Le nuove regole bocciano le dimensioni della Principessa. Salva solo per il vecchio codice

Regolare o irregolare? Il dibattito intorno a via della Principessa, teatro di un duplice incidente mortale la scorsa settimana, si arroventa e scalda gli animi dei cittadini. E nonostante il sindaco Michele Biagi e il comandante dei vigili Mauro Cristiani ribadiscano la sicurezza del tracciato e difendano le modifiche apportate negli ultimi anni, ci sono elementi che convincono poco anche gli esperti di infrastrutture viarie. Ma procediamo con ordine.

Nel corso dell’ultimo consiglio comunale Nicola Bertini, il capogruppo del Forum centrosinistra, ha fatto presente che secondo un decreto ministeriale le strade extraurbane secondarie devono avere corsie larghe almeno 3 metri e mezzo, pertanto la Principessa (con 2,75 metri per corsia) non sarebbe a norma.

«Confermo che la strada che costeggia il parco di Rimigliano è classificata in questa tipologia da un decreto prefettizio di diversi anni fa – spiega Cristiani – Tuttavia è opportuno notare che il testo del ministero a cui si faceva riferimento è del 2001 e riguarda le strade di nuova costruzione. Per quelle già esistenti, invece, valgono ancora oggi le misure stabilite dal Codice della strada e indicate dall’articolo 140 del regolamento di attuazione che prevede per l’appunto una misura minima di 2,75 metri».

Tutto in regola, dunque? Forse. Per orientarci in questo labirinto di decreti e misure abbiamo interpellato il professor Massimo Losa, docente al dipartimento di ingegneria civile dell’università di Pisa ed esperto nella progettazione e realizzazione delle infrastrutture viarie. Partiamo dalla questione della classificazione, su cui non paiono esserci dubbi: «Le extraurbane secondarie sono strade con un’unica carreggiata, almeno una corsia per senso di marcia e banchine – spiega il professore – Sono divise in due categorie C1 e C2. Si differenziano per le dimensioni (3,75 metri contro 3,5) e per il fatto che le prime hanno volumi di traffico più sostenuti».

Il professore ci spiega che il decreto ministeriale del 2001 effettivamente si riferisce alle strade di nuova costruzione, ma approfondisce il discorso: «Successivamente a quel documento sarebbe dovuto uscire un altro decreto, stavolta relativo all’adeguamento delle strade esistenti – spiega Losa – Come spesso accade, quel testo non è mai arrivato e quindi siamo rimasti in una situazione di vacatio legis. È chiaro, però, che dove si interviene per fare dei lavori, è buona norma seguire le indicazioni più recenti».

Non pare questo il caso di San Vincenzo: nel Comune della costa degli Etruschi, invece di allargare le corsie per adeguarle alle misure delle nuove tabelle ministeriali, si è addirittura pensato di restringerle per introdurre una pista ciclabile. E anche sulla tanto discussa via riservata agli amanti della bici un occhio esperto avrebbe probabilmente da ridire: «La loro realizzazione su questo tipo di strade è consentita – spiega il prof – ma la prudenza suggerisce di separarle dalla carreggiata attraverso una banchina».
Il Tirreno 3.8.2011