Turismo fuori stagione, ancora un sogno

Turismo fuori stagione, ancora un sogno

Le associazioni di categoria lanciano proposte e critiche: «Ci sentiamo lasciati soli dall’amministrazione comunale»

Destagionalizzare: mai nessun verbo è stato più usato di questo, nelle campagne elettorali e fra gli addetti ai lavori, almeno negli ultimi 15 anni. Un verbo che, tuttavia, è sempre più associato a sogno e ad utopia, visto che, per l’ennesimo anno, a metà settembre il centro del paese era già semivuoto, salvo i fine settimana. Se non vi fossero i soliti stranieri, la zona blu sarebbe un vero deserto. Di sera – e salvo, lo ripetiamo, nei fine settimana – sono già poche le attività commerciali aperte.

Di idee, embrioni di progetti mai messi a punto, lamentele, proteste e altro ce ne sono stati a iosa, in questi anni. Di fatti, pochi. Molto pochi. Sia da parte dell’amministrazione comunale, praticamente assente in questo senso, sia da parte di chi ha tanto protestato. Si è protestato tanto, dicevamo, ma poi, alla resa dei conti, il guardare al proprio orticello resta l’attività più gettonata: in molti, a settembre (ottenuto probabilmente l’incasso sperato o programmato), chiudono. E chi si è visto si è visto. Inutili tanti progetti di “fare sistema” fra i commercianti o gli albergatori, quando poi, a metterci la faccia, sono i soliti pochi, e sempre gli stessi.

Ciò che più provoca tristezza è vedere un paese con grandi potenzialità turistiche ed economiche stagnare nell’immobilismo e nell’apatia, rendendo vani gli sforzi di quei pochi che, oltre alla propria attività, vorrebbero mandare avanti il bene del paese.

Ma cosa è accaduto in questi tre lustri perché San Vincenzo accorciasse così tanto la stagione turistica? Lo chiediamo ai rappresentanti delle associazioni di categoria Confesercenti, Confcommercio e Operatori turistici. «Il problema è annoso – dice Fabio Busdraghi, presidente della locale Confcommercio – Devo dire che non è ottimale, per il turismo, che le scuole inizino così presto. In questo modo, significa chiudere ufficialmente la stagione il 31 agosto. E così non va.

Un altro problema è che di discorsi se ne fanno tanti, ma in fondo non si crede nel turismo come volano di sviluppo. Non ci sono politiche di zona adeguate, quando dobbiamo lavorare proprio sulla destagionalizzazione. A livello politico, manca la programmazione. Se non siamo in grado di creare uno strumento efficace di controllo, anziché fare riunioni su riunioni, siamo già fuori dal mercato. Il mercato si muove in modo rapidissimo. Bisogna muoverci alla svelta con strumenti agili e idonei».

Da parte sua, la presidente della locale Confesercenti Jacqueline Luthi, punta su una concertazione maggiore fra amministrazione comunale e operatori. «Come operatori – dice Luthi – abbiamo cercato di fare grossi sforzi. Ma dopo la prima legislatura Biagi, sono stati scarsi i tavoli d’incontro amministrazione e associazioni di categoria con progetti seri, concordati con gli operatori. Nessun progetto è partito dall’amministrazione, che dovrebbe invece dare l’input. Gli operatori, che già vivono un momento difficile, si sono sentiti lasciati a se stessi. Non è possibile lasciar fare tutto agli operatori. Dalla parte degli operatori, è inutile dire che San Vincenzo è un paese fantasma se poi a restare aperti sono in pochi, sempre gli stessi. Detto questo, se non c’è un referente che a gennaio o febbraio ci convoca e ci chiede cosa vogliamo fare del turismo qui, allora la ripresa sarà ardua. Una Pro Loco sarebbe uno strumento ottimale».

Per l’associazione Operatori turistici San Vincenzo-Val di Cornia, il programma degli eventi dovrebbe essere continuato e di richiamo. «Per allungare la stagione – dice l’associazione – dobbiamo creare iniziative di richiamo, in parte legate al mare e in parte alla campagna e all’arte. Per far ciò, è necessaria una programmazione seria in accordo con le associazioni di categoria e gli operatori, perché è da molti anni che si parla delle stesse cose senza aver risolto niente. La realtà è che non c’è legame tra amministrazione e associazioni di categoria. Gli eventi devono essere continui, con manifestazioni che spingano le persone a restare sul territorio più a lungo. Feste e sagre paesane – conclude l’associazione – hanno un bacino locale».

Paolo Federighi – Il Tirreno 24.9.2013

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