PARCO E CAVE : Lettera aperta del Comitato a Walter Veltroni

Il Comitato per Campiglia ha scritto a Walter Veltroni sui rischi del Parco Archeominerario di San Silvestro, aggredito dalle cave ed inaugurato nel 1996 dallo stesso Veltroni, quando era Ministro dei Beni Culturali. Nella lettera sono riassunte le vicende che hanno portato ad un aggravarsi del contrasto tra cave e parco e ad un arretramento delle politiche di tutela e valorizzazione del territorio. Si ricordano le continue e ripetute denunce e si chiede al leader del PD di farsi carico di questa emergenza, anche aldilà del risultato elettorale:

On.le

Walter Veltroni
Segretario del Partito Democratico

Piazza Sant’Anastasia, 7
00186 Roma

Oggetto: Beni culturali in pericolo. Lettera aperta sul Parco Archeominerario di San Silvestro a Campiglia Marittima

Egregio Segretario,

come certamente ricorderà, nel 1996 Lei in qualità di Ministro dei Beni culturali inaugurò il Parco archeominerario di San Silvestro. Si trattava di un evento significativo perché con esso prendeva il via un progetto ben più ampio di recupero e valorizzazione dei beni ambientali e culturali, realizzato grazie a politiche coordinate tra i Comuni, ad un legame stretto con l’Università e ad un cospicuo impiego di risorse finanziarie pubbliche: il sistema dei Parchi della Val di Cornia, che sarebbe poi stato considerato nel resto d’Italia e anche all’estero come un modello per la realizzazione e gestione integrata del patrimonio culturale e ambientale.

Fin da quella occasione molti di noi ebbero modo di apprezzare la Sua fiducia nella cultura e nell’ambiente come risorse essenziali del Paese e come patrimonio da recuperare e da salvaguardare.

Il Parco di San Silvestro è ubicato attorno all’omonimo villaggio medievale, sul versante occidentale del Monte Calvi, in un’area utilizzata fin dall’antichità per le sue risorse minerarie e caratterizzata da attività estrattive sempre più invasive, in particolare la grande cava per l’estrazione del calcare finalizzata alle esigenze del ciclo produttivo delle vicine acciaierie di Piombino.

Malgrado questo contesto fortemente problematico, San Silvestro può essere ormai considerato uno fra i parchi archeologici più rilevanti d’Europa, al cui interno sono conservati alcuni dei monumenti più significativi delle attività estrattive e metallurgiche dall’Età etrusca fin al Medioevo e all’età contemporanea, in grado di attrarre migliaia di visitatori italiani e stranieri, scolaresche e studenti universitari.

Il Parco nasceva con l’obiettivo di trasformare un sito abbandonato e degradato in una risorsa turistica e culturale per il territorio. La sua inaugurazione preludeva ad una politica di graduale dismissione delle attività estrattive sulle pendici di Monte Calvi (dopo quelle fatte dismettere alla vecchia società che gestiva le miniere), considerando che su tale area insistono beni culturali, paesaggio tutelato dalla Legge Galasso, un SIC e un SIR: un patrimonio vasto per gli aspetti naturali e unico  per il rilievo archeominerario, come hanno dimostrato nel tempo importanti personalità del mondo accademico, tra cui il compianto prof. Riccardo Francovich, vero e proprio padre scientifico del Parco, l’archeologo inglese Richard Hodges e altri valenti studiosi.

L’attività delle cave sarebbe potuta proseguire fino al termine delle concessioni già in essere, ma adottando tutte le cautele del caso e riducendo gradualmente l’estrazione, nell’ambito di una pianificazione territoriale dell’intera zona orientata alla diversificazione economica e allo sviluppo sostenibile.

Invece, a distanza di anni dobbiamo purtroppo registrare un evidente arretramento delle politiche locali di tutela delle opere pubbliche realizzate e un indebolimento del progetto complessivo, in particolare per quanto riguarda il Parco di San Silvestro, aggredito da un’attività estrattiva sempre più intensiva e insidiato da una pianificazione urbanistica delle aree limitrofe che ha previsto tra l’altro una nuova lottizzazione edilizia, consistente in una schiera di villette che verrebbero a frapporsi tra il Parco e il centro storico medievale di Campiglia, alterando pesantemente la morfologia e la bellezza di un territorio pregiato.

