Sulla Principessa un viaggio a ostacoli. Cronaca firmata Paolo Federighi

Sulla Principessa un viaggio a ostacoli. Cronaca firmata Paolo Federighi

Ciclisti fuori dalla pista e auto… dentro, macchine di traverso e inversioni a U: cronaca di un giorno ad alto rischio:

A dispetto degli imperterriti difensori del riassetto dell’ottocentesca strada, siamo di nuovo qui, per il quinto anno, a denunciare la pericolosità di via della Principessa. Una strada i cui rischi sono stati molte volte discussi, anche in consiglio comunale, senza che finora sia stato messo in atto alcun adeguamento.

Pericoli denunciati perfino nel nuovo piano strutturale, adottato lo scorso dicembre e prossimo all’approvazione, ma non riconosciuti dall’amministrazione in carica fino al 25 maggio scorso, la quale ha sempre dichiarato la bontà del riassetto con il fine di diffondere l’uso della bicicletta.

Noi, intanto, vi offriamo la cronaca dei nostri pomeriggi di domenica 1 e lunedì 2 giugno (di questo giorno vi risparmiamo il racconto, in realtà), trascorsi in su e giù per il tratto di Principessa coincidente con il parco di Rimigliano, ossia per vari chilometri.

La cronaca
Eccoci in auto, con un caldo non indifferente. In auto, sì, perché veniamo da lontano e abbiamo preferito non fare 120 km in bici: ci sia perdonato. Sono le 14 circa di domenica 1° giugno. Oggi, tra l’altro, sono entrati in funzione su via della Principessa i parcheggi a pagamento sul lato mare (il lato monte, come l’anno scorso ma diversamente dal 2012, è gratuito). La velocità di crociera è di circa 30 km/h, con continue improvvise frenate in coincidenza delle numerose inversioni ad U delle auto che escono o vogliono entrare negli stalli, degli attraversamenti della gente, ecc.

Accanto a noi, sulla ciclopista, sotto l’ombra degli alberi, due persone in bici hanno appena schivato uno sportello apertosi all’improvviso da un’auto parcheggiata accanto all’orribile cordolo giallo in cemento che funge da divisione fra parcheggi e ciclopista. Un gestaccio di uno dei due ciclisti, un gestaccio di risposta del conducente dell’auto e si ricomincia ad avanzare.

Molte le auto parcheggiate in modo goffo e sbilenco, quasi a 45 gradi, un po’ sulla corsia, un po’ sullo sterrato del lato monte. Ma anche sul lato mare non si scherza. Ogni tanto sfreccia una moto a gran velocità e ci sorpassa un Indurain di turno, bardato come il più sponsorizzato dei professionisti (ma la ciclopista non è al nostro fianco? Ci sembrava di sì). A questo punto, fra continue frenate, inversioni ad U, zig zag fra auto parcheggiate male, famiglie che attraversano la strada e riempiono la ciclopista come se questa fosse un marciapiede, ci assalgono due immagini nitide: quella di Gioele Dix (“Io sono un automobilista, e sono inca…”), e quella di Michael Douglas in “Un giorno di ordinaria follia”. Sì, tanta voglia di lasciare l’auto qui nel mezzo e scappare (senza fare, ovviamente, ciò che dopo fa Douglas nel film). Ma no, allontaniamo presto le due immagini e continuiamo imperterriti in cerca di un parcheggio, ripetendo a noi stessi che ce la possiamo fare, sì, ce la possiamo fare.

Passano gli autobus nelle corsie strettissime, passano i camper. Finalmente, vediamo in lontananza dei parcheggi blu liberi. Felici? Ci pensiamo un po’. Poi ci diciamo: ok, sì, ma non ci fa più voglia di andare a Rimigliano. Dopo un’ora di patimento, scegliamo Baratti. Vi risparmiamo la tragicomica cronaca del 2 giugno, con una folla forse ancora maggiore. Sì, 2 giugno: tecnicamente l’estate non è iniziata. Cosa accadrà in luglio e in agosto, quando la gente sarà il doppio di adesso?

L’analisi.
Abbiamo fatto di nuovo la cronaca di un viaggio estivo (o semiestivo) sulla Principessa. Indipendentemente dalla troppa “sportività” di qualche automobilista, motociclista o ciclista (ce ne sono di “sportivi” così, anche nelle strade più sicure), ci chiediamo: c’è davvero chi crede che quella lì sia una ciclopista ben fatta e senza pericoli, con gli ingressi delle auto che da lì si immettono sulla strada? Che quelle corsie non siano troppo strette? Che, infine, quella strada, da qualche anno comunale, non abbia criticità da risolvere e migliorie da fare? Ci fermiamo qui. Non potevamo esimerci, per un altro anno ancora, dal far notare che quella strada, così com’è, non va per niente bene. Alla faccia di chi dice che lì tutto, ma proprio tutto, è ok.

Paolo Federighi – Il Tirreno 3.6.2014

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