“Lascio il consiglio comunale perché non contiamo nulla” (Alessandra Angelini)

A San Vincenzo, il PD in consiglio comunale perde pezzi per strada… Per la verità, le dimissioni di Alessandra Angelini sono state telegraficamente annunciate nel corso dell’ultimo consiglio quando si è provveduto alla surroga con Elena Cianchetta, ma senza illustrare le motivazioni delle dimissioni della Angelini. Si è cercato di miminizzare rendendo pubblico solo l’atto, che peraltro noi avevamo ampiamente anticipato. Ora però Alessandra Angelini ci fornisce copia della lettera di dimissioni motivate da un chiaro dissenso gestionale politico attuato dall’attuale maggioranza sempre più improntata su scelte di pochi (il sindaco e la giunta, tutta di «esterni» nominati dal sindaco) e sempre meno sul coinvolgimento dei componenti del consiglio comunale i quali (legittimamente eletti) devono solo alzare la mano al momento di deliberare. Per questo, la Angelini, ci tiene a rendere pubblico visto che il consiglio comunale si è guardato bene dal leggere la lettera di dimissioni».

Dice: «Vorrei, nel rispetto di tutti ma soprattutto nei confronti di coloro che mi hanno eletta, rendere note le motivazioni che escludono gli impegni privati come è usanza giustificare simili dimissioni». La lettera datata 17 Aprile (inviata al sindaco ed al capogruppo), dice testualmente: «Diverse le motivazioni che mi supportano in questa scelta difficile: ho messo a disposizione il mio tempo, l’entusiasmo che mi ha portato ad accettare il delicato compito conferitomi, la voglia di agire e fare per il bene comune e oggi mi sento demotivata e a disagio. Le ultime vicende amministrative mi hanno trovata in disaccordo, avrei voluto un ruolo più attivo del consiglio e non così subordinato alle delibere della giunta. Non sarebbe giusto continuare non condividendo il percorso che la maggioranza sta portando avanti…».

Una chiara, sintetica denuncia che, con le dimissioni, Alessandra Angelini ha inteso divulgare; ha avuto il coraggio di dire quello che da tempo, anche noi (e non solo…) andiamo, nel corso delle cronache, ad evidenziare. Un consiglio dove gli eletti hanno il compito di alzare la mano al momento di approvare. Nel corso di questi anni non abbiamo avuto l’opportunità di conoscere il timbro della voce della stragrande maggioranza dei componenti la maggioranza. La giunta è formata da ben sei assessori tutti con delega esterna in quanto nominati discrezionalmente dal sindaco i quali si avvalgono di quattro dirigenti oltre a sei funzionari per un comune di appena settemila residenti… In altri termini siamo di fronte ad assessori non eletti direttamente dalla gente ed i consiglieri legittimamente eletti dal «partitone», fanno bella mostra in consiglio avallando le decisioni prese da una giunta che, lo ripetiamo, non è sicuramente espressione della volontà popolare.
Piero Bientinesi – La Nazione 26.6.2012

«Non voglio votare decisioni già prese»
 San Vincenzo, polemiche dimissioni dal consiglio comunale Alessandra Angelini, eletta col Pd, attacca sindaco e giunta
«Oggi mi sento demotivata e a disagio. Le ultime vicende amministrative mi hanno trovata in disaccordo, avrei voluto un ruolo più attivo del consiglio comunale e non così subordinato alle delibere della giunta. Non sarebbe giusto continuare non condividendo il percorso che la maggioranza sta portando avanti». Questo un passaggio della lettera di dimissioni da consigliere comunale di maggioranza di Alessandra Angelini.

Una lettera che Angelini rende pubblica «per fare chiarezza – dice – sulle ragioni della mia scelta». Indiscrezioni la volevano dimissionaria per motivi familiari. Alessandra Angelini, 49 anni, è laureata in psicopedagogia, è titolare da molti anni, insieme al marito Fabio Favilla, di uno dei più importanti studi commerciali del paese. Nel 2009 fu eletta consigliere di maggioranza in quota Pd con una quantità di preferenze (oltre 140) seconda soltanto a quella di Riccardo Giommetti.

Perché si è dimessa da consigliere?
«Mi sono dimessa perché il ruolo di consigliere comunale è limitato ad approvare atti scaturiti da decisioni già prese dalla giunta e dal sindaco. Avevo intrapreso quest’avventura con entusiasmo e umiltà, sperando di poter dare un contributo concreto al paese. Ma, purtroppo, non c’è spazio per la discussione né per le critiche o le voci fuori dal coro, e non c’è possibilità di incidere sulle decisioni già prese in partenza. Oltre a ciò, non ero d’accordo con tutte le ultime decisioni prese dall’amministrazione comunale». Quali sono le decisioni che la vedevano contraria? «Tassa di soggiorno, parcheggi blu sulla Principessa e il bailamme sulle decisioni contraddittorie relative al Paradisino e la vendita di pezzi di territorio comunale come descritto nel piano delle alienazioni immobiliari».

Perché ha deciso di rendere pubbliche le motivazioni delle dimissioni solo adesso?
«Ho protocollato la mia lettera di dimissioni il 17 aprile, consegnandola al sindaco Biagi, il quale mi aveva assicurato che l’avrebbe letta nel consiglio comunale di maggio, rendendo in tal modo note le ragioni della mia decisione. Ma ciò non si è verificato, e nell’ultimo consiglio comunale il sindaco si è limitato a dare una semplice comunicazione delle mie dimissioni, senza dire una parola sulle ragioni, e procedendo all’insediamento del nuovo consigliere. Visto che non è stata mantenuta la parola, e visto che è mio dovere render conto agli oltre 140 cittadini che mi hanno votato, ho deciso di dire le cose come stanno».

Cosa pensa del ruolo dei consiglieri comunali?
«Sono sempre stata una donna di sinistra, di una sinistra aperta e pronta ad accettare le voci critiche anche e soprattutto al proprio interno, discutendo e riflettendo sulle varie opinioni e i diversi punti di vista. Tuttavia mi sono accorta, in questa mia esperienza, che qui il consigliere comunale è un soggetto assolutamente marginale, una sorta di strumento utilizzato solo per ratificare le decisioni prese da giunta e sindaco, senza autonomia né possibilità di discutere, in balia di un modo di gestire la cosa pubblica di estrema chiusura e rigidità. Spesso i consiglieri non sanno neanche, o sanno pochi giorni prima e in modo a volte raffazzonato, su cosa dovranno esprimersi alzando la mano».

E i suoi colleghi consiglieri cosa le hanno detto?
«Ho ricevuto molti attestati di stima per le mie critiche a viso aperto nelle riunioni, ma al momento delle mie dimissioni ho trovato freddezza e, in alcuni casi, dissenso per la mia scelta. Quello che ci dicevamo fuori dal palazzo, purtroppo, non si trasferiva dentro».
Paolo Federighi – Il Tirreno 26.6.2012

 

image_pdfSalva Pdfimage_printStampa

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *