In Svizzera vince la voglia di preservare l’ambiente: basta con le seconde case

In Svizzera vince la voglia di preservare l’ambiente: basta con le seconde case

Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!” è la proposta, lanciata dall’organizzazione Helvetia Nostra dell’ecologista vodese Franz Weber e mira a limitare il numero delle abitazioni secondarie ad un massimo del 20% rispetto al totale delle unità abitative che si trovano in ogni Comune.

La grande sorpresa della votazione federale dell’11 marzo, l’adozione dell’iniziativa per limitare la costruzione di seconde case, è anche il tema principale della stampa svizzera all’indomani. Le diversità regionali dei commenti rispecchiano quelle del voto.
“Valle contro montagna”, titola la Neue Zürcher Zeitung (NZZ), secondo cui l’insolita – seppur di misura – approvazione dell’iniziativa popolare ‘Basta con la costruzione sfrenata di abitazioni secondarie!’, lanciata dal difensore della natura Franz Weber, è frutto di un “malessere diffuso”. E apparentemente la maggioranza dell’elettorato elvetico non si è fidato delle promesse del governo e del parlamento di provvedimenti per risolvere i problemi della deturpazione delle regioni alpine e dei letti freddi, analizza il quotidiano zurighese.

Governo e parlamento erano in primo luogo contrari a un limite generalizzato del 20% delle seconde case rispetto al totale delle abitazioni di ogni comune e sostenevano la necessità di quote regionali differenziate. Per la NZZ, non ci si deve comunque lasciare ingannare: non significa che tutti coloro che hanno votato sì all’iniziativa non siano sensibili alle diversità. Semplicemente avevano a disposizione solo “una risposta globale agli eccessi del passato accettabile per il popolo”.

“Se non funziona più, arriva Weber”
Il responso delle urne non sorprende il quotidiano grigionese Südostschweiz, il quale osserva che da decenni l’ambientalista Franz Weber rappresenta “una sorta di ultimo rimedio. Se non funziona nulla, arriva Weber”.

Secondo il giornale grigione, era anche relativamente facile entusiasmare gli elettori per l’iniziativa: “Alcune immagini – prima e dopo – di località come Verbier, Celerina o Flims” sarebbero bastate”.

La Südostschweiz punta pure il dito contro i politici svizzeri, incapaci di proporre un’alternativa valida all’iniziativa. “Avrebbero avuto in mano un controprogetto indiretto veramente accattivante da sviluppare. Ma la lobby della costruzione e delle regioni di montagna lo ha impedito”. Così alla fine hanno pagato il conto.

Problemi di applicazione
Anche per il Tages-Anzeiger, non ci sarebbero state soluzioni migliori rispetto a una rigida quota del 20 per cento. “Ma parlamento, cantoni, comuni e associazioni sono colpevoli della propria sconfitta. La controproposta del parlamento era debole, così come era debole l’impegno delle associazioni economiche”.

I principali colpevoli della sconfitta, tuttavia, secondo il quotidiano zurighese, sono i cantoni e i comuni, che adesso “ricevono il conto di decenni di una pianificazione del territorio negligente”. L’elettorato non ha verosimilmente più creduto alle loro assicurazioni di voler affrontare seriamente il problema delle seconde case.

Artefici delle proprie sconfitte
Anche secondo la Tribune de Genève è giunta l’ora di fare i conti, in particolare per il Vallese, i Grigioni e i grandi promotori che “oggi pagano per decenni di abusi e cementificazione selvaggia”. “Dalle loro riserve indiane, di cui hanno loro stessi eretto le mura, i vallesani e i grigionesi non hanno visto arrivare la minaccia. Si sentono incompresi da cittadini arroganti. Possibile. Ma loro non hanno colto il potente attaccamento identitario degli svizzeri alla loro natura”, tuona il giornale di Ginevra.

