Le ricadute del P.A.E.R.P. di Livorno sul Campigliese e sulla Val di Cornia

Le ricadute del P.A.E.R.P. di Livorno sul Campigliese e sulla Val di Cornia

Il P.A.E.R.P.  (Piano delle attività estrattive, di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili della Provincia) di Livorno infatti il Piano provinciale, adottato nel Gennaio 2014 e valido fino al 2022,  è ricco di buoni propositi, obbiettivi e suggerimenti.

Gli obbiettivi sono condivisibili (Aumento del riutilizzo di materiale inerte derivante dal riciclo (nel 2010 rappresentava appena il 17% degli inerti estratti);valutazione sui futuri volumi di estrazione in termini di sostenibilità ambientale/occupazionale tendendo al soddisfacimento dei fabbisogni dalla disponibilità di risorsa individuata a livello provinciale; incentivo al recupero/ripristino delle cave abbandonate (nel 2010 nella sola provincia erano 129)

Le indicazioni sono sagge (Art. 7.2…. contenimento dell’impatto visivo, contestualità tra coltivazione e recupero ambientale;….. dovrà essere ridotto il periodo temporale di esposizione visiva della porzione di cava interessata da lavorazioni; ….schermare con essenze vegetali autoctone (arboree e arbustive) la parte esposta della cava. – Art.9 .2 I Comuni possono attivarsi per il recupero/ripristino ambientale delle cave dismesse).

I suggerimenti sono corretti (da Relazione generale : Il riciclaggio dei residui recuperabili….. ha bisogno di essere incentivato; …..per la costruzione di rilevati, per riempimenti e opere simili, non… far ricorso a materiali di maggior pregio prima di aver esaurito le disponibilità locali dei materiali riciclati e degli inerti di minor pregio).

Ciò non toglie che il P.A.E.R.P. sia di fatto inutile e dannoso.

E’ inutile:

perché attua un Piano regionale oggi privo di ogni attendibilità visto che è basato su dati rilevati nel 2000-2002, con validità già superata (2012) e che è stato trasmesso alle Provincie solo nel 2007;

perché i dati in base ai quali sono state corrette le previsioni del P.R.A.E.R. sono stati rilevati nel 2010 e ne sono state ricavate nuove previsioni che non rappresentano la reale  criticità del settore che impiega inerti ( riduzioni di fabbisogno provinciale prevista del 21% mentre quella reale si aggira sul 35%);

perché i suggerimenti non sono accompagnati da strumenti finanziari e normativi che li attuino e quindi rimangono solo parole.

Il Piano è poi dannoso:

perché sottolineando che la Provincia è significativa a livello Regionale per il settore dei materiali litoidi (calcari) e argille, si riduce a proporre“a) una nuova area per produzione (argille mioceniche) per almeno 10/15 anni, pur in un contesto ambientale che nel tempo si è andato a qualificare (Il Gozzone nel comune di Rosignano). b) il mantenimento delle scelte di utilizzo delle zone estrattive del campigliese ipotizzando un loro sviluppo a livello regionale compatibile con le modifiche ambientali della zona già gravata da forti modifiche territoriali. riconoscendo appunto che nel Comune di Rosignano la scelta metterebbe in crisi tutte le qualificazioni già attuate e che nel Campigliese la situazione ambientale è già critica. Ricorda poi che “L’altro aspetto da valutare è legato alle opere di sviluppo infrastrutturale…… e segnatamente le opere di sviluppo del Porto di Piombino …… e alla realizzazione dell’Autostrada “;

perché nel calibrare le quantità che sarà necessario estrarre dalle cave del Campigliese non tiene conto delle potenzialità nel riciclo di un impianto come la T.A.P. di Piombino in grado di trattare milioni di metri cubi di scorie delle acciaierie.

