San Vincenzo, norme urbanistiche, scoppia la polemica sulla nuova modifica

San Vincenzo, norme urbanistiche, scoppia la polemica sulla nuova modifica

Nicola Bertini si dimette da presidente della commissione «È come una sanatoria per avere più volumi a Rimigliano»
Con una variante all’articolo 5 del regolamento urbanistico approvato nel 2006, il Comune di San Vincenzo ha cambiato le norme da utilizzare per considerare esistenti, e poter recuperare, gli edifici che risalgono ad epoche anteriori al 1967. Fino ad oggi, erano infatti necessari il certificato di abitabilità e l’accatastamento, altrimenti un manufatto o un edificio non potevano essere considerati esistenti e, quindi, non potevano essere recuperati a livello edilizio o come volumi. Adesso è sufficiente l’accatastamento o la pratica edilizia, e non più entrambi i requisiti, anche se non esistono pratiche negli archivi comunali. Lo ha affermato, durante la Commissione urbanistica, il geometra Andrea Filippi, dirigente dell’area servizi per il territorio, che ha considerato la “e” del regolamento urbanistico del 2006 «un errore materiale, di trascrizione», in quanto, a suo dire, la norma avrebbe dovuto riportare “e/o”.

Per Nicola Bertini, presidente della Commissione, si tratterebbe di una sorta di sanatoria costruita ad hoc «per far spuntare – ha detto – altri 3.000 o 3.500 metri quadrati da recuperare e trasformare in case nella Tenuta di Rimigliano». Il geometra Filippi e l’assessore all’urbanistica Alessandro Bandini, che ha confermato le tesi del dirigente, hanno negato quanto detto da Bertini. «Tutte le amministrazioni comunali della provincia di Livorno – ha detto Filippi – non prendono in considerazione le pratiche edilizie. Nel Comune di Campiglia, dotato peraltro di un archivio storico, la pratica edilizia neanche si ricerca».

Bertini ha quindi deciso di rassegnare le dimissioni da presidente della Commissione urbanistica. «Mi dimetto perché – ha detto – l’amministrazione pretende di discutere in tre giorni una modifica notevole del regolamento urbanistico. È evidente che la Commissione ubanistica non serve a nulla e che è un organo esautorato perfino delle capacità di analisi, approfondimento e discussione. Inoltre, nella variante decisa dall’amministrazione non credo esistano i requisiti minimi di legittimità, e non voglio che il mio nome appaia in alcun documento relativo a tali atti. Così, si rischia di far dilagare una sanatoria camuffata in tutto il territorio comunale». Anche Davide Lera, vicepresidente della Commissione, ha espresso perplessità nei confronti del provvedimento.
Paolo Federighi – Il Tirreno 27.6.2012

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