Niente referendum sull’urbanistica nei Comuni della Val di Cornia. Le opposizioni insorgono

I Comuni di Piombino, Campiglia, San Vincenzo e Suvereto non prevedono nei loro statuti la possibilità di effettuare referendum in materia urbanistica. Le opposizioni e i comitati hanno provato, in questi mesi, a cambiare le norme degli statuti comunali – senza risultati – – con l’obiettivo di arrivare a un referendum popolare sul progetto relativo alla Tenuta di Rimigliano. Fuori dalla Val di Cornia, vari Comuni (fra i quali Cecina) prevedono invece la possibilità di referendum in tali materie. La stessa Regione Toscana lo prevede (articolo 75 capitolo VIII).

Ecco la posizione delle minoranze nei vari Comuni.

Campiglia. «In passato – sostiene Massimo Zucconi, capogruppo di Comune dei Cittadini – sul paesaggio, il patrimonio culturale e l’ambiente, la sensibilità dei cittadini era minore. Oggi è cresciuta, ed è anacronistico escludere l’urbanistica dal referendum comunale. La verifica del referendum spingerebbe le amministrazioni a maggiore cautela nell’assumere decisioni che contrastano con l’interesse generale, e darebbe gli strumenti necessari per opporsi alle pressioni della rendita e della speculazione, i veri nemici del territorio e dell’economia». Per Zucconi «Il referendum per poter essere svolto, deve passare dalla raccolta delle firme, che è la fase per verificare se ne esistono i presupposti. Non basta dire che i Comuni sono amministrati da chi ha ricevuto la maggioranza dei voti. Una cosa è il voto politico, altra cosa la valutazione di una scelta, anche se contenuta in un programma elettorale. I referendum hanno spesso dimostrato che chi governa non ha interpretato il pensiero dei propri cittadini. Basti pensare a quello recente sul nucleare». Secondo Zucconi «sarebbe opportuno compiere una verifica negli statuti dei Comuni toscani e, caso mai, lanciare una campagna per la loro modifica. Un tema, questo, che dovrebbe stare a cuore anche agli stessi partiti che dicono di ispirarsi ai valori della democrazia».

San Vincenzo. Nicola Bertini, capogruppo del Forum, mostra pessimismo sulle possibilità di cambiare lo statuto del suo Comune. «A San Vincenzo – sostiene – il referendum sull’assetto del territorio è impossibile. Tuttavia un ipotetico referendum sul porto lo avremmo perso. Con un coinvolgimento della popolazione, ognuno si sarebbe però dovuto assumere la responsabilità del disastro. In tal senso la partecipazione costruisce un percorso di responsabilizzazione e maturazione della cittadinanza».
Il Forum si è visto bocciare tre mozioni nel 2006 e 2007. «I nostri Comuni – conclude – hanno maggioranze scelte dai cittadini. Se non muta l’etica civica della maggioranza dei cittadini, niente cambierà».

Suvereto. «L’urbanistica – dice Giuliano Parodi, capogruppo di Uniti per Suvereto – è merce di scambio tra politica e affari. La sovranità popolare ha senso quando i cittadini decidono liberamente. La partecipazione, sopita per anni con il voto-delega, sta tornando forte. Troppi gli scempi sul territorio compiuti in nome di un falso sviluppo che si traduce in affari per pochi». La possibilità del referendum, a Suvereto, pare più concreta. «Nel 2010 – dice – il consiglio comunale ha costituito una commissione per il rinnovo dello statuto. Abbiamo già introdotto la possibilità di avere un bilancio partecipativo. Al prossimo incontro porterò avanti la modifica del referendum sull’urbanistica». Parodi auspica l’intervento della Regione: «Auspico – dice – che la Regione possa dare indirizzi precisi in merito».
PAOLO FEDERIGHI – Il Tirreno 4.9.2011

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