Ben cosciente del divario tra obbiettivi e scelte, il Piano si affretta a rassicurare dicendo che “L’Amministrazione Provinciale, dopo l’adozione del piano, promuoverà gli opportuni approfondimenti. …. e avvierà……una valutazione generale in merito a:

1.implementando ulteriori e approfondite valutazioni sulle ricadute economiche che tale scelta genererà sul territorio anche in considerazione di una sua possibile coesistenza con il comparto agricolo-turistico; 2 definendo con maggiore dettaglio la possibilità di utilizzare eventuali innovazioni tecnologiche per le coltivazioni di cava e definendo proposte operative, in ausilio alle successive decisioni che potranno e dovranno essere intraprese dal Comune, per l’approvazione dei piani di coltivazione con particolare riferimento ai ripristini da effettuare; 3. sulla possibilità di consolidare e/o sviluppare aziende in grado di utilizzare il Miocene per la produzione di laterizi nonostante la crisi edilizia che stiamo attraversando; 4. approfondendo la possibilità di escavazioni di argille più idonee alla produzione di laterizi di qualità in aree esistenti e già interessate da attività estrattiva al fine di valutare i tempi di attivazione di nuovi territori che pur rimanendo presenti nella pianificazione troverebbero la loro attuazione solo successivamente alle fasi di approfondimento per le aree già interessate da vigenti piani estrattivi….Gli approfondimenti e le valutazioni indicate così come le risposte alle osservazioni, saranno propedeutiche al mantenimento del sito di cui sopra come prescrizione localizzativa all’interno del piano in fase di approvazione.

In pratica si dice che anche se mancano una grande quantità di approfondimenti e di verifiche, il P.A.E.R.P. va approvato subito, che comunque la nuova cava di argilla del Gozzone deve essere aperta e che definitivamente che il Campigliese dovrà “assumere i connotati di distretto Toscano caratterizzato dal massimo dell’innovazione estrattiva, produttiva e ambientale”. Questo però non vuole dire che i problemi del Campigliese devono essere risolti a livello intercomunale con strumenti eccezionali di valenza regionale in grado di risolvere “le modifiche ambientali della zona già gravata da forti modifiche territoriali”, ma semplicemente che in questo territorio si sceglie l’economia delle cave, che non crea alcuna altra attività di lavorazione dei materiali, come economia prevalente su qualunque altra, compresa quella agricola e turistica.

La valutazione ambientale allegata al P.A.E.R.P. dice poi chiaramente che anche se nel Piano non appaiono elementi di incoerenza, molti elementi non migliorano la situazione e dichiara che la localizzazione e il dimensionamento delle attività estrattive avrà effetto significativo potenzialmente negativo su: lotta ai processi di cambiamento climatico, tutela dell’ambiente e della salute, uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti, salvaguardia della natura e della biodiversità , salvaguardia delle risorse naturali del territorio e del paesaggio  (aree forestali e boscate), tutela della risorsa idrica, qualità del paesaggio (per questo ultimo indicatore l’effetto sarà addirittura rilevante e potenzialmente negativo), tutela e valorizzazione del territorio rurale.

L’analisi dei dati del Piano fa vedere poi la incredibile incidenza temporale conseguente  alla scelta di non affrontare il problema delle quantità di materiale estraibile  dalla cava di Monte Calvi proprietà della Cave di Campiglia, da Monte Valerio proprietà della S.A.L.E.S. e in parte dalla Cava di San Carlo di proprietà della SOLVAY.

