Cave, la rabbia dei lavoratori dopo la lettera della Sales sui posti a rischio

Cave, la rabbia dei lavoratori dopo la lettera della Sales sui posti a rischio

Si possono guardare i crinali devastati da anni di estrazioni e non possono piacere. Si possono guardare, come è accaduto ieri alla saletta «La Pira», i volti dei lavoratori delle cave e sinceramente piacciono anche meno. A volte gridata, a volte taciuta in un silenzio vissuto a testa bassa, in tutti la preoccupazioni è forte. Ed è la preoccupazione che si cala nel malessere e nella crisi del momento, il timore di perdere il posto di lavoro e di non riuscire ad andare avanti. Molti casi umani, sentiti tante volte in tv e ieri visti in diretta in Val di Cornia. Come quello di una vedova che lavora alla Sales perché in cava suo marito morì e l’azienda, che lei ieri ha ringraziato, non la lasciò sola.

La vicendadei lavoratori della Sales e della Maffei non è diversa da altre dei giorni nostri. Le due aziende hanno presentato un piano comune per continuare l’estrazione nell’area di Montorsi. Roba mineraria e quindi di competenza della Regione che si pronuncia dopo aver sentito il parere, tra l’altro, delle istituzioni locali. Da Firenze l’ok ci sarebbe, da Campiglia no. Il sindaco Rossana Soffritti è vincolata da un programma elettorale nel quale il giudizio predominante sulle attività estrattive è di tipo ambientalista. Nella sostanza un no più o meno motivato. Peraltro ripetuto dal consiglio comunale e riaffermato, sia pure tra differenziazioni rilevanti, nei recenti incontri tra le forze politiche della coalizione che guida il Comune.

La Regione potrebbe andare avanti da sola avendone titolo ma a Firenze di questi tempi sono in ben altre faccende affaccendati e quello per il piano minerario Sales-Maffei non pare essere il primo dei pensieri della giunta Rossi. Così la giovane Soffritti, che non ha proprio contro tutto il suo partito, si è trovata ad essere il capro espiatorio in una battaglia per un problema che è sul tappeto da anni e nel quale, da Banti poi, anche altri sindaci si sono impegnati “a difesa dell’ambiente”.

Se i tempi delle istituzioni sono quelli che sono, le aziende invece non possono aspettare e quando si lanciano in un investimento vorrebbero sollecite risposte e non dubbi. Così nell’attesa è spuntata una lettera nella quale i privati dicono papale papale che, senza lavoro, saranno costretti a rivedere gli organici. Ovvero una cinquantina di posti a rischio, tra effettivi ed indotto. I sindacalisti di categoria Triolo, Verdiani e Neri hanno penato un bel po’ per scongiurare il rischio di un manifestazione sotto le finestre del comune, un’iniziativa dall’obbiettivo sicuramente sbagliato che avrebbe peraltro radicalizzato le posizioni. Ora si punta alla conferenza dei servizi, nella sostanza un tavolo che possa recitare il ruolo di pompiere e spingere comunque la Regione a decidere. Si spera abbastanza in fretta.
Fiorenzo Bucci – La Nazione 2.6.2012

Sales: cave senza concessione, a rischio posti di lavoro
La Sales ha inviato una lettera ai lavoratori delle cave: senza concessioni minerarie sono a rischio 25 posti di lavoro. E i dipendenti oggi dalle 15 alle 17 nella sala della biblioteca comunale a Venturina, terranno un’assemblea; mentre il sindaco di Campiglia Rossana Soffritti spiega la situazione e il perché del parere negativo della giunta comunale al progetto presentato dalla Sales. «La prima cosa da precisare è che il comune di Campiglia non c’entra niente con le concessioni minerarie — dice il sindaco Rossana Soffritti — la competenza è regionale; noi possiamo esprimerci solo sulla valutazione di impatto ambientale. Chi insinua invece che la competenza è del comune compie una scorrettezza».

Per quanto riguarda il progetto — aggiunge la Soffritti — abbiamo espresso delle perplessità, perché quello presentato va a intaccare le zone ripristinate. Non si può tutte le volte ricominciare da capo. Questo progetto non ci convinceva. Come giunta abbiamo inviato una relazione alla Regione esprimendo politicamente un parere negativo, nella convinzione che questo tema non può essere affrontato a step ma nella sua complessità e la Regione deve essere protagonista».

«Vogliamo capire, come Val di Cornia nel suo insieme, quanto ancora dobbiamo “dare”: se questo deve essere il luogo sacrificato allora vogliamo sapere perché, per quanto tempo, e che tipi di interventi devono essere affrontati. Questo da solo il comune non può farlo. E soprattutto siamo convinti che questo territorio non può sacrificarsi all’infinito. Inoltre oggi siano difronte a premesse diverse, la sensibilità ambientale è diversa e anche la quantità estratta è cambiata».
E la questione poi sulla quale il Comune non transige è chiara: non si scava dove è stato ripristinato.
m. p. La Nazione 1.6.2012

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