Questa situazione è il frutto dei seguenti cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi anni:

la società delle cave è stata venduta e acquistata da un gruppo di imprese private presieduto dall’ex sindaco di Campiglia che, a quanto ci risulta, è anche esponente del Partito democratico;

il Comune ha liberalizzato la commercializzazione del calcare, prima riservato al ciclo siderurgico, incrementando così lo sfruttamento della cava;

sono stati approvati piani di coltivazione che non hanno considerato l’esistenza di beni culturali, tra cui la rocca di San Silvestro, costretta a subire continui microsismi;

sono state concesse alla Società Cave di Campiglia diverse proroghe delle concessioni estrattive, fino ad arrivare al 2018; l’ultima proroga è stata data addirittura nel 2002, dopo che erano stati decisi ulteriori interventi di valorizzazione, come il recupero dei palazzi Gowett e Lanzi (destinati a formazione e accoglienza, ma che stanno subendo gravi limitazioni da rumori, polveri ed esplosione di mine);

con una variante al piano regolatore comunale è stata autorizzata una nuova lottizzazione in località Fonte di Sotto, dirimpetto al borgo medievale di Campiglia e poco distante dal Parco, finalizzata alla costruzione di una residenza turistico-alberghiera costituita da villette a schiera per 80 unità abitative.

Tutto ciò ha determinato una situazione insostenibile e generato una diffusa preoccupazione, accresciuta da alcuni episodi che si sono verificati negli ultimi due anni: la pioggia di sassi da mine brillate, per una volata, sui visitatori del Parco; un grave incidente che è costato la vita ad un lavoratore della cava, precipitato rimbalzando su una strada interna del Parco con un pesante automezzo; l’abbandono dell’ostello del Parco da parte del gestore per l’incompatibilità evidente tra attività ricettiva e attività della cava; inoltre, nel periodo estivo San Silvestro e il SIC di Monte Calvi sono diventati un “parco bianco” a causa delle polveri.

Per queste ragioni si è costituito un Comitato di cittadini con il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica e intraprendere iniziative per sollecitare l’amministrazione comunale a riconsiderare la pianificazione urbanistica e le cave, nonché ad aprire una discussione allargata sulla promozione di un turismo di qualità, basato sul patrimonio culturale-ambientale e sul recupero del patrimonio edilizio esistente attraverso forme innovative o meno impattanti, come l’albergo diffuso e l’ospitalità rurale.

Per le stesse ragioni nel 2006, dopo la denuncia di Legambiente, una quarantina di professori di varie Università lanciò un appello alle istituzioni affinché intervenissero per bloccare l’aggressione al Parco di San Silvestro e al territorio circostante, chiedendo la chiusura  della cava e l’attuazione di piani che riducessero i danni all’ambiente e i rischi per le persone (veda Allegato). Ma non è successo niente e tutti possono oggi vedere le polveri e il disboscamento, ascoltare i rumori che notte e giorno provengono dalla cava di Monte Calvi e osservare l’intensificazione dell’estrazione senza che siano eseguiti i corrispondenti ripristini ambientali, il tutto con grave pregiudizio per il Parco, l’ambiente e i beni culturali, come recentemente ha autorevolmente denunciato il prof. Salvatore Settis sulle pagine di Repubblica e del Sole 24 ore (25/11/07).

Sono stati interpellati i Ministeri dei Beni culturali e dell’Ambiente, ma ci rivolgiamo anche a Lei , come uomo di riconosciuto valore culturale, per denunciare nuovamente questa situazione affinché tenga alto il valore del paesaggio, dei beni culturali e dell’ambiente, anche indipendentemente dal risultato elettorale, invertendo un orientamento che sembra ormai prevalere tra gli amministratori locali del Suo partito, in particolare in Toscana ; affinché il parco che proprio Lei aveva solennemente inaugurato non venga messo in pericolo dal prevalere di interessi economici che contrastano con il modello di sviluppo sostenibile, ormai irrinunciabile per collegare l’eredità storica e le risorse ambientali con le future generazioni.

Ringraziandola per l’attenzione, si porgono cordiali saluti

Il Comitato per Campiglia

Il Portavoce
Alberto Primi