Dalle tabelle allegate al piano si vede che in nove anni (2002-2010) dalla prima sono stati estratti mc. 3.870.500 (pari in mdia a mc./a 430.000) e dalla seconda mc. 2.489.600 (pari in media a mc./a 276.000). A Monte Calvi al 2010 erano ancora estraibili mc. 4.857.000 con scadenza di concessione nel 2018, e a Monte Valerio vi erano ancora nel 2010 riserve per  mc. 6.604.0000 con scadenza di concessione nel 2020. Questo significa che anche mantenendo i volumi di estrazioni medi degli anni dal 2002 al 2010, la Cava di Monte Calvi esaurirà i volumi concessi  nel 2022 e quella di Monte Valerio nel 2033. In realtà considerando la crisi del settore e la crisi delle acciaierie di Piombino rifornite dalla cava di Monte Calvi, le cave resteranno aperte molto più a lungo visto. che il P.A.E.R.P. ben si guarda dall’affrontare, anche solo in via teorica, il problema se abbia prevalenza la data di validità della Concessione o il volume estraibile concesso. Quanto alla cava di San Carlo risultano estratti dal 2002 al 2010 mc. 5.400.000 dei quali il 25% (mc./a 150.000 in media) non utilizzabili allo stabilimento chimico di Rosignano e quindi commercializzati per l’edilizia. Al 2010 risultavano da estrarre entro il 2026 altri mc. 9.700.000 dei quali mc. 2.425.000 non andranno allo stabilimento chimico (in media lemc./a 186.000). Di fronte al rischio che a livello provinciale le quantità di inerti da estrarre già concesse siano sovrabbondanti,  il Piano prevede e auspica che per le grandi opere infrastrutturali come il nuovo porto di Piombino e l’inutile e dannosa Autostrada Tirrenica, siano utilizzati materiali vergini di cava, dimenticando così anche tutte le dichiarazioni circa l’uso prevalente dei materiali di riciclo.

Inoltre è da sottolineare il fatto che si è voluto adottare un Piano che inciderà moltissimo sul sistema ambientale e paesaggistico senza tenere conto del fatto che contemporaneamente è stato completato il nuovo Piano Paesaggistico della Regione Toscana che condizionerà tutti gli strumenti pianificatori del governo del territorio e, tra questi, anche il Piano cave stesso.

Riassumendo il P.A.R.P. della Provincia di Livorno

  1. Si basa su dati ormai superati;
  2. Dimentica di indicare l’esistenza di un impianto di riuso dei materiali di scarto delle acciaierie in grado di trattare milioni di metri cubi di scorie;
  3. Non suggerisce alla Regione neppure quali sono i provvedimenti legislativi ed economici necessari per raggiungere gli obbiettivi che dice di voler attuare;
  4. Non auspica una nuova definizione dei canoni a livello quantitativo e di destinazione che permettano di sviluppare il recupero delle cave dismesse e di dare gli incentivi necessari a sviluppare attività di recupero di materiali da riciclare;
  5. Sceglie di trasformare il Campigliese in un distretto estrattivo rendendo ancora più critica la situazione ambientale, già dichiarata preoccupante dallo stesso PAERP, e soffocando le possibilità di sviluppo di attività in crescita in ambito agricolo e turistico.
  6. Non tiene sufficientemente conto delle più recenti normative europee .
  7. Non tiene conto delle indicazioni del Piano Paesaggistico che è stato completato e posto all’esame della Commissione regionale.

In base a queste constatazioni possiamo dire che il Piano provinciale, adottato nel Gennaio 2014 e valido fino al 2022, è totalmente da respingere e che l’opzione già delineata nella, e respinta, di  “… di proporre un piano che non individuasse alcuna nuova previsione localizzativa e che si limitasse a confermare i siti attualmente in attività fino alla scadenza delle autorizzazioni senza ulteriori rinnovi”, sembra invece essere l’unica soluzione corretta visto che la Normativa Regionale (78/98) è in corso di rielaborazione, che i canoni sono stati definiti nel 2000 con finalità abbondantemente superate dalle nuove esigenze in materia di ripristini e riciclo, che il  P.R.A.E.R., che il P.A.E.R.P. dovrebbe attuare, è scaduto nel 2012 ed è stato redatto e approvato quando il quadro economico internazionale e nazionale non era stato ancora stravolto dalla crisi strutturale che si è evidenziata nel 2008.

