Chiamiamolo “il fallo di Valerio”

Chiamiamolo “il fallo di Valerio”

Lo chiameremo Valerio,
soltanto Valerio.

Sì, perché il monte non c’è più: al suo posto ci sono degli avvallamenti, sui  quali è sorto un villaggetto di edifici e strutture coperte, di supporto alle cave.
Se ci si aiuta un po’ con un rendering o con questo piccolo video, si può ottenere un’immagine d’insieme niente male.

Si sa, il mutare della toponomastica è lento, occorre che la natura e l’uomo ci mettano del suo.
Così avviene che alcuni luoghi conservino il loro nome senza averne più quell’identità riconoscitiva: che so, Rimigliano, che del rio Emiliano non ha quasi più traccia. Venturina Terme ha riassunto di recente pomposamente la toponomastica dei luoghi della Caldana e delle Caldanelle: l’acqua calda comunque ancora scorre sottoterra e affiora in superficie intorno all’abitato.

E’ stata un’operazione di “restyling”, a fini promozionali.
Se prima “l’additivo” Terme richiamava alla mente un luogo per vecchi o malaticci, adesso invece costituisce un forte richiamo per chi cerca un naturale benessere fisico.

Scendendo per la  via Citerna che taglia verso la vecchia Aurelia si vede il mare, tra olivi e ginestre. La suggestione tuttavia dura poco. L’enorme cantiere-cratere delle cave riporta immagini di  una realtà postindustriale (vedi video in alto).

E che dire della esibizione a valle dei manufatti ricavati dagli scavi: da un lato della strada girandole gigantesche tra pini marittimi e dall’altro, accanto ad un masso a memoria della passata natura dei luoghi, c’è una sorta di enorme simbolo fallico:

  

A prima vista sembrerebbe  che non ci fosse più nulla da scavare, perché ormai la collina è  del tutto sventrata.

Conviene allora replicare la lungimiranza degli amministratori che ha voluto ribattezzare Venturina nella convinzione che sia sufficiente modificare il nome ad un luogo per modificarne i destini. Del resto anche il ventennio fascista ci ha dato molti esempi in tal senso.

Perciò  per il prossimo  futuro, quando nonostante le concessioni “senza tempo” non ci sarà neppure un sasso da portar via, occorre pianificare un’area  residenziale in luogo delle cave, operando semmai un lodevole “recupero edilizio” delle strutture esistenti.

Sarà sufficiente procedere attraverso l’individuazione  della destinazione dei singoli immobili: soluzioni abitative, spazi comuni e, che so, qualche richiamo alle terme appunto di Venturina, prevedere un centro benessere, che potrebbe evocativamente chiamarsi  “Sales Spa”, giocando  soltanto sul nuovo significato delll’acronimo: Salus per Aquam.

E allora – al passo con i tempi ed i luoghi – questo prossimo futuro villaggio-vacanze chiamiamolo Valerio.
Valerio e  basta.

Laura Riccio
Comitato per Campiglia

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