Paesaggio, dossier Comitati della Rete di Asor Rosa (Alessio Gaggioli – Corriere Fiorentino)

«Troppo potere ai Comuni»
Da Campiglia a Castelfalfi, otto casi. E un’accusa
La Rete alla Regione: discontinuità con le scelte di Conti e più controlli

Questa volta non sarà come in passato. Le elezioni, un nuovo presidente della Regione, Enrico Rossi, un nuovo assessore all’urbanistica Anna Marson (e le relative dichiarazioni di discontinuità con la passata gestione Martini-Conti) hanno alimentato la fiducia della Rete dei comitati per la difesa del territorio promossa, tra gli altri, dal professor Alberto Asor Rosa. Questa la linea, questo quello che dirà lo stesso Asor Rosa sabato alla conferenza regionale dei comitati che si terrà a Firenze, al Circolo dell’Affratellamento.

Fiducia sì, ma anche la consapevolezza che problemi, scheletri, ecomostri, grandi infrastrutture e erosione del territorio sono temi più che attuale in Toscana, come dimostra il recente caso del regolamento urbanistico di Campiglia Marittima (Venturina) e Suvereto. Ci sono processi, scelte già fatte — casi sentinella finiti nel dossier della Rete dei Comitati — su cui probabilmente non si potrà far più nulla, mentre per altri Asor Rosa e i comitati sperano in un segnale dalla nuova giunta regionale. «La rinnovata affermazione del centrosinistra in Toscana è stata accompagnata da qualche sensibile segnale di cambiamento — spiega Asor Rosa — ne prendiamo atto per lavorarci sopra, con l’obiettivo di sconfiggere le scelte che hanno già fatto fin troppo male alla Toscana».

Il banco di prova è la riforma del Piano integrato territoriale su cui i comitati chiedono una inversione di marcia: rafforzamento dei poteri della Regione rispetto ai Comuni che con i regolamenti rischiano di far saltare il banco dei piani strutturali. Più severità e controlli rispetto a quanto avveniva in passato, dice il segretario della Rete Sergio Morozzi (del comitato di Bagno a Ripoli), «quando la linea tracciata dall’ex assessore al territorio Riccardo Conti era quella di lasciare troppa autonomia ai Comuni».

Ecco il dossier:

Castelfalfi

Il primo caso, illustrato dal vicepresidente della Rete, Paolo Baldeschi, riguarda l’antico borgo medievale nel comune di Montaione, destinato a diventare un grande resort turistico. Un progetto che tiene banco dal 2007, curato da una multinazionale tedesca che vuole realizzare un campo da golf e residenze turistiche. Il Comune sta ancora aspettando i progetti esecutivi per la firma della convenzione. Intanto ecco i numeri diffusi dalla Rete: «1.140.000 metri cubi di nuova edificazione oltre i 230 mila metri cubi esistenti; l’aumento di oltre due volte e mezzo la superficie coperta; 3.100 posti letto aggiuntivi ben oltre i 593 previsti dal piano strutturale tra cui un albergo di 240 posti letto e un villaggio vacanze di oltre 400 posti letto; la creazione di nuovi e piccoli borghi dove oggi ci sono casali isolati; un incremento della superficie del campo da golf da 68 a 162 ettari».

Campiglia Marittima

Nel dossier della Rete non si parla del nuovo Piano strutturale e del regolamento urbanistico che, secondo i comitati, sancisce un incremento non previsto di alloggi. Il caso è meno recente ma sempre attuale, e riguarda la scelta del Comune di costruire una residenza turistica alberghiera alla Fonte di Sotto. Il piano di lottizzazione prevede, secondo il dossier, la realizzazione di 51 appartamenti con un volume di diecimila metri cubi, «modificando l’ambiente naturale di pregio», su una superficie di 25.400 metri quadrati (l’intera Campiglia si sviluppa su 50 mila metri quadrati).

