La Toscana del cemento – No alle case a Rimigliano – Scrive Nicola Bertini

Come agire su un territorio colpito dalla speculazione edilizia che ha cancellato attrattive e qualità del paesaggio? Innanzi tutto chi, come fa il candidato sindaco Davide Lera, si dice favorevole al “piano casa” di Berlusconi ma contrario alla speculazione edilizia, è già in grave contraddizione. Il Piano casa deriva dall’idea che ampliando e costruendo si fa reddito a prescindere dal perché, dal come o dal cosa si costruisce. Quest’errore c’ha portati sull’orlo di una gravissima crisi. A San Vincenzo si sono costruite centinaia di seconde case e ciò ha prodotto rendita per pochi, l’impossibilità di trovar casa per i giovani, e un territorio cementificato e dequalificato.

Pensiamo ai dati Istat riportati dal professor Settis sul Tirreno: negli ultimi 15 anni in Trentino il consumo di suolo è aumentato del 2,7% contro il 26,1% della Calabria. Se quello che afferma Berlusconi fosse vero, in Trentino si dovrebbe fare la fame mentre la Calabria dovrebbe essere una delle regioni più ricche d’Europa. Così non è, ci pare.

Adesso la crisi internazionale obbliga a una transizione che può determinare spaventose conseguenze sociali ed economiche. Le case si vendono con difficoltà. Quel mercato che alcuni hanno voluto immaginare perennemente in ascesa, è in crisi. In un momento come questo, il piano casa compromette le risorse territoriali residue ed è economicamente dannoso.

Biagi e Lera vogliono costruire a Rimigliano, dove il sindaco uscente vuol realizzare 250 seconde case e un albergone di 7.000 mq mentre lo sfidante di destra, sostenuto da diversi ex assessori come Morandini, Dani e Sergio Giomi, propone di realizzare alberghi e abitazioni di “qualità” vicine al mare. Progetti già superati negli anni ’70.

La nostra proposta di recupero di ciò che c’è nella tenuta (12.500mq) da destinare ad attività alberghiera e parallelo potenziamento dell’attività agricola, è remunerativa per il privato e rappresenta una forte opportunità per l’interesse collettivo. E ancora, Biagi e Lera pensano di buttar giù mezzo palazzo comunale per farci un albergo e Biagi vuol buttar giù le scuole per costruirci appartamenti!

Oggi occorre puntare tutto sul recupero dell’esistente e sul restauro del patrimonio edilizio e mettere a disposizione risorse per le ristrutturazioni col recepimento delle tecniche di bioedilizia e bioarchitettura. Così l’edilizia manterrebbe gli attuali livelli di lavoro non occupando nuovo suolo ma migliorando l’efficienza degli edifici esistenti. Si creerebbero nuovi posti di lavoro, anche qualificati, nell’indotto. Ci vogliono aziende che producano pannelli isolanti, infissi, pannelli fotovoltaici e termici… Un’enorme opportunità che parte dalle esigenze dei cittadini, poco esposta alle crisi finanziarie, in grado di generare un circolo virtuoso di progresso sociale, economico e ambientale.

Gli interventi da realizzare al più presto sono quelli dell’edilizia popolare visto che la speculazione ha negato il diritto alla casa soprattutto ai giovani. Da parte nostra non c’è nessuna “paura” dell’urbanistica. Noi abbiamo un piano pubblico innovativo per tutelare le nostre risorse territoriali e identitarie e sappiamo come applicarlo con misure concrete e semplici. Per uscire da questa grave crisi gli stessi discorsi e le stesse ricette di cinque anni fa, non sono più buone. Ci vuole una nuova classe politica con idee adatte a un nuovo scenario che presenta grandi rischi e offre, a chi saprà dare risposte adeguate, grandi possibilità.

Nicola Bertini (candidato sindaco del Forum del centrosinistra per San Vincenzo)

18 maggio 2009

Il Tirreno