“Nei criteri di tutela del paesaggio non rientra il “bello”

Risposta del CxC a Gianfranco Benedettini:
Ringrazio il dott. Benedettini del contributo documentario sulla data di nascita degli edifici rurali della Tenuta di Rimigliano.

Ma al di là delle precisazioni dello storico, sottolineo che nei criteri di tutela del paesaggio non rientrano i criteri di “bello” utilizzati dal nuovo Assessore all’Urbanistica del Comune di Campiglia Marittima. Infatti l’importanza ambientale e paesaggistica della Tenuta di Rimigliano non consiste nel valore dei singoli edifici, che siano del XIX° o XX° secolo,  ma nel rappresentare un esempio vastissimo di ambiente  rurale di bonifica ancora non degradato da espansioni edilizie incongrue.

Gli stessi edifici citati lungo l’Aurelia e considerati dal dott. Benedettini come veramente da tutelare, hanno perduto di fatto una buona parte del loro senso in quanto ormai spesso circondati da recenti costruzioni di bassa qualità che hanno falsato il rapporto tra edifici rurale e campagna.

Frequentemente gli edifici possono essere di caratteristiche modeste o povere nelle finiture e nei particolari (mancanza di cornici, aperture ogivali, stemmi, ecc.) ma diventano importantissimi quando si mantiene intatto, come nel caso di Rimigliano, lo stretto rapporto tra manufatti e spazi aperti.

Il dimenticarsi questo, ha fatto sì che tanti edifici, testimoni di un momento storico e dell’attività umana, siano stati recentemente demoliti (le laverie della SALES) o abbiano corso il rischio di esserlo (il Consorzio Agrario di Venturina).

Questo non significa volere una musealizzazione a tutti i costi del territorio, ma vuole dire che il Piano di Rimigliano, che distrugge ¾ degli edifici, che fa costruire nei poderi costruzioni in “stile toscano” trasformando il tutto in residenze è una bestialità perché toglie edifici alla attività agricola che si dice di volere potenziare e distrugge manufatti che si dice di volere tutelare.

E quindi se risultasse impossibile non costruire case e/o albergo , lo si faccia almeno ai margini della tenuta per circoscrivere il bubbone, coscienti che anche questa ultima ratio stravolgerà completamente in futuro, checché ne dicano politici a dir poco incolti, l’unicità del Parco a mare di Rimigliano.

Alberto Primi
Presidente Comitato per Campiglia

Benedettini: «Le case di Rimigliano non sono dell’800» La Nazione 8.10.2011

Sulla stampa:

«Ok le date, ma i criteri sono altri»
«Ringrazio Gianfranco Benedettini del contributo documentario sulla data di nascita degli edifici rurali della Tenuta di Rimigliano».
Inizia così la replica del Comitato per Campiglia a cura del presidente Alberto Primi a Benedettini sulla datazione degli edifici. «Al di là delle precisazioni dello storico — continua Primi — sottolineo che nei criteri di tutela del paesaggio non rientrano i criteri di “bello” utilizzati dal nuovo assessore all’urbanistica del Comune di Campiglia Marittima. Infatti l’importanza ambientale e paesaggistica della Tenuta di Rimigliano non consiste nel valore dei singoli edifici, che siano del XIX° o XX° secolo, ma nel rappresentare un esempio vastissimo di ambiente rurale di bonifica ancora non degradato da espansioni edilizie incongrue.

Gli stessi edifici citati lungo l’Aurelia e considerati da Benedettini come veramente da tutelare, hanno perduto di fatto una buona parte del loro senso in quanto ormai spesso circondati da recenti costruzioni di bassa qualità che hanno falsato il rapporto tra edifici rurali e campagna.
Frequentemente gli edifici possono essere di caratteristiche modeste o povere nelle finiture e nei particolari (mancanza di cornici, aperture ogivali, stemmi, ecc.) ma diventano importantissimi quando si mantiene intatto, come nel caso di Rimigliano, lo stretto rapporto tra manufatti e spazi aperti.

Dimenticarsi questo, ha fatto sì che tanti edifici, testimoni di un momento storico e dell’attività umana, siano stati recentemente demoliti (le laverie della Sales) o abbiano corso il rischio di esserlo (il Consorzio Agrario di Venturina). Questo non significa volere una musealizzazione a tutti i costi del territorio, ma vuole dire che il Piano di Rimigliano, che distrugge tre quarti degli edifici, che fa costruire nei poderi costruzioni in “stile toscano” trasformando il tutto in residenze è una bestialità perché toglie edifici alla attività agricola che si dice di volere potenziare e distrugge manufatti che si dice di volere tutelare. E quindi se risultasse impossibile non costruire case o albergo, lo si faccia almeno ai margini della tenuta».
La Nazione 11.10.2011

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