La Tav e la Tirrenica

Grandi infrastrutture in Toscana. Nel mirino il Corridoio Tirrenico, la Lucca-Modena e soprattutto il nodo fiorentino della Tav. Troppi costi e troppi rischi, secondo la Rete: il sottoattraversamento da Campo di Marte a Castello è descritto come un vero e proprio cataclisma per Firenze. I comitati contestano «gli enormi impatti ambientali» e sottolineano che «le alternative ci sono: in superficie c’è lo spazio fisico per aggiungere due binari».

Il porto di Talamone

L’operazione «riqualificazione» del porto è stata rilanciata dal Comune di Orbetello nel 2008 con l’intenzione di realizzare un «porto gioiello» da mille ormeggi per barche dai 14 ai 34 metri, sostituendo sia le strutture esistenti che le barche oggi ospitate. «Una operazione — si legge nel dossier — non solo in contraddizione con gli strumenti di governo del territorio regionali e provinciali, ma incongruente con la realtà stessa di Talamone».

Il caso Serravalle

È molto simile a quanto sta succedendo a Campiglia. Il Comune nell’ottobre 2009 ha deciso la costruzione di un villaggio turistico di circa 25 mila metri cubi sulle colline di Montalbano. «Spacciato come completamento di un parco di pochi ettari — scrive Baldeschi — si trattava di un insediamento che appariva nel regolamento urbanistico, ma non era dimensionato nel Piano strutturale. Una procedura irregolare».

Donoratico

Un caso, secondo i comitati, ancora aperto. Il progetto prevede la realizzazione, su una duna costiera dove c’è il vecchio Club Mediterranée dismesso dal 2002, di un nuovo villaggio turistico da 750 posti letto, più 350 posti letto che saranno edificati dentro e attorno alla villa Serristori.

Bagnaia

Per il piano di sviluppo turistico nella tenuta di Bagnaia, in provincia di Siena, si parla di «65mila metri quadri che si aggiungono ai 90mila esistenti», con «centro congressi e un albergo a cinque stelle» e altri interventi «fra cui un campo da golf di 18 buche con annesso albergo». Secondo i comitati, che riportano un atto firmato dall’allora assessore regionale Conti, l’intera tenuta ha un carattere di «comunità turistica».

Alessio Gaggioli
Corriere Fiorentino 3.6.2010


Zero nuove case (o quasi) Un altolà per i sindaci

La curiosità non è più tanto per il dossier sugli ecomostri in cantiere in Toscana. Sono le 9.30, fuori dal teatro dell’Affratellamento di via Orsini c’è già gente. Il professor Alberto Asor Rosa entra ed esce dalla sala. Tutti a chiedere la stessa cosa. Ma dalla Regione, stavolta verrà qualcuno? Ci sarà davvero il nuovo assessore all’urbanistica Anna Marson? Asor Rosa, il presidente della Rete dei comitati per la difesa del territorio tira fuori dalla tasca una busta bianca: «L’assessore ha mandato una lettera, la leggerò dopo». La conferenza regionale deve ancora iniziare, ma già si capisce che l’aria è cambiata con la nomina dell’assessore dell’Idv. «Prima, con la vecchia giunta di Claudio Martini e con l’assessore Riccardo Conti altro che lettera, al massimo ci avrebbero mandato dei cubetti di ghiaccio, o tanti bavagli», dice la ragazza addetta a raccogliere le iscrizioni di sostegno alla Rete a cui si aggiunge Claudio Greppi, membro della giunta del coordinamento dei comitati. «Il clima politico oggi è più caldo rispetto alla freddezza che ci accolse qualche anno fa».

