Stazione di Campiglia, ancora lavori in corso ma lo scalo è un deserto

Stazione di Campiglia, ancora lavori in corso ma lo scalo è un deserto

Viene innalzato di oltre mezzo metro il marciapiede sul binario 1. Chiusa l’edicola, la Polfer se n’è andata e il bar è in vendita

Di nuovo lavori in corso alla stazione di Campiglia Marittima. Al primo binario è in atto l’innalzamento del marciapiede, il quale verrà portato a 55 centimetri per eliminare il dislivello tra i treni in sosta e il terreno, permettendo così ai passeggeri un ingresso a raso sulle vetture.

Le opere in fase di realizzazione fanno parte di un progetto di restyling che prevede anche la prossima riqualificazione del fabbricato principale e alcuni aggiustamenti nel sottopassaggio. Nel piano generale di ristrutturazione rientra anche una serie di opere già realizzate, come l’innalzamento dei marciapiedi dei binari successivi al primo, l’installazione di cartellonistica, pensiline, monitor luminosi e ascensori, questi ultimi attivati dopo diversi mesi di stop dovuto alla mancanza del collaudo.

Rete ferroviaria italiana fa sapere che i lavori dovrebbero terminare entro marzo e sottolinea che «viene compiuta un’opera alla volta per creare minor disagio possibile, ma il progetto è unico e riguarda una riqualificazione complessiva dell’area».

Gli interventi sulla stazione di Campiglia, insomma, procedono. Lo scalo ha effettivamente assunto una fisionomia più moderna, ma, nello stesso tempo, suscita un’impressione di vuoto. Il locale dove prima sorgeva l’edicola è stato adibito a sala d’aspetto e da quando la Polfer ha lasciato la zona è sempre più difficile trovare del personale a cui far riferimento in caso di bisogno.

Nonostante le previste opere di riqualificazione sul fabbricato, inoltre, molti degli immobili presenti nello scalo risultano vuoti e il bar sul primo binario ha affisso già da qualche mese il cartello “Vendesi”.

Tempo fa Rete ferroviaria italiana ha commentato tale situazione sottolineando che la valorizzazione «degli spazi è nell’interesse nostro e del territorio. Possono essere messi sul mercato e destinati ad attività commerciali o cedute in comodato d’uso a Comuni o a organizzazioni no profit. Se qualcuno dovesse essere interessato può contattare Rfi a Firenze e presentare una richiesta, che sarà poi valutata».

Il resto è noto: biglietteria non sempre aperta e macchinette automatiche a volte non funzionanti, assenza di indicazioni nel piazzale esterno, viabilità da molti considerata scomoda e sosta selvaggia.

Claudia Guarino – Il Tirreno 18.1.2’18

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