale l’amministrazione comunale ha speso centinaia di migliaia di euro di soldi pubblici per garantire alla proprietà un considerevole ritorno economico. Aldilà delle anomalie tecniche (calcolo delle volumetrie, pollai trasformati in case, “Vas”, ecc.) quel piano contrasta apertamente con il mantenimento del paesaggio agrario e la salvaguardia delle unità poderali, che costituiscono invece chiari indirizzi regionali.
Un piano di basso livello e costretto a barcamenarsi davanti ai cittadini con grandiosi proclami di difesa del paesaggio agrario e che invece si fonda proprio sulla disastrosa dissociazione tra i terreni e le proprietà immobiliari previste. E sull’ingannevole sdoppiamento tra Regolamento Urbanistico e Piano agricolo aziendale, che cerca di celare la drammatica realtà di un’agricoltura relegata a giardinaggio per condomini di lusso».
E ancora: «Per quanto oggi si affannino Amministrazione Comunale, proprietà, assessori provinciali e Cna a difendere il piano e gli investimenti che dovrebbero salvare l’economia del territorio, a noi è sempre stato chiaro che il futuro di Rimigliano si deve giocare su un livello completamente diverso, al di fuori dei vincoli imposti dal gioco del profitto da garantire all’acquirente.
Una parte del Pd si dispera per le intenzioni della società proprietaria di abbandonare il progetto, dichiarando che abbiamo perso tempo. Il sindaco di San Vincenzo minaccia improbabili azioni legali contro la Regione.
Noi proponiamo per Rimigliano molti meno investimenti, molti meno soldi, un progetto del terzo millennio, basato sulla paziente intelligenza dell’agricoltura e su un turismo sostenibile. Ripartiamo dalla produzione agricola di qualità, dalla vendita diretta e ristorazione con prodotti dell’azienda, dall’allevamento, dalla fruizione pubblica, dall’escursionismo, l’equitazione e la caccia».
La Nazione 12.03.2012
«Rimigliano, Rossi delegittimato dal Pd»
Il Forum, tramite i consiglieri Bertini e Viliani, replica alla direzione di zona del Pd che ha dato sostegno al sindaco Biagi sulla questione Rimigliano, dopo che la giunta regionale ha deciso di passare la vicenda al vaglio della conferenza paritetica interistituzionale.
«Constatiamo con amarezza – dice il Forum – che una parte del Pd si è adeguata alle posizioni del sindaco Biagi ed evoca denunce alla Regione… Mentre il presidente Enrico Rossi fa valere il sistema di controlli… una parte del Pd di zona lo delegittima esaltando un modello di sviluppo che ha fallito ovunque. Quello del Pd è un documento strano – si prosegue – sia per il sostegno alle dichiarazioni di Biagi, sia per le tante inesattezze sul progetto.
Secondo Biagi, sarebbero stati rimessi in discussione diritti edificatori acquisiti. Peccato che non sia così. Come ha spiegato bene l’assessore all’urbanistica in consiglio illustrando il caso del Paradisino, è il permesso a costruire che determina il diritto edificatorio; in sua assenza, e qualora sia presente una convenzione firmata, si può parlare di “aspettativa qualificata”. Ma in questo caso non c’è mai stato permesso né convenzione».
Il Forum non considera vi sia stato alcun taglio alle volumetrie: «Alla fine – si conclude – perfino lo scomposto attacco ai comitati considerati “portatori d’interessi particolari”, suona come la solita storiella, buona al più per strappare un tenue sorriso di compassione».
Paolo Federighi -Il Tirreno 12.03.2012