Da Losanna il quotidiano 24 Heures sentenzia che “la Svizzera delle città ha punito la Svizzera delle montagne per eccessi che rifiuta di confessare. Con la loro arroganza vendicativa, gli oppositori dell’iniziativa di Franz Weber hanno senz’altro favorito il successo del testo che hanno combattuto con tanto vigore”.

“Il popolo svizzero ha votato contro il Vallese? Certo che no. Si tratta più probabilmente della profonda volontà popolare, fortemente radicata nelle città, di preservare i paesaggi tradizionali delle nostre montagne”, analizzano i quotidiani neocastellani L’Express e L’Impartial.

“Un Vallese unito, ma sconfitto e abbattuto”
Di tutt’altro tono il commento del quotidiano vallesano Le Nouvelliste, che mette in croce la sinistra e le regioni urbane. Per il giornale, i rari sostenitori dell’iniziativa nel cantone “rappresentano una nuova sinistra, cittadina, istruita, che beneficia di salari elevati e che dà volentieri delle lezioni. Questa sinistra è molto distante dagli operai delle officine, dai lavoratori delle segherie e degli impianti di risalita”.

Il Nouvelliste insorge quindi contro la Svizzera francese. “Domenica, il Vallese è anche stato battuto e abbattuto dai romandi che, tutti uniti, hanno votato contro i nostri interessi. Loro che approfittano delle nostre montagne hanno in primo luogo pensato egoisticamente a non avere degli chalet davanti al loro. La solidarietà ha preso un brutto colpo”.

Giorno amaro per il Ticino, che spera nella legge
Molto acide sono anche le reazioni dei quotidiani in Ticino, dove l’iniziativa per la limitazione di seconde case è stata bocciata da una maggioranza del 54% dei votanti. I commentatori esprimono rabbia e frustrazione per un verdetto che percepiscono come un’imposizione urbana che penalizza i cantoni turistici e rurali.

“Se le Alpi sono il loro giardino”, titola il commento del Corriere del Ticino, per il quale “nell’inconscio collettivo di molti abitanti dei grandi agglomerati urbani svizzeri e delle agiate regioni dell’Altopiano, le Alpi e il sud delle Alpi vengono visti anzitutto come il proprio polmone verde, un giardino rustico e bucolico che riecheggia campanacci e la Svizzera pura e intatta «d’antan». Cosa ne pensano gli abitanti (meno agiati) delle regioni alpine, in cui edilizia e turismo vivono in misura non indifferente su una nuova transumanza vacanziera conta poco”.

“Le case secondarie spaccano la Svizzera” titola il Giornale del popolo, per il quale è “al limite della beffa il risultato finale, che per poche migliaia di voti introduce un diktat rigido e centralistico sul tasso di abitazioni secondarie in tutte le… Svizzere. In quella dell’Altopiano urbanizzato come in quella della montagna turistica. Secondo il foglio luganese, adesso “non resta che sperare in un soprassalto di federalismo al momento in cui governo e parlamento dovranno legiferare”.

Nella stessa direzione vanno le speranze del commentatore della RegioneTicino, secondo il quale “la partita vera comincia oggi”, poiché “la rigidità del testo” dell’iniziativa pone “seri problemi di applicazione”, dato che introducendo “un limite massimo del 20 per cento di appartamenti di vacanza in ogni Comune, non tiene a sufficienza conto delle peculiarità regionali”.

Il giornale bellinzonese riconosce la necessità di mettere fine allo “sviluppo edilizio disordinato” in certe zone del paese, ma auspica l’elaborazione di una legge che eviti “un’applicazione eccessivamente rigida” dell’iniziativa. A suo avviso sono indispensabili “misure accompagnatorie adeguate” che consentano di “arginare la tendenza allo spopolamento e scongiurare la crisi” nelle regioni alpine “la cui risorsa principale è costituita dal turismo”.
di Sonia Fenazzi –swissinfo.ch 12.03.2012

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