L’analisi del Comitato su Baratti come appare sulla stampa

Corriere Etrusco 6.9.2010:

BARATTI: «VOLONTA’ DI FARE GUADAGNARE ALCUNI CON LA RENDITA DI POSIZIONE»

Il sindaco di Piombino su Baratti vuole tranquillizzare i Piombinesi, e su Facebook scrive  “Noi vogliamo che Baratti resti accessibile a tutti, compresi coloro che hanno dei privilegi nel Golfo che temono di perdere. Se qualcuno la vuole raccontare, o capire, in un altro modo, faccia pure. Per noi Baratti e’ di tutti.”, ma stanno arrivando alla nostra redazione decine e decine di lettere di persone che dicono di essere molto preoccupate per ciò che succederà nel golfo, anche perché vedono cosa sta accadendo a San Vincenzo e accadrà a Rimigliano. Riportiamo quindi sull’argomento un analisi del Comitato per Campiglia, che seppur lunga illustra il piano dal punto di vista di questa associazione che è sempre stata molto sensibile sulle sorti del territorio della Val di Cornia.
(segue l’integrale dell’analisi)

Il Tirreno 7.9.2010:

«Baratti, un progetto contraddittorio»
Il Comitato per Campiglia critica le previsioni del Piano

«Il piano particolareggiato per Baratti e Populonia non si preoccupa minimamente di individuare precisi programmi di scavo, tutela, valorizzazione e protezione del patrimonio archeologico». E’ la prima critica del Comitato per Campiglia nelle sue analisi sul piano, affrontato punto per punto, con osservazioni legate a ogni singolo obiettivo «ricavati – dice il Comitato – dalle schede norma relative agli ambiti unitari».

Allora vediamo in sintesi qualcuna delle osservazioni ai punti principali del Piano: sull’ipotesi della realizzazione di un’area attrezzata per attività veliche, con un nuovo edificio di mq. 248 ampliando le attrezzature attuali e utilizzando il volume di ruderi e di costruzioni precarie e provvisorie esistenti, con nuovi parcheggi, per il Comitato «dato il pregio dichiarato del contesto della pineta, non ha senso consolidare una struttura ampliandola di fatto. L’azione più corretta sarebbe demolire tutto, quanto meno i ruderi e la cabina non più in uso. L’ampliamento del fabbricato attuale, insieme alla previsione di gare veliche e a rimessaggi a castello delle barche, porterà a un incremento degli utenti creando ancora più problemi al mantenimento di un luogo di cui si riconosce la fragilità».

Poi il complesso alberghiero al Casone: «La realizzazione di nuove partiture interne inevitabili per realizzare servizi – dice il Comitato – è in conflitto col restauro filologico. Ma a monte sorgono grossi dubbi sulla possibilità di immettere sul mercato una struttura ricettiva vera e autonoma con meno di 30-34 camere senza resedi privati e senza tutta una serie di “comodità” che giustificano i prezzi di un albergo di alta categoria».

Sul riordino del water front della Torre di Baratti l’opinione del Comitato è invece che «per migliorare la qualità dei servizi ricettivi bastano un numero di zone d’ombra pari o poco superiore al numero di camere, per altro già previsti in fronte alla Torre. Permettere fino a 400 presenze in un nuovo stabilimento vuol dire che si vuole aggravare la presenza di persone, e mettere ancora più a rischio la fragilità del luogo. E’ poi scandaloso far finta di lasciare una spiaggia libera quando di fatto si tratta di una striscia di sassi grossi e scomodi».

Uno dei punti più discussi del Piano è poi la sostituzione del traffico veicolare privato con servizi navetta in partenza dalla “Porta del Parco”. «In questo modo – spiega il Comitato – tutti i non residenti dovranno servirsi di un bus navetta con cadenza di 30 minuti. Tutto questo meccanismo viene immaginato per soli tre mesi l’anno ed è pura follia prevedere un bussino che passa ogni mezz’ora (speriamo sia un errore di stampa) con code di centinaia di persone e code di veicoli che cercheranno di entrare con le scuse più improbabili o di diritto ma imbottigliati tra gli altri».