Il clima politico è cambiato. Ma se si guarda a fondo sembra non più di tanto. È ancora presto per giudicare, i comitati aspettano i fatti. Intanto però l’unico «politicante» presente è il senatore dipietrista Pancho Pardi. Nessuno del Pd. Per ora la Rete si affida e si fida delle parole del presidente della Regione Enrico Rossi, ieri a a Piombino al convegno sulla Green economy: «Nei prossimi cinque anni dovremo sostituire le politiche di consumo del territorio con politiche di riqualificazione. Dobbiamo stringere un patto con i Comuni per rendere convenienti gli investimenti in questo settore. Non dico di azzerare qualsiasi espansione edilizia, ma prima facciamo un elenco dei beni da recuperare, che sono tanti. Poi costruiamo altrove». Ma a Firenze il marchio sull’annunciato nuovo corso dell’urbanistica toscana ieri lo ha messo la Marson. E il sigillo è di Pardi. Il festival di Piombino dove venerdì è intervenuto pure Conti (e ieri il presidente Rossi) attira di più i democrat: «Qui gli esponenti del Pd non vengono, perché non ci sono fiaccherai né politicanti — sottolinea Sergio Morozzi, della giunta della Rete — ma urbanisti e cittadini. Lo sa Conti che ci sventolava sotto il naso la cartografia della Toscana per dimostrare che nella nostra regione non si è costruito come altrove: peccato che era del ’93».

La lettera della Marson parte proprio dalle cartine geografiche della Toscana che vanno aggiornate per capire quanto è stato costruito. I segnali di discontinuità ci sono tutti, a partire da una promessa: «Una volta impostate le proposte programmatiche sul governo del territorio auguro di potermi confrontare di persona con gli attori della società civile, di cui la Rete dei comitati è parte significativa, il cui contributo critico ritengo essenziale per monitorare gli esiti e sollecitare politiche pubbliche adeguate da parte delle istituzioni, Regione innazitutto». Parole della Marson, voce di Asor Rosa e applauso dell’oltre centinaio di persone che hanno affollato fino a sera il teatro di via Orsini. «Registriamo questa lettera — dice il presidente della Rete — non la valutiamo. È una lettera significativa e la registriamo nei lavori della conferenza come un qualche cosa che finora ci era mancato». Ai giornalisti Asor Rosa precisa: «Abbiamo alle spalle dieci anni di governo regionale dell’urbanistica e del territorio assai disattento per non usare parole più forti. La nuova giunta e il presidente Rossi ha dichiarato (come ieri da Piombino, ndr) di voler tornare su queste problematiche in senso migliorativo. Noi faremo di tutto perché queste buone intenzioni si traducano in realtà, attenti a impedire che si tratti semplicemente di un gioco di parole». La modifica di quanto legiferato e fatto dalla giunta Martini in materia di urbanistica e tutela del paesaggio è il marchio (da capire quanto scomodo o imbarazzante per il Pd) che la Marson si è autoimpressa: «Il mio programma di lavoro prevede la revisione e il perfezionamento dei diversi dispositivi di governo del territorio: la legge 1/2005 e il piano di indirizzo territoriale per assicurare un corretto ed efficace rapporto tra i piani strutturali e regolamenti urbanistici accompagnando le autonomie comunali con adeguati strumenti di indirizzo, monitoraggio e valutazione».

Ora però c’è chi chiede un salto di qualità anche ai comitati (quelli fiorentini hanno presentato in Regione una proposta di legge di iniziativa popolare per modificare la normativa sul paesaggio del 2005). Asor Rosa ha ribadito che la Rete non «è un partito, tantomeno un partito del “no” o di protesta sterile» e ha proposto una sorta di unione delle regioni del centro Italia «per una laboratorio di sperimentazione e proposta». Rossano Pazzagli, membro del comitato scientifico dei comitati e direttore dell’istituto Leonardo di Pisa sente l’esigenza di uno scatto: «Ora c’è la possibilità di andare oltre con questa apertura da parte della Regione. Non possiamo restare comitati a vita: dobbiamo trasformare i nostri interessi specifici in interesse generale».

A. Gaggioli
Corriere Fiorentino 6.6.2010

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