Quel cassintegrato usato come ruspa – Lettera di Nicola Bertini al Corriere Fiorentino

Caro direttore,
non sono un vecchietto ricco con villa in collina, sono un cittadino che vorrebbe discutere seriamente di futuro, anche con la Cgil. Un rappresentante sindacale Fillea (settore edilizia della Camera del Lavoro, ndr) a cui chiesi di dirmi cosa avremmo fatto una volta finite le colline che oggi ospitano le cave tra San Vincenzo e Campiglia, mi rispose: «Troveremo altre colline».

Certo, oggidì la bellezza è un valore che viene riscoperto da settori sempre più vasti dell’opinione pubblica e sarà il caso che la sinistra non confonda il gusto per il bello con la ricchezza spocchiosa. Vero anche che si fa avanti una riflessione importante sul valore del territorio come bene comune da preservare per le future generazioni. Tuttavia credo che alle dicotomie «etruschi— Laika», «campagne maremmane — autostrada», «parco naturale di Rimigliano — appartamenti e Resort» o «campi fotovoltaici — crete senesi» si debba trovare una risposta prettamente «economica».

Chi pensa di trovare nuove colline da scavare ad esaurimento dellecave attuali, nuovi Rimigliano da costruire una volta cementificato quello di San Vincenzo o chi pensa di costruire un’industria a discapito del patrimonio archeologico col suo portato di valori, conoscenza e civiltà, ha una visione economica incompatibile con questo pianeta. Può dispiacere, ma non è un capriccio borghese ricordare che distruggere territorio, storia e paesaggio, intacca risorse esauribili e limitate, uniche e non riproducibili.

Le conversioni delle attività che oggi aggrediscono il territorio, impoverendo tutti e arricchendo pochi, in attività compatibili con società e futuro, sono le sole grandi sfide che permettono di superare in modo duraturo e sistematico la crisi. I pannelli solari possono rivestire i tetti dei capannoni e delle lottizzazioni anziché i territori agricoli, le industrie possono trovare posto nelle aree industriali abbandonate che ricoprono vaste aree di questa Regione e l’edilizia deve buttarsi nel restauro del patrimonio immobiliare esistente secondo criteri di efficienza energetica. Solo in questo modo potrà esserci corrispondenza tra interesse pubblico e imprenditoria, e le attività che oggi consumano il territorio saranno presidio irrinunciabile per la creazione di lavoro e preservazione delle risorse collettive.

Se mettiamo in contrapposizione lavoro e risorse indispensabili alla vita, riproduciamo il ricatto inaccettabile del peggior sfruttamento che affama e uccide lavoratori e cittadini. Chi può credere che col motivetto della «minestra o finestra» si possa costruire una società migliore? Si possono invece presentare episodi come quello dell’assemblea su Rimigliano organizzata venerdì scorso a San Vincenzo. I due rappresentanti del comparto edilizia della Cgil hanno mostrato alla cittadinanza alcuni lavoratori cassintegrati, dicendo che se fossero partiti i lavori di Rimigliano, forse — forse — essi avrebbero avuto la speranza d’un lavoro. Si raccomandava persino ai cittadini presenti di tenerli in considerazione se ci fossero stati dei lavoretti da fare in casa. È nel consumo di suolo che i giovani devono riporre le loro speranze? Eppure dove si è costruito così tanto liberando i costruttori da qualsiasi vincolo la crisi colpisce più che altrove? La scena era così ambigua da indurre il rappresentante della proprietà della Tenuta, presente in sala, ad allontanarsi durante simili sermoni.

Se la politica non si riappropria della progettualità e se il sindacato non aiuta con il suo fondamentale portato di valori ed esperienze, possiamo sperare solo di barattare qualche posto, precario, di lavoro con cultura e identità.
Finché ci saranno.

Nicola Bertini
Capogruppo Forum centrosinistra per San Vincenzo

Corriere Fiorentino, 12.10.2011

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Reazione inviata oggi da Paolo Baldeschi in un commento:

paolo baldeschi scrive:

La battaglia per Rimigliano è più che giusta e c’è da dolersi che le poche forze imprenditoriali fiorentine attacchino quel territorio preservato dai loro padri. Ma qui voglio congratularmi con Nicola Bertini per lo splendido articolo apparso sul Corriere fiorentino del 12 ottobre. Acuto nella sostanza, misurato nei toni, coglie il nocciolo del problema e ne mostra le conseguenze pratiche e possibili: un’economia della sostenibilità che custodica quel patrimonio paesaggistico che ancora possediamo, una politica che una sinistra intelligente dovrebbe fare propria. Ma qui sta il dramma: il dramma è la mancanza di una cultura in grado di comprendere e decifrare le direzioni e i significati dell’economia e della società nei tempi attuali e nei futuri possibili, alcuni dei quali sono pessimi. Politici e sindacalisti cercano di andare avanti ma guardano indietro, in ciò non dissimili dall’attuale governo; puntano ancora sul consumo di suolo sull’edilizia, sul turismo consumatore di risorse, si propongono, perché ‘ignoranti’, di bruciare quello che dovremmo consegnare alle future generazione.
Paolo Baldeschi

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