«In conclusione – dice il Comitato – il Piano dichiara di porsi come scopo la riduzione di un’eccessiva presenza dell’uomo per non mettere a rischio un contesto delicatissimo e progetta un meccanismo di trasporto e di accessi che serve tre mesi ed è equiparabile ai metodi permanenti di accesso ai grandi parchi del mondo. Nello stesso tempo ipotizza nuovi punti di attrazione che nulla hanno a vedere con la vocazione archeologica del parco (alberghi, stabilimento balneare, centro velico) e che porteranno sempre più utenti aggravando i rischi di manomissione del contesto ambientale».

 

La Nazione 7.9.2010:

«Baratti, piano per pochi intimi»
«C’è la volontà di far guadagnare qualcuno a scapito di tutti»

«CON IL PIANO particolareggiato di Baratti c’è la chiara volontà di fare guadagnare alcuni con la rendita di posizione che Baratti, che è di tutti, permette». A sostenerlo è il Comitato per Campiglia che dopo averlo analizzato punto per punto critica fortemente il progetto che lo considera contraddittorio e senza precisi obiettivi. «Il piano dichiara di porsi come scopo la riduzione di una eccessiva presenza dell’uomo per non mettere a rischio un contesto delicatissimo e progetta un meccanismo di trasporto e di accessi che serve per tre mesi e che è equiparabile ai metodi permanenti di accesso ai grandi parchi archeologici e naturalistici del mondo – incalza il presidente Alberto Primi – nello stesso tempo ipotizza di creare nuovi punti di attrazione che nulla hanno a vederecon la vocazione archeologica del parco (alberghi, stabilimento balneare, centro velico) e che porteranno sempre più utenti. Alla base di questa contraddizione vi è l’incapacità o la non volontà di decidere cosa devono essere Baratti e Populonia. Visto che le strutture ricettive attuali non sembrano essere carenti di presenze nel periodoestivo e quindi non hanno bisogno di nuove utenze in quell’arco dell’anno, viene spontanea la domanda a cosa o a chi serva il piano? Quello che vediamo con chiarezza è la volontà di fare guadagnare alcuni con la rendita di posizione che Baratti, che è di tutti, permette ».

VEDIAMO anche che per la massa delle persone sarà più difficile godersi questo posto come hanno fatto fino ad oggi, vediamo che la mania di progettare tutto in maniera stabile e rigidamente preordinata porterà a fare assomigliare sempre più Baratti e Populonia a centri balneari. In genere – continua il Comitato – i piani particolareggiati hanno, a monte delle ipotesi progettuali, una analisi di vari fattori significativi, (flussi di traffico nell’arco dei mesi dell’anno e nei giorni della settimana, analisi delle infrastrutture e loro potenzialità di assorbimento, vincoli archeologici, ambientali, paesaggistici sia a livello di suolo che di acque) e degli obiettivi che devono essere sempre verificati alla luce della necessità di tutelare il patrimonio ambientale che nel nostro caso è di altissimo livello e quindi degno di altissima attenzione. Nel caso del Piano di Baratti e Populonia, almeno leggendo quanto messo in rete, non vediamo alcunché degli studi preliminari, né vediamo detti, in maniera organica, gli obbiettivi del Piano. Gli amministratori e gli architetti più bravi sono quelli che capiscono che certi luoghi magici non hanno bisogno di progetti ma di modesti piccoli gesti: come tenere pulito, piantare alberi e fiori, togliere le incongruenze, e che capiscono che ci sono sistemi più semplici per regolare il traffico tre mesi l’anno senza bisogno di costruire, costruire, costruire in un delirio di horror vacui in cui tutto deve essere definito, preordinato e in fin dei conti, ingessato»

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