Replica del Comitato per Campiglia e di Legambiente al sindaco Silvia Velo

Il sindaco Silvia Velo, nel tentativo di respingere la ricostruzione della vicenda della cava di Monte Calvi, la conferma in tutte le sue parti, nessuna esclusa.

Conferma che nel 1994 è stato sottoscritto un protocollo d’intesa per il proseguimento della cava fino al 2014 con impiego prevalente dei  materiali nel processo siderurgico locale, che quel protocollo è stato modificato nel 1997 per consentire la completa liberalizzazione della vendita di tutti i materiali, che nel 1998 il Consiglio Comunale ha approvato il progetto presentato dalla soc. Lucchini con una proroga dal 2014 al 2016, che quel progetto è stato poi autorizzato nel 2000 nel rispetto di quanto stabilito dal Consiglio Comunale e, aggiungiamo per memoria del Sindaco, anche di  una convenzione stipulata tra Comune e Soc. Lucchini nel 1999.

Conferma che nel 2002, con un atto dirigenziale con contenuti diversi da quelli deliberati dal Consiglio Comunale, la Società Cave di Campiglia (subentrata alla soc. Lucchini nella titolarità della cava dal 21.12.2000) è stata  autorizzata a passare da 4.865.000 a 8.507.000 di mc. e  a prorogare la coltivazione fino al 2018.

Conferma che, nel 2002, ha ritenuto di chiedere un’altra anticipazione degli oneri pari a 155.000 euro/anno fino al 2009, cosicché dal 2009 in poi chi amministrerà il Comune avrà la cava ma non i contributi.

Conferma che l’autorizzazione rilasciata il 22 giugno 2006 per anticipare le ultime fasi di coltivazione (lo stesso giorno in cui una mina esplosa in cava raggiunse un visitatore nel parco) ha aggravato i ritardi dei ripristini ambientali.

Fin qui la conferma dei fatti, e il Sindaco non poteva fare diversamente perché quanto esposto a Venturina è esattamente ciò che risulta dagli atti del Comune.

Poi le accuse di falso sul ritardo dei ripristini ambientali. Anche in questo caso abbiamo semplicemente documentato le previsioni dei piani approvati dal Comune e lo stato effettivo  dei ripristini con video e foto attuali. Non occorrono “collegi cave” per verificare le difformità. Tutti i cittadini presenti hanno potuto vedere.

 

Sul passaggio di proprietà della Società Cave di Campiglia ad un raggruppamento d’imprese locali, tra cui la società Asa, abbiamo chiaramente citato il 2004. Abbiamo riportato anche una dichiarazione del 2008 del suo presidente in base alla quale  “solo il 25% della produzione di cava è destinata all’Acciaieria  di Piombino”, a conferma del cambiamento radicale che è avvenuto in quella cava dal 1994 ad oggi.

Così come abbiamo riportato esattamente la data della firma del protocollo con la Regione per il contenimento delle escavazioni: il 30 ottobre 2002. Ma abbiamo appurato anche che il programma per il recupero dei rifiuti industriali in sostituzione degli inerti di cava è datato almeno dal 1999: tre anni prima dell’autorizzazione dell’agosto del 2002 che ha consentito quasi il raddoppio dei volumi. Una gigantesca contraddizione.

Il Sindaco avrebbe fatto meglio a partecipare. Avrebbe scoperto che le preoccupazioni dell’assemblea erano per la salvaguardia del paesaggio e del patrimonio culturale, per la legalità amministrativa, per la sicurezza sul lavoro e per il destino di chi oggi lavora nella cava. A questo proposito, il Sindaco è stato invitato ad assumere, da subito, un’iniziativa verso l’impresa per la riconversione occupazionale evitando il ricatto lavoro-ambiente. Sono state avanzate proposte, tra cui il  recupero dell’Etruscan Mines che sta da anni nei programmi comunali.

Il Sindaco potrà verificare tutto quanto affermato in questa nota nel sito del Comitato per Campiglia. E non dovrà pagare nulla per sapere cosa pensano i suoi cittadini.

15 luglio 2008

Comitato per Campiglia e Legambiente

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