Campiglia Marittima 28-02-2014

Comitato per Campiglia

Alberto Primi

Documento mandato

all’ Assessore della Provincia di Livorno, Maria Teresa Sposito
al Presidente della 3 Commissione della Provincia di Livorno, Luca Bogi

per conoscenza
al Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi

Il P.A.E.R.P. sul sito internet della Provincia di Livorno

Sulla stampa:

Corriere Etrusco 2.3.2014

SULLE CAVE È GIÀ TUTTO DA RIFARE
Il Paerp (Piano delle attività estrattive, di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili della Provincia di Livorno) è pieno di buoni propositi, obiettivi e suggerimenti che restano nient’altro che parole sulla carta, per cui si può affermare che è di fatto inutile perché attua un Piano regionale scaduto nel 2012, perché i dati presi in considerazione sono stati rilevati nel 2010 e le previsioni sono molto distanti dalla realtà di oggi, perché i suggerimenti non sono accompagnati da strumenti finanziari e normativi che li attuino riducendoli a parole vuote.
Il Piano è dannoso perché si riduce a proporre una nuova cava di argilla nel Comune di Rosignano che comprometterà le qualificazioni già attuate e perché nel Campigliese mantiene le previsioni di estrazione non per le sole necessità provinciali ma per realizzare opere di valenza regionale e nazionale come il porto di Piombino e la Autostrada Tirrenica, perché vuole trasformare il campigliese in distretto delle attività estrattive mettendo in crisi altre attività esistenti in ambito agricolo e turistico, come il sistema dei Parchi e soffocando lo sviluppo di altre attività, perché non tiene conto delle potenzialità di impiego dell’impianto Tap per il recupero delle scorie delle acciaierie. Benché il Piano stesso riconosca la mancanza di un gran numero di verifiche ed approfondimenti da rimandare ad altro momento, la Provincia lo adotta anche se la valutazione ambientale allegata al dice che molti elementi non miglioreranno la situazione e che la localizzazione e il dimensionamento delle attività estrattive avrà effetto significativo, potenzialmente negativo, su clima, ambiente e salute, uso delle risorse e gestione dei rifiuti, salvaguardia della natura, biodiversità e risorse, risorsa idrica, valorizzazione del territorio rurale e qualità del paesaggio. Dai dati forniti dal Piano su consumi e riserve si ricava che la cava di Monte Calvi, la cui concessione scadrà nel 2018, esaurirà i volumi concessi nel 2022 e quella di Monte Valerio, con concessione fino al 2020, scadrà nel 2033. Considerando la crisi del settore e la crisi delle acciaierie di Piombino, rifornite dalla cava di Monte Calvi, le cave resteranno aperte molto più a lungo, visto che il Piano ben si guarda dall’affrontare, anche solo in via teorica, il problema se abbia prevalenza la data di validità della concessione o il volume estraibile concesso. Fondamentale ricordare che il nuovo Piano paesaggistico della Regione in adozione, condizionerà tutti gli strumenti pianificatori del governo del territorio e obbligherà a rivedere anche i piani delle attività estrattive. Riassumendo il Piano si basa su dati superati; dimentica di indicare l’esistenza di un impianto di riuso dei materiali di scarto delle acciaierie in grado di trattare milioni di metri cubi di scorie; non suggerisce alla Regione neppure quali sono i provvedimenti legislativi ed economici necessari per raggiungere gli obbiettivi che dice di voler attuare; non auspica una nuova definizione dei canoni a livello quantitativo e di destinazione che permettano di sviluppare il recupero delle 129 cave dismesse e di dare gli incentivi necessari a sviluppare attività di recupero di materiali da riciclare; sceglie di trasformare il Campigliese in un distretto estrattivo rendendo ancora più critica la situazione ambientale; non tiene conto delle più recenti normative europee; non tiene conto delle indicazioni del Piano paesaggistico. Dunque il Piano provinciale è da respingere e l’opzione delineata nella relazione del Piano e respinta – di “proporre un piano che non individuasse alcuna nuova previsione localizzativa e che si limitasse a confermare i siti attualmente in attività fino alla scadenza delle autorizzazioni senza ulteriori rinnovi” – sembra invece essere l’unica corretta in attesa di avere una nuova normativa regionale, di rivedere canoni di concessione fermi al 2000 e di riformulare il Praer scaduto nel 2012.
Alberto Primi (Comitato per Campiglia)
Il Tirreno 4.3.2014

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